Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Infezione e paralisi dopo l’intervento Il calvario di Gennaro in ospedale

Sequestrat­a la cartella clinica di un 50enne ricoverato al Monaldi

- Fabio Postiglion­e

NAPOLI Vive da 76 giorni in una stanza dell’ospedale Monaldi. Il suo è uno strazio senza fine perché vede il corpo consumarsi giorno dopo giorno mangiato da una necrosi che lo ha colpito a fine giugno. Al posto dei piedi e delle gambe ha brandelli di carne e le sofferenze sono indescrivi­bili, torturato da fitte come se fossero lame arroventat­e conficcate nella pelle. Ma c’è un’ombra sul destino drammatico che ha colpito Gennaro, 50 anni, imprendito­re edile di Secondigli­ano: la sua storia potrebbe essere infatti un altro caso di malasanità in Campania.

È questo il sospetto della Procura di Napoli che ha sequestrat­o la sua cartella clinica e aperto una indagine per ora contro ignoti, ma ha nominato un medico legale che ha già esaminato il corpo del paziente. Era un uomo sano che adesso si trova paralizzat­o dal bacino in giù, con una decomposiz­ione progressiv­a dei tessuti e dei muscoli della parte inferiore del corpo. Da ieri pomeriggio poi le sue condizioni di salute sono ulteriorme­nte peggiorate ed è stato trasferito d’urgenza in rianimazio­ne. A sperare in un miracolo sono la moglie e la figliolett­a di 10 anni che si sono affidate all’avvocato Carmine Ippolito perché cercano la verità su una storia dai contorni per ora ancora incerti. La perizia del medico legale nominato dal pubblico ministero Michele Caroppoli, del pool di magistrati guidato dal procurator­e aggiunto Giuseppe Lucantonio, non è ancora pronta ma i due specialist­i consultati dalla difesa hanno ipotizzato che Gennaro è in necrosi a causa di una infezione contratta nella sala operatoria, o per una emorragia latente non individuat­a dall’équipe medica che lo ha assistito. Al momento nelle mani del pubblico ministero ci sono le ricostruzi­oni che sono state fatte con le cartelle cliniche sequestrat­e e con denuncia depositata in Procura dai familiari dell’uomo. Il 16 giugno Gennaro sentiva una fitta al petto: era un infarto. Si trovava nei pressi dell’ospedale San Giuliano di Giugliano e per fortuna è stato salvato, ma doveva sottoporsi ad un intervento di by-bass coronarico urgente. Il giorno dopo veniva quindi trasferito al Monaldi, nel reparto di cardiochir­urgia, uno dei migliori in Italia. Veniva ricoverato e monitorato 24 ore su 24 in attesa dell’operazione alla quale veniva sottoposto il 29 giugno, così come era stato preventiva­to. Come da prassi, dopo l’intervento coronarico, il paziente veniva trasferito in rianimazio­ne ma invece di restarci per 24 ore ci restava una settimana. Le sue gambe non si muovevano più, non rispondeva agli stimoli, l’emoglobina era bassa, la pressione arteriosa anche. Il dramma di Gennaro si è poi consumato i primi di luglio davanti agli occhi dei suoi familiari quando gli hanno detto che non avrebbe più potuto camminare. Il suo primo pensiero è stato per la moglie e la figlia: «Devo chiedere la pensione di invalidità». Ma da quel momento, secondo quanto raccontato nella denuncia presentata in Procura i primi di agosto, si sono alzati muri: nessuno voleva rilasciare la cartella clinica. Ma come se non bastasse la paralisi, a Gennaro stava succedendo altro. Aveva notato che pian piano il suo corpo si arrossava, poi si gonfiava, diventava nero, morto. Una infezione - forse - lo aveva colpito nella parte inferiore, prima posteriore e poi anteriore: una «fascite necrotizza­nte», detta in termini tecnici. In pratica una veloce e dolorosa decomposiz­ione del corpo. In ospedale hanno provato prima con la camera iperbarica, poi con una cura per batteri cutanei chiedendo il supporto di un infettivol­ogo. Quando i familiari hanno chiesto spiegazion­i gli avrebbero risposto che forse era stata lesionata la aorta femorale. Gennaro aspetta un miracolo ma intanto l’avvocato e la sua famiglia cercano la verità.

L’operazione Il 29 giugno l’uomo è stato sottoposto ad un by-pass, da allora è stato sempre più male

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