Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lungo il Golfo, le ville romane fra ozio e lusso
I rifugi sontuosi di aristocratici e militari oggi sono ruderi, anche sprofondati nel mare davanti a Napoli Da Baia fino a Sorrento, storie e leggende di un impero
Studi Gaiola. «È proprio il legame tra aspetti naturalistici ed archeologici che rappresenta l’unicità di questi luoghi». Il legame si consolida attraverso i sentieri di Marechiaro che “sfociano” direttamente sugli scogli, accanto al così detto Palazzo degli Spiriti. Il suo scheletro di tufo, ben ancorato tra cozze e patelle, ha resistito a duemila anni di mareggiate, assorbendo come una spugna le fantasie di generazioni e diventano qualcosa di diverso da ciò che si proponevano i suoi costruttori. Da queste parti pare ci fosse la scuola di magia del poeta Virgilio. E strane figure, assicurano i pescatori della zona, si aggirano di notte intorno al rudere, dove si ode distintamente il suono struggente di una cetra. Mistiche presenze di un mondo primigenio? Chissà. Comunque suggestioni che fanno da contraltare alle forme squadrate delle razionali architetture disseminate attualmente sul dolce declivio tra piscine e pini marittimi. Sbirciando dalla strada, ci accorgiamo che l’ottocentesca Villa Martinelli e il labirintico Palazzo Donn’Anna si alternano alla macchia mediterranea e alle grotte scavate dal mare.
Storia e natura che s’intrecciano anche molto più a valle, subito dopo la “colmata” borbonica di via Caracciolo, su quell’isolotto di Megaride che accolse i coloni greci. Oggi il Castel dell’Ovo domina gli scogli, ma già il paesaggio fu stravolto in epoca romana con la costruzione della villa di Lucio Licinio Lucullo, l’aristocratico che qualche decennio prima della nascita di Cristo creò la sua reggia adorna di giardini, fontane e laghetti con pesci di ogni specie. Tra le colonne ancora in piedi sotto la fortezza medievale, si svolgevano i famosi banchetti “luculliani”.
Atmosfere festaiole che riscopriamo superando il porto e anche il lungomare negato di San Giovanni a Teduccio ed Ercolano, fino ai resti della sorprendente villa Sora a Torre del Greco, paragonata dagli esperti alla Domus aurea di Nerone (sempre lui), tagliata in due dai binari della ferrovia, ma con i muri ancora decorati di rosso e azzurro: tracce di opulenza.
«A partire dal I secolo avanti Cristo – racconta l’archeologo Michele Stefanile, autore del libro Andare per le città sepolte (Il Mulino) – i personaggi più in vista di Roma s’insediarono lungo la costa tra il Golfo di Gaeta e quello di Napoli; quest’ultimo, caratterizzato da un meraviglioso paesaggio ricco di riferimenti mitologici e sorgenti termali, vide una lunga sequenza di villae maritimae, così ravvicinate le une alle altre da dare l’impressione di un’unica grande città».
Sponde contese fino alle rocce primordiali ai margini di Sorrentium, dove scorgiamo le strutture a picco sul mare che ospitarono Pollio Felice. Un complesso ideato per respirare luce e salsedine, proprio dall’altra parte del Golfo rispetto a Baia.