Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Attori in vetrina» in otto spazi della città In scena la protesta dei precari dello spettacolo
Qualcuno, ieri pomeriggio, camminando distrattamente per le strade della città, dal Vomero a Chiaia, dal centro storico a piazza Garibaldi, avrà notato alcune figure esposte all’interno di 8 fra librerie, centri di moda, gallerie d’arte e centri culturali: il Riot19 in via Kerbaker, il Blu di Prussia in via Filangieri, La Feltrinelli (in piazza dei Martiri e alla Stazione), la Galleria Serrao a San Pasquale, l’Atelier Mariano Rubinacci a Cellammare, la Libreria Berisio a Port’Alba, Le Voci di Dentro a Sapaccanapoli. Ma non si tratta né di manichini, né di allestitori intenti a promuovere i prodotti in vendita nel modo più accattivante. Al contrario, i cartelli che mostrano al pubblico sono denunce dure e senza appello contro la precarietà assoluta della propria condizione professionale. Perché «Attori in vetrina», questo il titolo della performance nel programma del Napoli Teatro Festival, sono giovani interpreti, che nonostante anni di formazione e rispettabili curriculum, si vedono spinti ai margini di un lavoro appassionante, ma privo di regole o tutele occupazionali. L’azione, che ricorda gli happening degli anni ’70, e che si svolgerà ancora l’1, 8, 9, 15, 16, 22, 23, 29 e 30 giugno, 6 e 7 luglio, è ideata da Antonella Ippolito e Franca Abbategiovanni e ha per protagonisti 8 attori, Giulia Amodio, Martina Carpino, Emanuela D’Errico, Federica Di Gianni, Daniela Montella, Francesca Morgante, Dario Rean e Francesco Roccasecca, chiamati a sostare per tre ore nei vari siti con i rispettivi manifesti-denuncia.