Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Benvenuti a Itaca, la club house dei ragazzi «speciali» di Napoli
Da due anni l’associazione si occupa di assistenza ai ragazzi con disturbi psichici
NAPOLI Visto da vicino nessuno è normale, ricordava Franco Basaglia, medico psichiatra che ha cambiato il modo di concepire e trattare il disagio mentale nel nostro Paese. La pensano così anche i volontari, i soci, le ragazze e i ragazzi del club Itaca, associazione che nella nostra città si occupa di offrire supporto e assistenza gratuita a ragazzi e giovani con disturbi psichici non gravi.
Qui, in un appartamento in pieno centro città, un gruppo di giovani con patologie psichiche primarie è accolto ogni giorno e ricomincia a vivere, a ritrovarsi, e a ricostruire la propria identità personale, sociale e lavorativa. «Il nostro centro nasce un paio di anni fa - raccontano i ragazzi che frequentano il centro, mentre preparano premurosamente un caffè-. Questa è come se fosse casa nostra, qua riusciamo a parlare liberamente delle nostre difficoltà, a confrontarci su certi temi e a scrollarci di dosso certe paure e certe insicurezze». In questa casa, protetta tra i palazzoni antichi di via Arco Mirelli e la riviera di Chiaia, un gruppo di quasi 30 ragazzi si incontra quotidianamente per riprendersi la propria vita, costruendo un percorso di normalità. «Il nostro centro si basa sul modello americano di club housespiega Esmeralda Ricci, volontaria dell’associazione -. Il centro è aperto da due anni, mentre il club da uno. I ragazzi che arrivano qui provengono da percorsi psichiatrici e ora vivono una fase non acuta del loro disturbo. Nella struttura non ci sono medici, lavoriamo sulle autonomie, sull’autostima e sulla voglia di riappropriazione dei ragazzi». E così loro stessi, i soci di questo club speciale, fanno da cicerone nel loro spazio neutro, nel posto dove cercano di recuperare la loro identità, scrollandosi di dosso stereotipi e marchi.« Se qualcosa non va come dovrebbe, bisogna cambiare punto di vista, bisogna vederla da un’altra prospettiva - spiega Antonio, che frequenta il club solo da pochi mesi -. Qui ti senti libero di essere come sei, hai la possibilità di confrontarti con gli altri e di assumerti delle responsabilità». I ragazzi mi mostrano orgogliosi il cartellone della settimana con le cose da fare e i compiti assegnati a ognuno di loro. «Vedi su questa lavagna c’è la lista di cose che bisogna fare per portare avanti il club - dice Giovanni -, chi vuole si segna per determinate mansioni. Seguiamo le nostre naturali attitudini. La casella che resta vuota, solitamente è quella delle puliziespiega sorridendo -. Qui nessuno costringe gli altri a fare qualcosa, l’unico obbligo è quello di rispettarsi reciprocamente di avere riguardo del percorso che si sta facendo». Autonomia, avviamento al lavoro e vita di comunità sono le leve su cui si muove l’attività del club. Un posto per tutti, dove si viene accettati per quelli che si è, perché alla fine, visto da vicino, nessuno è normale. Basta guardarsi attorno per condividere questo pensiero.
L’ospite Questa è come se fosse casa nostra, qui riusciamo a fare tutto Il volontario Nessuno costringe gli altri a fare qualcosa, solo a rispettarsi