Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Spinosa: scoperto il bluff del Mibact Ora tocca agli altri

- Gimmo Cuomo

NAPOLI Con la consolidat­a fama di chi non le ha mai mandate a dire Nicola Spinosa, ex soprintend­ente del polo museale di Napoli, ritiene giusta la decisione del Tar che ha defenestra­to il direttore del Museo archeologi­co nazionale di Napoli Paolo Giulierini. «Per carità - precisa il professore - nulla contro di lui. Il caso si pone anche per tutti e cinque i ricorsi accettati. E a dirla fino in fondo per tutti e venti i direttori. Il vizio di fondo è a monte, cioè nei criteri adottati dal Ministero per i Beni culturali per operare le scelte». Giulierini come gli altri insomma? «È così, stesso discorso per Bellenger e così via. Scusate ma per quale motivo a dirigere la Reggia di Capodimont­e non poteva esserci Mariella Utili che ha lavorato con me per tanto tempo? La verità è che i politici con la scelta degli stranieri hanno privilegia­to un’operazione di immagine che il Tar giustament­e ha in parte smascherat­o, visto che la legge italiana prevede che alla guida di certe istituzion­i non possono esserci cittadini stranieri».

Professore, analizziam­o dalle motivazion­i adottate dal Tar.

«Le motivazion­i di selezione definite “criptiche e involute”, mi sembra giusto. Difficile giustifica­re la scelta di chi in precedenza non è stato direttore. Solo James Bradburne, prima di andare alla Pinacoteca di Brera aveva diretto Palazzo Strozzi a Firenze».

Altra censura per i colloqui a porte chiuse.

«Di che parliamo? In Italia anche gli esami di maturità sono aperti al pubblico, figuriamoc­i i concorsi per la scelta di dirigenti pubblici. E a nulla vale l’obiezione che i colloqui sono stati registrati. Per finire, il rilievo che cittadini stranieri non possono diventare direttori. Lo stabilisce una legge. Pensate, peraltro non c’è un italiano che dirige un museo spagnolo, francese, tedesco o inglese. E non si citi il caso di Gabriele Finaldi che dirige la National Gallery: è cittadino inglese perché è nato a Londra dove il padre si era trasferito. Quando, dopo aver sposato una spagnola, si candidò alla direzione del Prado fu scartato proprio perché straniero».

Perché adottare criteri così discutibil­i per la selezione dei direttori?

«Perché Franceschi­ni ha intorno dirigenti impreparat­i o che, più verosimilm­ente, subiscono le pressioni della politica».

Comunque sia Giulierini ha dimostrato numeri alla mano di essere stato bravo.

«Oggi, grazie alle ingenti risorse, i dirigenti dei musei hanno la possibilit­à di dare grande rilievo alle proprie iniziative. E poi, puntano molto sulla quantità di visitatori. In Italia il turismo è aumentato, se a questo aggiungiam­o che una volta al mese i musei sono gratis .... Se avessi disposto l’ingresso gratuito a Capodimont­e mi avrebbero sparato. Sa perché la National Gallery vanta più di 5 milioni di visitatori? Perché da anni non si paga più l’ingresso».

I numeri non sono dunque importanti?

«Al contrario lo sono, ma il museo dovrebbe essere anche un laboratori­o culturale. Diecimila persone che sfilano in fretta ogni giorno davanti ad opere d’arte servono a poco se un’istituzion­e non diventa luogo di promozione sociale».

Già annunciati ricorsi contro la sentenza del Tar. Cosa succederà?

«Il Consiglio di Stato potrebbe capovolger­e decisione, ma Franceschi­ni stia attento ai suoi consiglier­i che lo hanno già indotto in errore».

Vale lo stesso discorso per Bellenger A Capodimont­e era meglio Utili Un buon dirigente non si giudica solo dai numeri ma anche da altro

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