Corriere del Mezzogiorno (Campania)
L’OTTIMISMO FORZATO SU BAGNOLI
Anche lettori solitamente critici della realtà meridionale sono propensi a vedere segnali di una possibile ripresa. Emanuele Felice, storico dell’economia, parla non a caso di «ultima chiamata» per il Sud, e tra questi segnali ci mette anche il patto per Bagnoli. Bisogna crederci? E allora crediamoci. Tuttavia, neanche è stato firmato, e già questo patto tende a strapparsi. Saltato il Consiglio comunale, rinviata la cabina di regia, ricominciate le contestazioni... Quisquilie provinciali, si dirà. E va bene. Ma non si potrà negare che a questo punto la questione centrale diventa quella del decisore reale. Chi sarà tra Gentiloni, De Vincenti, Nastasi, De Luca e De Magistris? Non si sa. Non si è capito. Walter Schiavella, segretario della Cgil, dice su Repubblica che il nodo è «sostanzialmente» sciolto con il governo che si occupa delle bonifiche e il Comune dell’urbanistica. Ma così non è, tanto è vero che la struttura commissariale rimane lì dov’è. Senza contare che in materia di equilibri istituzionali la sostanza è la forma. Proprio questi due anni di commissariamento, del resto, hanno ulteriormente ingarbugliato lo schema di gioco. In altre parole, se Nastasi, che pure è entrato in partita con il solito piglio, resta in campo, perché di tanti aspetti del suo progetto per Bagnoli non si parla più? La questione è delicata, perché da essa può dipendere la concretezza dell’accordo appena siglato. Infatti, se la tesi è che le parti dell’originario progetto commissariale sono cadute per effetto della contrattazione col Comune, bisognerà allora pure confessarne la debolezza.
E se questa debolezza c’è stata, non si può non capire se è da addebitare all’improvvisazione di chi preparò le slide (vedi la funivia Posillipo-Nisida) o alla natura stessa del commissariato. E quindi dell’intera catena di comando.
Due esempi concreti. L’anno scorso, per smaltire i resti della colmata, il commissario disse che sarebbero state realizzate vasche-discariche in alto mare. Sembrò subito un disegno di alta ingegneria, a dir poco ardito. Ma si portarono a sostegno calcoli e preventivi, mentre l’unico particolare lasciato in ombra fu quello della distanza dalla costa. Se fu una proposta avventata, più che ambiziosa, ora dobbiamo saperlo. E se è stata scartata per una ipotesi alternativa, perché non rivelarla?
Ma se la proposta Nastasi è stata cancellata e basta, possiamo solo dedurne che: primo, in futuro bisogna diffidare a prescindere delle idee che vengono dal commissariato, perché in passato non tutte sono risultate opportunamente verificate; secondo, che siamo ancora senza una soluzione. Nel senso che c’è l’impegno a rimuovere la colmata, ma resta un mistero dove poterla smaltire. Che sarebbe un po’ come dire che vogliamo liberarci delle balle dell’emergenza rifiuti ma senza sapere dove metterle. E infatti sono ancora in gran parte lì.
L’altro esempio. Sempre l’anno scorso, il commissario disse che avrebbe chiesto al Governo di inserire Nisida nell’area di sua competenza, visto che nelle slide si dava a intendere che già lo fosse. Così non era, naturalmente. E così ancora non è. Dobbiamo dedurne che il governo non ascolta il commissario, e che — ulteriore prova — quando Nastasi parla poi bisogna fare la tara? O che quella prospettiva è fuori dalla realtà? Il primo caso non favorire a Nastasi, e solo per questo sarebbe da scartare. Ma il secondo lascia irrisolti altri problemi.
Su questo aspetto del commissariamento, infine, centrale è la responsabilità del Pd. Quando Nastasi fu nominato, infatti, il Pd napoletano non aprì bocca. Accettò tutta la logica conseguente: non solo le funivie fantasmagoriche, le discariche marine e gli isolotti illusoriamente «liberati», ma anche — e soprattutto — il direttismo che escludeva, e ancora esclude, la competenza del Consiglio comunale. In più, il Pd contestò duramente de Magistris perché privo di cultura istituzionale, ma lo stesso Pd ora contesta il sindaco per aver unilateralmente siglato quell’intesa con il governo. Un labirinto. In cui c’è anche il sindaco, in tutta evidenza. E che, come ha detto Attilio Belli su questo giornale, ci lascia tutti intrappolati su un’ulteriore questione: chi come e quando, se necessario, correggerà il piano?
Ma sia chiaro: se bisognerà essere ottimisti, lo saremo anche noi.