Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I giudici: vietato a scuola il panino da casa
Il tribunale di Napoli ha rigettato il ricorso di una mamma: mina il diritto all’uguaglianza e discrimina
NAPOLI No al pranzo fai da te a scuola. Il Tribunale di Napoli ha rigettato il ricorso di urgenza presentato dalla mamma di un alunno di una scuola partenopea, la quale avrebbe voluto sostituire la refezione scolastica del figlio con un pasto preparato a casa. Secondo i giudici «al diritto alla libertà di scelta individuale del genitore vanno contrapposti altri diritti fondamentali della collettività, anch’essi di rango costituzionale, come il diritto all’uguaglianza e alla salute e la partecipazione a una comunità sociale, quale appunto quella scolastica».
La battaglia del panino - così è stata ribattezzata dai media con una qualche semplificazione, ma con indubbia efficacia divampa ormai da almeno un paio di anni in Italia. Da Bolzano alla Sicilia, sempre più famiglie hanno chiesto di rinunciare alla mensa scolastica per i propri figli. Spesso per scarsa fiducia nella qualità dei pasti, in altre circostanze perché ritengono che le tariffe siano eccessive. Sulla questione si è aperto un fronte giudiziario e i tribunali si sono dovuti pronunciare in varie circostanze in merito al diritto di rinunciare al pasto fornito dalla scuola e di sostituirlo con quello preparato a casa. Poco meno di un anno fa i magistrati della Corte di Appello di Torino avevano sancito che le mamme ed i papà possono mandare in classe i propri figli con la gavetta. Le toghe napoletane, su un caso analogo, si pronunciano adesso in maniera completamente diversa e se ne compiace Annamaria Palmieri, assessore all’Istruzione nella giunta de Magistris. Che commenta: «Il giudice, dando ragione alla scuola, non solo ha respinto l’urgenza della richiesta, ma ha anche ritenuto, come da sempre sostenuto da questa amministrazione, che la valenza educativa della refezione non possa essere contestata e soprattutto che la fruizione collettiva dello stesso pasto sia ispirata ai principi di uguaglianza di cui all’articolo 3 della Costituzione». A Napoli tutti a scuola senza frittate di maccheroni o cotolette preparate dalla mamma, dunque. Con la speranza, naturalmente, che non si ripetano gli imbarazzanti episodi che si sono verificati a metà maggio in 19 asili e scuole d’infanzia comunali delle Municipalità IV ed VIII, dove diffusi episodi di mal di pancia, dissenteria e febbre tra i bimbi hanno costretto il Comune, stazione appaltante, a sospendere in attesa di ulteriori accertamenti la fornitura dei pasti da parte dell’ impresa. Perché è perfino superfluo ribadirlo se la qualità del cibo proposto ai bimbi non è quella auspicata, sempre più genitori saranno tentati di cercare un’alternativa preparata a casa.