Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Pianificavano il pizzo di Natale Interrotto un summit di camorra
Blitz dei carabinieri in casa del boss Savarese alla Sanità, capoclan denunciato
NAPOLI L’accordo deve essere fatto prima del tempo, prima che si scatenino le guerre. Il Natale non è molto lontano e i boss della camorra vogliono incassare al più presto l’ultima delle tre rate dell’anno del pizzo. La prima è a Pasqua, la seconda a Ferragosto.
Ieri notte c’è stato un summit voluto dal capoclan Salvatore Savarese che gestisce e organizza il clan che porta il suo cognome, nella parte «bassa» del rione Sanità, dove ci sono gli ambulanti del mercato storico dei Vergini, gli artigiani delle piccole botteghe, le salumerie con i ragazzi che ancora consegnano la spesa porta a porta, quella parte dove ancora arrivano i turisti attratti dalla casa dove nacque Antonio De Curtis, tra l’altro il più delle volte chiusa. Ma i carabinieri già sapevano tutto e così hanno fatto irruzione all’interno della strada-bunker di via Cristallini. Sono entrati eludendo le vedette della zona, in velocità e sorprendendo le tre persone che erano nell’androne del palazzo. Uno è riuscito a scappare facendo perdere le proprie tracce; un altro, Antonio Attrattiva, 27 anni, specialista in rapine, è stato fermato con una pistola calibro 9 e colpo in canna, mentre il terzo è scappato percorrendo le scale del palazzo e tirandosi la porta di casa dietro.
Nonostante fosse vestito ha provato ad eludere il controllo infilandosi sotto al letto e facendo credere di dormire. Ma i carabinieri lo hanno visto: era Salvatore Savarese, 63 anni, sorvegliato speciale. Non poteva stare in strada di notte e non poteva parlare con pregiudicati che non fossero suoi prossimi parenti. Così lo hanno portato in caserma ma ha dato in escandescenze. Diceva di non essere lui l’uomo sotto all’androne del palazzo ma alla fine è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale e per violazione della sorveglianza speciale.
Savarese è un personaggio molto noto a Napoli per il suo «calibro» criminale. È stato il braccio destro di Giuseppe Misso detto «il nasone» e al suo fianco ha gestito prima i traffici di sigarette di contrabbando, poi il commercio dei prodotti falsi e, infine, quello della droga. Per anni è stato in galera poi la scarcerazione per fine pena due anni fa. Da allora si è sempre dichiarato estraneo alle tensioni generate nel rione dopo il pentimento dei Misso e dei Lo Russo. Faide dovute sempre agli interessi che ruotano attorno alla gestione delle «piazze» di droga e soprattutto alle estorsioni.
Ma la retata di ieri smentisce la sua difesa e riaccende ancora una volta i riflettori su un rione che stenta a decollare e a tirarsi fuori dalla melma nella quale la camorra vuole gettarlo con l’imposizione di estorsioni a tappeto e del coprifuoco.
Proprio ieri era il secondo anniversario della morte di Genny Cesarano, il ragazzo di 17 anni assassinato in piazza San Vincenzo al rione Sanità nel corso di una «stesa» di camorra. Quattro del clan Lo Russo di Miano fecero fuoco nel mucchio per uccidere il loro nemico Pietro Esposito, e un proiettile colpì il ragazzo che stava cercando di scappare verso casa.