Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Ecco i 17 baby boss già accusati di trenta omicidi

Il primato napoletano dei babykiller che seminano terrore nei vicoli

- Di Fabio Postiglion­e

NAPOLI Di padre in figlio. Le pistole della camorra passano in eredità, come una dote preziosa, di padre in figlio. Al primogenit­o della casa il compito di portare avanti distruzion­e e morte. Solo a Napoli negli ultimi anni sono stati arrestati diciassett­e ragazzi per aver commesso trenta omicidi e hanno tutto cognomi «pesanti». Negli anni passati furono i loro genitori, adesso in carcere a scontare l’ergastolo, a commettere omicidi. Poi il testimone è toccato a loro. È questo il triste primato della città delle «paranze dei bambini», le squadrigli­e di morte di ragazzini con le pistole che seminano terrore nei vicoli del centro. Due giorni fa i carabinier­i ne hanno arrestato l’ultimo in ordine di tempo. Un sedicenne figlio «d’arte», con il padre al carcere duro, accusato di aver ucciso due uomini a Melito. E con lui è indagato anche Raffaele Mauriello, figlio di Ciro, che negli anni della faida contro i «milionari» delle Vele faceva parte del gruppo di fuoco. Tra Scampia e Secondigli­ano c’è un cognome «pensante» ed è Di Lauro. Cosimo, figlio di Paolo, è imputato per omicidio anche se i pentiti lo ritengono il mandante di almeno di almeno venti agguati. Arcangelo Abbinante, figlio Antonio, boss navigato della droga, è invece accusato di due omicidi commessi tra il 2015 e il 2016. A Miano abitava Luigi Cutarelli, figlio «adottivo» del superboss Egidio. Ha da poco compiuto venti anni e ha già due ergastoli da scontare e altri due omicidi contestati tra i quali quello di un coetaneo ucciso per errore alla Sanità, Genny Cesarano. I suoi compagni di sventura, hanno la sua età: Ciro Perfetto, figlio di Raffaele, e Mariano Torre, figlio di Giuseppe, entrambi con l’ergastolo. Risponde di due omicidi invece Massimo Tipaldi, figlio di Gaetano, che per l’accusa faceva parte del commando di killer che assassinar­ono un uomo all’interno di un’autoambula­nza ai Colli Aminei. Fanno tremare tutti le accuse di Antonio Lo Russo, figlio di Salvatore, che ha detto di aver organizzat­o cinque agguati. Ai Decumani di recente è stato arrestato Gennaro Buonerba, figlio di Vincenzo, accusato di aver ucciso Emanuele Sibillo per la guerra dello spaccio di droga. Al rione Sanità Antonio Genidoni, figlio di Pietro Esposito, volle vendicare la morte del padre ammazzando due persone nel circolo di via Fontanelle. L’eredità criminale si è consolidat­a anche ai Quartieri Spagnoli con due fratelli Gennaro e Marco Ricci, figli di Enrico detto «fraulella» accusati il primo dell’omicidio di Gaetano Masiello e il secondo dell’agguato costato la vita a Petru Birladeanu, assassinat­o per errore alla Cumana di Montesanto. A Ponticelli c’è la storia di Ciro Stefanelli, figlio di Raffaele, ex capoclan del rione, che ha partecipat­o ad un omicidio tanto violento che gli avrebbe segnato il cuore: sotterrò un uomo ancora agonizzant­e. A Pianura Salvatore Marfella, il figlio di Giuseppe detto «’o percuoco», è in carcere per un omicidio commesso nel suo quartiere contro i rivali storici dei Mele. Più di tutti c’è una storia che lascia basiti e parte da Rua Catalana, il dedalo di vicoli dietro la questura di Napoli. Ezio Prinno, ritenuto boss della zona, è indagato per l’omicidio di Bruno Guidone, che fu ucciso con un badile perché la pistola si inceppò. Ad aiutarlo, secondo i pm non fu un affiliato, ma suo padre Giuseppe, anch’egli indagato per lo stesso delitto.

Eredità Così si tramanda la dinastia nelle famiglie dei clan

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