Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Di Donato: «Da due anni collaboro con mia nipote e vivo tra mille difficoltà»
NAPOLI «È un provvedimento propagandistico e di scadente populismo». Giulio Di Donato, ex potente vicesegretario nazionale del Psi di Craxi, sono due anni che vive senza vitalizio. «Avendo subito una condanna per pochi mesi superiore al limite stabilito da una decisione dell’ufficio di presidenza della Camera, in regime di autodichia (prerogativa dei due rami del Parlamento di risolvere, attraverso un organismo giurisdizionale interno, le controversie insorte con i propri dipendenti o componenti, ndr)non mi viene più corrisposto il vitalizio parlamentare».
Quanto percepiva?
«3600 euro al mese. Dopo tre legislature. Ma a saperlo prima...».
Cosa?
«Beh, ho iniziato molto presto a far politica. A 18 anni. Prima sono stato eletto consigliere comunale nel mio paese, a Calvizzano. A 27 anni, poi, sono stato eletto consigliere comunale a Napoli e dal 1975 al 1982 sono stato nominato assessore e, nell’ultima fase, vice sindaco nella giunta comunale guidata da Valenzi. La mia professione di avvocato l’ho dovuta abbandonare quasi subito. Ho dovuto lasciare il mio incarico al Banco di Napoli. E mi sono dedicato alla politica. Tanto che ora mi ritrovo senza nulla». Come vive? «Vuole dire come sopravvivo? Lasciamo stare, non mi piace fare la parte del lamentoso. Resto una persona dignitosa». Certo, ma senza vitalizio. «È dura, molto dura. Si vive con difficoltà. Alla mia età non è facile riattivare i canali professionali e recuperare ciò che si è perduto negli anni. Non chiedo nulla a nessuno. Nel frattempo sono diventato giornalista professionista, gestisco una agenzia di stampa regionale e da avvocato collaboro con lo studio legale di mio fratello e di mia nipote, cercando di sbarcare il lunario con grande difficoltà».
Ora, probabilmente, anche tanti altri suoi ex colleghi si vedranno quasi dimezzato il vitalizio parlamentare. Lei dice che è una decisione demagogica. Ma dinanzi alla povertà dilagante non pensa che la classe politica avrebbe dovuto dare un segnale?
«In un paese serio si sarebbe messo mano alla revisione di tutto il sistema pensionistico in termini contributivi, risolvendo adeguatamente il nodo della retroattività e prevedendo una giusta perequazione a vantaggio delle pensioni più modeste. Invece, si è preferito fare una operazione pre-elettorale, con il Pd all’inseguimento dei 5 stelle e con un esito da pagliacciata politica».