Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’ombra dei Cesaros su Portici
La concessione trentennale del centro per il nuoto e un mutuo non restituito all’Istituto di credito sportivo
«Si invita il mutuatario a voler versare la somma di euro 561.561,42, avvertendo che in mancanza si procederà al recupero coattivo dei crediti». La lettera è stata recapitata un mese fa. A spedirla è stato l’Istituto per il credito sportivo, la banca pubblica (oltre l’80 percento del capitale è del Ministero dell’Economia, ndr) che finanzia gli impianti sportivi in Italia. Destinatario è la Aquilsport srl, un’altra società della galassia della famiglia Cesaro. La famiglia di Sant’Antimo del ras di Forza Italia in Campania, l’onorevole Luigi. La famiglia decimata dagli arresti di due giorni fa di due fratelli, gli imprenditori Raffaele e Aniello.
Sono accusati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli di riciclaggio e concorso esterno in associazione mafiosa. Ed è proprio uno dei due fratelli finiti in carcere, Aniello, l’amministratore unico della Aquilsport srl, società di scopo nata nel 2005 per la costruzione e la gestione della piscina comunale a Portici, il popoloso comune alle pendici del Vesuvio. I Cesaros si erano aggiudicati la concessione trentennale attraverso la società Polisportiva Sant’Antimo srl e la Cesaro Costruzioni Generali, cioè proprio l’azienda che nello stesso periodo metteva le mani sull’affaire del Pip di Marano oggi al centro dell’inchiesta della Procura di Napoli. Dopo l’aggiudicazione, la Aquilsport chiede un mutuo agevolato all’Istituto di Credito Sportivo: 3.058.972 da restituire in 15 anni. A far da garante è il Comune di Portici, con tanto di delibera del consiglio comunale votata poco prima della mezzanotte del 27 gennaio 2005, che concede una fidejussione. I soldi della banca pubblica vanno ai Cesaro, i rischi se li prende l’amministrazione allora guidata dal senatore Enzo Cuomo, oggi nuovamente canha didato alla carica di primo cittadino. Era andata così anche a Sant’Antimo, dove i Cesaro gestiscono un impianto sportivo anche quello messo su grazie ai finanziamenti dell’Ics. Ma a Portici qualcosa non è andato per il verso giusto. Per un periodo la Aquilsport srl non ha versato al Comune i canoni di concessione e, a leggere la missiva perentoria del responsabile del servizio gestione portafoglio crediti dell’Istituto di Credito Sportivo, Mario Flores, non ha versato numerose rate del mutuo. «Si rappresenta che alla data del 12 aprile 2017 l’esposizione debitoria del mutuo è pari ad euro 2.760.403,87», c’è scritto. Cioè, quasi l’intero capitale concesso 11 anni fa.
Una lettera che arriva dopo numerosi solleciti e una ulteriore dilazione dei termini concessa lo scorso dicembre. Ce n’è già abbastanza per scaldare gli animi già magmatici della campagna elettorale: il rischio che quel debito se lo debba accollare l’amministrazione è sempre più concreto. Tanto che l’Avvocatura comunale ha scritto al commissario prefettizio attualmente alla guida della città, il viceprefetto Roberto Esposito, sostenendo che non ci sia altra strada se non la risoluzione del contratto. «La società Aquilsport mi scritto di aver chiesto una ulteriore proroga di tre mesi. Ho chiesto al Credito Sportivo se questa nuova dilazione è stata concessa e non ho ancora ricevuto risposte», spiega al Corriere del Mezzogiorno il viceprefetto. La prudenza in materia amministrativa non è mai troppa: «Non posso avviare una risoluzione se non c’è un inadempimento», dice. Non basta un debito da mezzo milione sui tre concessi, cifra sulla quale il Comune ha fatto da garante? «No. Assolutamente no. Non sono nelle condizioni di rescindere il contratto», risponde Esposito. In modo contrario a quanto suggerito dal dirigente dell’avvocatura comunale, che nella sua nota parlava di «già intimata risoluzione». «Nel caso il Credito Sportivo mi dovesse comunicare che non concederà ulteriori dilazioni io provvederò alla risoluzione», taglia corto il viceprefetto. Ora la palla passa a Roma, alla banca pubblica del Ministero dell’Economia. Che deve valutare se concedere l’ennesima proroga a una società da mesi e mesi inadempiente, il cui amministratore unico è ora in carcere per riciclaggio e concorso esterno in associazione mafiosa.
La scelta Nel 2005 viene affidata la nuova cittadella sportiva alla famiglia L’esito Il rischio è che ora il debito debbano accollarselo tutti i cittadini vesuviani