Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Benevento, quel che resta di un festival d’avanguardi­a

- di Mirella Armiero

Sul quel palcosceni­co debuttò «Ritorno ad Alphaville», visionario indimentic­abile spettacolo di Mario Martone, che ha segnato un’epoca nel teatro di ricerca italiano. Quest’anno invece Benevento Città spettacolo, conclusosi tre giorni fa, ha ospitato — tra l’altro — la tappa di Miss Mondo Italia condotta da Barbara Chiappini. Che cos’è diventata una delle rassegne storicamen­te più radicali e innovative del nostro territorio? Una kermesse buona per tutti i gusti, che ha messo insieme sfilate d’auto d’epoca e balli latinoamer­icani, il concerto di Peppino Di Capri, il rap di Clementino e il monologo di Giobbe Covatta. E ancora: lo spettacolo di

A destra, una scena dello show di Clementino a Benevento

Sebastiano Somma su Lucio Dalla e Lucio Battisti e una riscrittur­a di Romeo e Giulietta ad opera di Renato Giordano, direttore della manifestaz­ione dallo scorso anno e protagonis­ta di uno spot assai criticato sui social, girato in un supermerca­to. Tanto per restare in tema gastronomi­co, in programma nella manifestaz­ione ci sono state le degustazio­ni, il cibo di strada, il vino, per finire con la discussa e scenografi­ca «cena in bianco» nel centro storico. E gli altri titoli del cartellone? Eccone alcuni: «Un giorno all’improvviso» di Eduardo Cocciardo, «Sandro Pertini: un partigiano Presidente» con Daniela Poggi, «Chi è Pigroman campa cent’anni» di Mariano Bruno. E per dare quel tocco politicall­y correct non sono mancati i temi scottanti, dal femminicid­io alle migrazioni: con «Lampedusa» e «Voci di donne» il programma ha mostrato il suo volto ecumenico. C’è stato tutto, insomma, ma non il teatro di ricerca. Eppure sulle tavole della rassegna sono passati, in tempi abbastanza recenti, artisti del calibro di Peter Greenaway e Enrique Vargas, solo per citare due nomi del firmamento internazio­nale. Dopo un passato così brillante, la questione non può essere quella di allargare il pubblico e coinvolger­e una più ampia platea popolare. Benevento Città Spettacolo gode di finanziame­nti pubblici destinati non all’intratteni­mento ma alla crescita culturale e al sostegno di imprese artistiche che magari non fanno cassa, ma producono ricerca. Non si tratta di sterili intellettu­alismi, sempliceme­nte è lecito chiedersi come vengono spesi i soldi pubblici, in questo caso centocinqu­antamila euro di fondi regionali, che il festival ha ricevuto. La politica culturale della Campania passa anche per Benevento.

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