Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ostuni, la città bianca per volare fra le querce
Una giornata al «Ciuchino Birichino», un labirinto di 80 ettari di alberi secolari
Andare al parco avventura con i figli è una di quelle esperienze che tutti i genitori dovrebbero fare. Ma anche una di quelle cose che finisci per ricordarti a vita, perché segna in modo inequivocabile la non coincidenza dei piani generazionali: loro, che fanno i percorsi più pericolosi, salgono come scimmie sugli alberi senza esitare, si lanciano in volo appesi a una carrucola, rimangono in equilibrio a «mi- lametri» d’altezza e farebbero perfino a meno dell’imbragatura e della rete lì sotto (il tempo precario in cui sono nati e vivono li ha già abituati a non avere o pretendere paracadute); noi invece, figli del fighettismo sportivo Anni Ottanta, che oltre lo yoga e il tennis non andiamo, con una paura metafisica nelle gambe su quelle pedane che tremano sospese tra un albero e l’altro. Mamma ti aiuto io, urlano loro (il marito anche lui è avanti, ma pur sempre dietro l’ottenne e il novenne, perché a loro non li batte nessuno). Veniamo a prenderti?, si sgolano da lontano. No tranquilli, ce la faccio. Ce l’ho fatta, ed è stata una delle cose più divertenti che abbia fatto con loro. In un posto bellissimo: Ciuchino Birichino, idea geniale di Silvia Massari, il più grande parco avventura della Puglia, 80 ettari di querce secolari poco fuori Ostuni. In che posto siamo, vale la pena di raccontarlo. Ostuni, per chi non lo sapesse, è a otto chilometri dalla costa adriatica a nord di Brindisi, adagiata su tre colli, a 230 metri sul livello del mare. La chiamano Città Bianca, per via di quel cumulo di case bianco latte che producono uno strano effetto ottico, come da innevamento cronico. E già solo il viaggio vale la meta. Si passa dal mare alla collina attraverso strade attorcigliate e panoramiche, costeggiate da terra rossa e muretti a secco. C’è stato un tempo in cui la Puglia non era ancora quello che sarebbe poi diventata, e cioè una meta cool, oggetto di desiderio per intellettuali, terra d’acquisto per estero-affluenti. In quel periodo, che pare preistoria, c’era una città che ha fatto da apripista, e quella città è Ostuni. Ha diritto a essere citata per aver dato origine a ogni cosa: alle masserie, ai trulli, alle case contadine trasformate in sofisticati ritiri minimal-chic, agli stranieri che arrivano poi tornano e vi si stabiliscono, perfino alla moda di fare di queste zone un perenne set cinematografico (erano gli anni ‘70 quando Monicelli venne qui a girare uno dei suoi film). La pugliafilia, passione che usa molto ostentare, specie al nord, è nata a Ostuni per poi, ma molto poi, estendersi al resto della regione. Dopodiché, se capitate da queste parti e avete figli al seguito, una visita a Ciuchino Birichino dovete farla. Ventuno percorsi di emozioni, dice la scheda illustrativa che vi mettono in mano all’accoglienza, e già solo al ricordo, mi tremano ventuno volte le gambe. Una delle prove per le quali occorre molto fegato è il volo del picchio. E’ l’ultima tappa del percorso: ci si lancia, imbragati, in una valle infinita appesi a una fune metallica, a una distanza dal suolo di almeno cento metri. Mi sono lanciata solo perché una volta lì in cima facevo da tappo e non potevo più tornare indietro: c’era una fila di bambini che aspettava di volare, e io lì ferma come quando l’acqua è gelida, non vuoi tuffarti, ma devi fare spazio a chi c’è dietro. Sono arrivata a valle con due dita sbucciate, ma più leggera. Marito e i due piccoli tarzan erano lì ad aspettarmi. Brava la mamma, baci applausi. Mamma, ci torniamo? Ti accompagniamo noi!