Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dignità della docenza
Oggi la sindacalizzazione e la patologica professionalizzazione hanno spesso invertito la funzione della docenza. Fisiologicamente i docenti universitari devono svolgere la loro professione di educatori e ricercatori dentro e per l’Università, non fuori. Se lo fanno fuori legittimamente, sia chiaro, l’ esercizio professionale non deve assolutamente incidere sulla priorità della funzione educativa e scientifica. Ciò vale anche per i professori di Medicina, che all’insegnamento e alla ricerca aggiungono la funzione assistenziale, sempre e soltanto per la formazione dei giovani medici. Ho fatto questa premessa per dare forza alla mia convinzione dell’assoluta giustezza dei professori universitari che hanno deciso di scioperare come estrema ratio di fronte alla tracotante decisione governativa di non restituire compensazione degli scatti di carriera e di stipendio,bloccati nel 2010 dal governo Berlusconi e restituiti, nel 2016 dal governo Renzi a tutti i pubblici dipendenti, tranne i docenti universitari e magistrati, che non erano stati colpiti dal provvedimento in ragione della nobiltà e delicatezza del loro lavoro. Non voglio entrare nel merito della decisione e delle sue forme attuative, e però devo lamentare un’ evidente sperequazione, che incide anche sulla pensione,perché non s’è riconosciuta la compensazione neppure ai solo fini giuridici. È questa sperequazione che giustifica lo sciopero della docenza universitaria, una decisione, in sé da evitare finché possibile,come in realtà hanno fatto i professori. Perché? Per alcune ragioni inoppugnabili. Si tratta di difendere la dignità della docenza universitaria, che non ha nobiltà, delicatezza e incidenza inferiore a ogni altro tipo di professione. Anche quella importante, determinante dei Magistrati. Infatti, se questi devono reprimere il malaffare, i professori hanno il compito di evitare il compimento del malaffare, formando i giovani culturalmente e moralmente. De Sanctis ha detto, fin dal 1872, che l’insegnamento serve non solo a educare l’intelligenza, ma anche il «carattere», ossia la determinazione del comportamento onesto moralmente e civilmente.
Varrà ricordare ancora che un ricercatore universitario (grado che oggi si raggiunge intorno ai 40 anni) guadagna mensilmente, più o meno, 1500 euro, un associato 2500, un ordinario 3500. Il che mi sembra non solo inadeguato, ma vergognoso in uno Stato che consente compensi milionari a manager pubblici e privati, le cui capacità talvolta si ricavano dai fallimenti economici provocati, e, tuttavia,non a danno di retribuzioni e buone uscite .
E non si dica, per favore, che lo sciopero sacrosanto è ingiustificato perché danneggia gli Studenti. A parte il fatto che Rettori e Presidi possono tranquillamente spostare scadenze utili, gli Studenti sono danneggiati quando i loro Docenti non li educano a rispettare la «dignità» della docenza, che è anche un loro bene inestimabile, o quando fanno cattive lezioni e cattivi esami perché sempre più demotivati, mortificati e offesi. Dunque,anziché moraleggiare ipocritamente, come ho visto fare da taluno, bisogna tutti, ma proprio tutti sostenere i Docenti, che nel difendere la dignità dello loro nobilissima funzione, difendono l’intelligenza, la cultura, il carattere dei Giovani. Ossia un destino provvido per il nostro Paese,che ne ha gran bisogno.