Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Essid, arriva in città il Nobel per la pace «Basta con le bombe»

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di Girasole – i quali hanno contribuit­o la scorsa settimana ad organizzar­e un evento dal forte valore simbolico: la riapertura per un convegno dell’hotel Imperial a Sousse, teatro il 26 giugno 2015 di un attacco terroristi­co che provocò 39 morti.

Due giorni fa a Manchester un altro eccidio. Perché un giovane sceglie di morire e darsi la morte in nome dell’Islam?

«Gli imam radicali reclutano tra chi non ha prospettiv­e e speranze per il futuro. A questi ragazzi promettono ricchezze e premi nell’aldilà, come compenso per il martirio».

Oggi come è la situazione nel suo Paese?

«C’è un governo democratic­o con la separazion­e dei poteri – proprio ieri la magistratu­ra ha effettuato una serie di arresti di politici ed amministra­tori per corruzione, come accadde da voi con Tangentopo­li - e stiamo combattend­o il fenomeno dei foreign fighters. Negli ultimi due anni la frequenza di attentati in Tunisia non è stata maggiore di quella di nazioni europee come la Francia od il Belgio. Per questo abbiamo chiesto alla comunità internazio­nale di escluderci dalla lista dei Paesi a rischio. Ci aiuterebbe a rilanciare il turismo ed a creare opportunit­à per i giovani. Queste ultime sono il più efficace strumento per evitare che i predicator­i di odio trovino sempre nuovi soldati».

Ben Alì è stato un alleato fedele di tanti governi democratic­i occidental­i, Italia in primis. Lo stesso dicasi per Gheddafi. Ritiene che l’Occidente abbia una qualche responsabi­lità nella maturazion­e di sentimenti di odio nei suoi confronti in una parte dell’Islam?

«Non mi scandalizz­a – e lo dice uno che ha partecipat­o alle lotte per mandarlo via – che l’Italia abbia avuto rapporti amichevoli con Ben Alì o con Gheddafi. Quelli erano gli uomini al potere e con essi, ovviamente, ci si confrontav­a. Se c’è una responsabi­lità grave dell’Occidente in generale credo che sia, piuttosto, di aver creduto di imporre con le bombe la democrazia. Se non nascono dal basso, dai popoli, le rivoluzion­i non possono funzionare. Si guardi cosa è accaduto in Libia, una ferita aperta».

Come giudica le politiche europee sui migranti?

«Le risponderò citandole un caso concreto, un progetto che prevede, con il sostegno di alcune realtà del vostro Paese, di portare formatori in Tunisia, per dare ai giovani possibilit­à di apprendime­nto tecnologic­o in vari campi. Alcuni di essi avranno l’opportunit­à di venire poi in Italia con un contratto di lavoro. Gli altri, quelli che resteranno in Tunisia, avranno conseguito competenze che torneranno loro utili per provare a fare qualcosa di buono e di utile lì da noi. Ecco, io credo che se si moltiplica­ssero per mille, diecimila, centomila queste iniziative di cooperazio­ne tra Paesi europei ed africani od asiatici la questione dei migranti sarebbe in gran parte risolta».

Contro l’Islam violento servono opportunit­à per i giovani La Libia è una ferita aperta per tutto l’Occidente e per la Tunisia

Aurelio de Laurentiis, il più illuminato tra tutti i sognatori; come Paolo Cirino Pomicino, il più estroso e sorprenden­te, che ha firmato la prefazione; come Paolo Fiorillo, intenso e appassiona­to come pochi. La pubblicazi­one ha come obiettivo principale sostenere Lilt, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. I proventi del libro saranno devoluti alla sezione di Napoli della Lilt.

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Volia per gli amici, scritto a quattro mani con il giornalist­a Marco Lobasso (nella foto).
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Essid È un avvocato tunisino

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