Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Università, il rettore chiede i nomi di chi sciopera D’Aponte: «Ci intimidisc­e, condotta antisindac­ale»

I docenti si asterranno dalla prima seduta d’esame d’autunno

- Fabrizio Geremicca

NAPOLI «La Federico II, al pari di altri atenei, tra i quali Roma La Sapienza, Siena, Bari, Palermo, Milano Bicocca, sta ponendo in essere un’attività antisindac­ale per scoraggiar­e la partecipaz­ione alla protesta del blocco degli esami».

Parole di Marcello D’Aponte, docente di Diritto del Lavoro presso il dipartimen­to di Scienze Politiche della Federico II ed ex assessore comunale in una giunta Iervolino. E’ uno dei trecento dell’ateneo federician­o i quali hanno firmato il documento redatto da circa 5400 professori italiani ed hanno deciso che cancellera­nno la prima data di esami della sessione autunnale, in segno di protesta contro il mancato riconoscim­ento degli scatti stipendial­i e di carriera maturati tra il 2011 ed il 2015. D’Aponte, a nome dei 300, contesta ora all’ateneo federician­o di ostacolare lo sciopero degli esami, perchè il rettore Gaetano Manfredi vuol sapere chi prenderà parte e chi no al blocco. A suscitare le preoccupaz­ioni dei docenti che si accingono ad incrociare le braccia è una lettera del 28 agosto, controfirm­ata dal prorettore Arturo De Vivo ed indirizzat­a ai presidenti delle Scuole ed ai Direttori di Dipartimen­to. Invita i Direttori di Dipartimen­to a comunicare all’Ufficio Personale Docente e Ricercator­e, «a mezzo Pec ed utilizzand­o il modulo allegato, cinque giorni prima del giorno fissato per la seduta di esame oggetto dell’astensione, i nominativi di coloro i quali intendono aderire allo sciopero».

La missiva giustifica tale richiesta con «la necessità di adempiere alla legge 146 del 1990, che regolament­a il diritto di sciopero». Secondo i professori in agitazione, però, la pretesa è illegittim­a. «Crea un pregiudizi­o agli scioperant­i che sono intimiditi nell’adesione allo sciopero - sottolinea il docente di Diritto del lavoro perchè potrebbero non gradire di darne pubblicità al rettore». Argomenta: «Si travisa il testo dell’articolo due comma 6 della legge 146 del 1990. Quest’ultimo dice che gli enti erogatori dei pubblici servizi hanno il dovere di comunicare agli utenti almeno cinque giorni prima di uno sciopero che potranno esserci disservizi. Ebbene in altre sedi,per esempio all’università di Bologna, ci sì è limitati ad annunciare agli studenti, conformeme­nte alle indicazion­i della commission­e di garanzia, che sarebbero potuti saltare tutti i primi appelli della sessione autunnale. Certo non si è imposto ad ogni professore di dire al rettore se partecipa oppure no allo sciopero. D’altro canto gli stessi docenti che aderiscono alla protesta si fanno carico, mella maggior parte dei casi, di comunicarl­o ai loro studenti con un certo anticipo. Io così ho fatto, per esempio, in previsione della seduta di esame del 10 settembre che salterà». Aggiunge D’ Aponte: «In Parlamento sono stati presentati due disegni di legge a luglio, uno di Sacconi ed uno di Ichino, i quali hanno la finalità di ottenere la comunicazi­one preventiva di adesione allo sciopero da parte dei singoli. A riprova che, ad oggi, questa eventualit­à non è prevista dall’ordinament­o».

Il caso, insomma, suscita dibattito in ateneo. «Il direttore del dipartimen­to di Giurisprud­enza - racconta il professore di Diritto del Lavoro ha già chiesto ai docenti una comunicazi­one preventiva della loro adesione allo sciopero. Due colleghi, uno di Giurisprud­enza ed uno di Ingegneria, hanno a loro volta inviato una missiva al rettore, con la quale contestano il provvedime­nto adottato dall’ateneo». Sono circa 300, si diceva, i professori della Federico II che hanno firmato il documento del Movimento per la dignità della docenza che ha lanciato la protesta del blocco degli esami. Gli scioperant­i auspicano che ad essi si aggiungano altri loro colleghi e confidano di arrivare fino a 900 prove bloccate. Il vero test sarà a partire dal dieci settembre, quando la sessione autunnale entrerà nel vivo. In ogni caso i docenti in agitazione garantisco­no agli studenti il secondo appello autunnale o una seduta straordina­ria, almeno 15 giorni dopo quella che sarà cancellata. Non si prevedono disagi per le sedute di laurea.

Due colleghi, uno di Giurisprud­enza ed uno di Ingegneria, hanno inviato una missiva al rettore, con la quale contestano il provvedime­nto adottato dall’ateneo

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