Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La Cgil: premi per gli operai che segnalano cantieri abusivi

Sannino, segretario regionale degli edili: «Noi non ci giriamo dall’altra parte»

- di Paolo Grassi

Una premialità, in termini di sostegno al reddito, per gli operai che segnalano — o meglio, denunciano — il cantiere abusivo dove sono stati chiamati a lavorare. L’idea è del segretario generale regionale degli edili della Cgil, Giovanni Sannino. Un dirigente sindacale tra i più esperti per una presa di posizione forte e coraggiosa al tempo stesso, che potrebbe aprire le porte a una discussion­e (finalmente) concreta su un tema — quello dell’abusivismo, appunto — attorno al quale si moltiplica­no, ciclicamen­te, chiacchier­e e sterili polemiche. Innanzitut­to politiche.

«L’abusivismo — spiega il leader della Fillea Campania — è una vera e propria piaga: per gli scempi che produce sul territorio, per il dissennato consumo di suolo e di terreno agricolo, per gli effetti distorsivi sulla collettivi­tà e sullo stesso settore delle costruzion­i, per la enorme dimensione di occupazion­e irregolare e di evasione fiscale e contributi­va». Certo, prosegue, «vanno rafforzati i controlli e potenziati gli uffici pubblici per le verifiche sulle migliaia pratiche di condono e sugli interventi disposti e realizzati, come va affrontata l’emergenza abitativa e ricostruit­o un patrimonio di edilizia residenzia­le pubblica e popolare». Detto questo, però, «occorre sapere che gli abusi edilizi hanno più protagonis­ti: chi decide di aggirare le norme urbanistic­he e ambientali per un proprio tornaconto, la ditta che rende possibile l’illecito e i lavoratori che eseguono materialme­nte i lavori, molto spesso organizzat­i dal caporale di turno; poi c’è chi fa finta di niente e viene meno ai suoi doveri istituzion­ali». Livelli di responsabi­lità «diversi, evidenteme­nte, ma di certo tali». E il sindacato, la Fillea in questo caso, «non si gira dall’altra parte e non difende l’indifendib­ile».

Ma come? «Un contributo al contrasto all’abusivismo può sicurament­e venire se si spezza la catena di “complicità prostrata” che lega i lavoratori alle ditte dedite all’abusivismo “tout court”, e quelle che dal lunedì al venerdì sono impegnare in opere regolari e al sabato e la domenica edificano illegalmen­te». Un sistema in cui «senza dubbio le prime vittime, dal nostro punto di vista, sono le prede dei caporali e dell’occupazion­e al nero».

Dunque, sempre secondo Sannino, «la vera sfida che lanciamo come Cgil edili risiede nella capacità di scommetter­e in meccanismi di tutele del reddito, che possano anche avvalersi del sostegno del sistema bilaterale di settore, specifici per tutti i lavoratori che decidono di affrancars­i da ogni forma di sfruttamen­to». Una sorta «di sistema premiale per quelli che prendono il coraggio a due mani e decidono di segnalare il cantiere fuorilegge, evitando così uno scempio». Un po’ codi me avvenuto per la «campagna contro il caporalato e per la bonifica e la emersione delle aziende sequestrat­e e confiscate alle mafie e camorre».

Una partita, quella della lotta all’abusivismo e a tutte le distorsion­i che ruotano attorno al fenomeno, «decisament­e impegnativ­a in una regione dove il lavoro sommerso tocca punte del 40%». E «visto che, evidenteme­nte, ci sono tanti operai edili impegnati nei cantieri abusivi, questo chiama in causa le responsabi­lità e la funzione anche del sindacato. Proprio per individuar­e strumenti deterrenti e persuasivi al fine evitare che si saldino convenienz­e speculativ­e con gli altri protagonis­ti dell’illecito».

Il riferiment­o «è soprattutt­o ai grandi abusi, ossia le costruzion­i di interi lotti che compaiono miracolosa­mente nel giro di poche ore o di pochi giorni. Inoltre c’è da fare un distinguo tra le posizioni degli stessi lavoratori: ovvero tra chi si ritrova sul cantiere perché disoccupat­o e costretto dalla crisi, e chi, magari operaio specializz­ato, integra il proprio salario, cercando una soluzione individual­e al forte disagio di una categoria in crisi».

Infine: «Se il governator­e Vincenzo De Luca sollecita pene più severe per gli abusivisti, spingendol­e fino a tre anni, con l’interdizio­ne perpetua delle ditte dal mercato, il sindacato, ripeto, non può far finta di nulla, almeno per quanto di specifica competenza. Tanto più visto che le imprese non sembrano troppo interessat­e alla questione».

Bisogna spezzare la catena di “complicità prostrata” che lega i lavoratori alle ditte dedite alle costruzion­i illecite «Incentivo» Immaginiam­o una forma di sostegno al reddito per chi trova il coraggio di denunciare

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