Corriere del Mezzogiorno (Campania)

MA LA CITTÀ NON RIVENDICA IL SUO MOLO

- Di Marco Demarco

Sul fronte del turismo, i fatti del mondo, ed è inutile ripetere quali, hanno creato per l’Italia una straordina­ria occasione: si tratta ora di capire se Napoli la sta sfruttando oppure no. Ben venga, dunque, la provocazio­ne di Tobias Pillar, l’autorevole corrispond­ente della Faz (Frankfurte­r Allegemain­e Zeitung) ripresa ieri da questo giornale. Pillar, che non è uno sprovvedut­o, ma un esperto di economia e di turismo, si chiede come mai Napoli continui a sprecare tanto ben di Dio. E già la immagina come una nuova Dubai, con architettu­re griffate, alberghi superstell­ati e isole artificial­i per miliardari. Ben venga, questa provocazio­ne, perché se nei mesi scorsi neanche le più composte riflession­i del direttore dell’Istat sono servite ad aprire un utile confronto di merito, allora è evidente che servono gli schiaffoni. In città per un convegno, Giorgio Alleva, dell’Istat, aveva infatti detto che qui i turisti arrivano sempre in maggior numero, ma che il dato percentual­e non giustifica affatto i salti di gioia. Perché? Sempliceme­nte, perché nella classifica delle cinquanta località italiane più frequentat­e, Napoli è appena quindicesi­ma. Ed è preceduta non solo da Roma, Milano, Venezia, Firenze e Torino, ma addirittur­a da CavallinoT­reporti, un comune di poche migliaia di residenti in provincia di Venezia. Cavallino ospita più di sei milioni di turisti l’anno, mentre Napoli, molto più grande, meno della metà. Si potrebbe aggiungere, come del resto fa anche Pillar, che nel 2016 l’incremento turistico rispetto all’anno precedente è stato, a Napoli, dello 0,6% e a Roma e Torino rispettiva­mente del 4,6% e del 12,9%.

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