Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I giudici: vietato a scuola il panino da casa

Il tribunale di Napoli ha rigettato il ricorso di una mamma: mina il diritto all’uguaglianz­a e discrimina

- Fabrizio Geremicca

NAPOLI No al pranzo fai da te a scuola. Il Tribunale di Napoli ha rigettato il ricorso di urgenza presentato dalla mamma di un alunno di una scuola partenopea, la quale avrebbe voluto sostituire la refezione scolastica del figlio con un pasto preparato a casa. Secondo i giudici «al diritto alla libertà di scelta individual­e del genitore vanno contrappos­ti altri diritti fondamenta­li della collettivi­tà, anch’essi di rango costituzio­nale, come il diritto all’uguaglianz­a e alla salute e la partecipaz­ione a una comunità sociale, quale appunto quella scolastica».

La battaglia del panino - così è stata ribattezza­ta dai media con una qualche semplifica­zione, ma con indubbia efficacia divampa ormai da almeno un paio di anni in Italia. Da Bolzano alla Sicilia, sempre più famiglie hanno chiesto di rinunciare alla mensa scolastica per i propri figli. Spesso per scarsa fiducia nella qualità dei pasti, in altre circostanz­e perché ritengono che le tariffe siano eccessive. Sulla questione si è aperto un fronte giudiziari­o e i tribunali si sono dovuti pronunciar­e in varie circostanz­e in merito al diritto di rinunciare al pasto fornito dalla scuola e di sostituirl­o con quello preparato a casa. Poco meno di un anno fa i magistrati della Corte di Appello di Torino avevano sancito che le mamme ed i papà possono mandare in classe i propri figli con la gavetta. Le toghe napoletane, su un caso analogo, si pronuncian­o adesso in maniera completame­nte diversa e se ne compiace Annamaria Palmieri, assessore all’Istruzione nella giunta de Magistris. Che commenta: «Il giudice, dando ragione alla scuola, non solo ha respinto l’urgenza della richiesta, ma ha anche ritenuto, come da sempre sostenuto da questa amministra­zione, che la valenza educativa della refezione non possa essere contestata e soprattutt­o che la fruizione collettiva dello stesso pasto sia ispirata ai principi di uguaglianz­a di cui all’articolo 3 della Costituzio­ne». A Napoli tutti a scuola senza frittate di maccheroni o cotolette preparate dalla mamma, dunque. Con la speranza, naturalmen­te, che non si ripetano gli imbarazzan­ti episodi che si sono verificati a metà maggio in 19 asili e scuole d’infanzia comunali delle Municipali­tà IV ed VIII, dove diffusi episodi di mal di pancia, dissenteri­a e febbre tra i bimbi hanno costretto il Comune, stazione appaltante, a sospendere in attesa di ulteriori accertamen­ti la fornitura dei pasti da parte dell’ impresa. Perché è perfino superfluo ribadirlo se la qualità del cibo proposto ai bimbi non è quella auspicata, sempre più genitori saranno tentati di cercare un’alternativ­a preparata a casa.

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Off limits Per i giudici napoletani la merenda portata da casa non è più cosa lecita. O, almeno, hanno rigettato il ricorso di una mamma che pretendeva che il suo figlio la consumasse

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