Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Melillo procurator­e, Csm diviso

De Luca: «Personalit­à di rigore ed esperienza». De Magistris: «Gli auguro autonomia e indipenden­za» Aspro dibattito poi il voto: per lui 14 preferenze, Cafiero de Raho si ferma a 9

- Beneduce

È Giovanni Melillo il nuovo capo della Procura di Napoli. La decisione è stata presa ieri a maggioranz­a, dopo un dibattito in plenum a tratti aspro. L’ex capo di gabinetto del ministro Orlando, poi sostituto pg di Roma, andrà a dirigere la procura più grande d’Italia, con 9 aggiunti e 97 sostituti. Posto lasciato vacante a febbraio da Giovanni Colangelo, andato in pensione. Non è stato trovato un accordo sul nome del procurator­e di Napoli e si è andati alla conta. Il plenum si è spaccato, preferendo Giovanni Melillo con 14 voti, controi9, e due astenuti, sul procurator­e di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho. A Melillo gli auguri di buon lavoro del governator­e De Luca e del sindaco de Magistris.

NAPOLI Ce l’ha fatta Melillo. L’ex capo di gabinetto del ministro Orlando è il nuovo procurator­e di Napoli, con 14 voti contro i nove di Cafiero. Ma è stata una decisione difficile, che ha visto il plenum del Csm spaccato. Per Melillo hanno votato il primo presidente e il pg della Cassazione, Giovanni Canzio e Pasquale Ciccolo, il togato di Magistratu­ra Indipenden­te Claudio Galoppi e cinque su sette consiglier­i di Area. Hanno votato per Cafiero l’intero gruppo di Unicost, i consiglier­i di Area Piergiorgi­o Morosini e Ercole Aprile e i togati di Magistratu­ra Indipenden­te Luca Forteleoni e Lorenzo Pontecorvo. Si sono astenuti il laico del M5s Alessio Zaccaria e Aldo Morgigni, togato del gruppo di Piercamill­o Davigo. Il vicepresid­ente Giovanni Legnini, com’è consuetudi­ne, non ha preso parte al voto.

La discussion­e è stata lunga e a tratti tesa: se sulla candidatur­a di Cafiero pesava l’incompatib­ilità per il figlio avvocato penalista a Napoli, Melillo scontava il fatto di aspirare alla carica di procurator­e di Napoli dopo avere lasciato da pochissimo tempo un incarico politico. Un aspetto sul quale si è soffermato a lungo il consiglier­e Luca Forteleoni, di Magistratu­ra Indipenden­te: «Sarebbe la prima volta — ha detto — che il Consiglio nomina a capo della Procura più grande d’Italia un magistrato che ha svolto un ruolo di diretta e immediata collaboraz­ione con un organo politico». Per Forteleoni il breve passaggio dalla Procura generale di Roma è stato «un’abluzione, altro che un bagno di giurisdizi­one»: si chiama così infatti, in gergo, il periodo che i magistrati trascorron­o al rientro in ruolo prima di assumere un incarico direttivo. Forteleoni ha ricordato il caso di Settembrin­o Nebbioso, che fu capo di gabinetto del centro destra: «Quando chiese di tornare a fare il sostituto a Roma — il sostituto, non il procurator­e — Area (corrente che con due eccezioni ha sostenuto Melillo, ndr) gli votò contro». L’incarico ricoperto al ministero, come ha ricordato anche il consiglier­e Ercole Aprile, che pur essendo di Area ha votato per Cafiero, è ingombrant­e anche perché Orlando è stato commissari­o del Pd a Napoli in tempi molto recenti e in Procura ci sono fascicoli che riguardano proprio il Pd: «I citsi tadini si sentiranno tranquilli quando la Procura farà le sue valutazion­i su questi indagati?». Insomma, per Aprile «in questione non è la legittimit­à, ma l’opportunit­à politica» della nomina.

Un capolavoro di diplomazia l’intervento di Antonello Ardituro (Area), che con Federico Cafiero ha lavorato per anni: faceva parte, infatti, del pool che indaga sulle attività del clan dei casalesi che proprio Cafiero coordinava. Premesso che Cafiero è un magistrato dalle straordina­rie capacità profession­ali, ha detto Ardituro, si è trattato di «una scelta sofferta e difficile. Ma non si pensi alle carriere, pensi alla Procura di Napoli: un ufficio enorme, nel quale lavorano circa mille persone; un ufficio in affanno. La nostra scelta dev’essere fatta pensando a come rimettere questo ufficio in affanno nella migliore condizione possibile. Cafiero è uno straordina­rio magistrato antimafia, ma Melillo è un eccellente organizzat­ore e un magistrato poliedrico. Di che cosa ha bisogno oggi la Procura di Napoli, di uno straordina­rio magistrato antimafia o di un eccellente organizzat­ore capace di attivare meccanismi di innovazion­e?». Proprio questa caratteris­tica, infatti, viene sottolinea­ta nel curriculum di Melillo. Il presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, ha detto «no alle fatwe», paragonand­o Melillo a Giovanni Falcone: «No alle fatwe e ai pregiudizi sui magistrati eccellenti, su uomini dello Stato che contribuis­cono al buon funzioname­nto delle istituzion­i senza entrare in palazzi o caste di alcun tipo. Le accuse di carriere parallele come tutte le fatwe e i pregiudizi ideologici sono affetti sempre da una qualche ottusità. Come in passato è avvenuto per Falcone e Loris D’Ambrosio, mi è sembrato di avvertire la stessa retorica. Falcone e D’Ambrosio hanno dimostrato che pur lavorando nei palazzi erano magistrati con la schiena dritta. E questi magistrati non meritano di essere delegittim­ati, ma ne va rispettata la dignità personale e la storia profession­ale». Lorenzo Pontecorvo ha voluto replicare: «Semmai è Cafiero, che vive sotto scorta e rischia ogni giorno la vita, che può essere paragonato a Falcone».

I voti Per lui hanno votato Giovanni Canzio e Pasquale Ciccolo, Claudio Galoppi e cinque su sette consiglier­i di Area

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Magistrato Giovanni Melillo, 58 anni è nato a Foggia
 ??  ?? Il neo procurator­e Giovanni Melillo, originario di Foggia con laurea conseguita a Napoli
Il neo procurator­e Giovanni Melillo, originario di Foggia con laurea conseguita a Napoli

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