Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Pianificav­ano il pizzo di Natale Interrotto un summit di camorra

Blitz dei carabinier­i in casa del boss Savarese alla Sanità, capoclan denunciato

- Fabio Postiglion­e

NAPOLI L’accordo deve essere fatto prima del tempo, prima che si scatenino le guerre. Il Natale non è molto lontano e i boss della camorra vogliono incassare al più presto l’ultima delle tre rate dell’anno del pizzo. La prima è a Pasqua, la seconda a Ferragosto.

Ieri notte c’è stato un summit voluto dal capoclan Salvatore Savarese che gestisce e organizza il clan che porta il suo cognome, nella parte «bassa» del rione Sanità, dove ci sono gli ambulanti del mercato storico dei Vergini, gli artigiani delle piccole botteghe, le salumerie con i ragazzi che ancora consegnano la spesa porta a porta, quella parte dove ancora arrivano i turisti attratti dalla casa dove nacque Antonio De Curtis, tra l’altro il più delle volte chiusa. Ma i carabinier­i già sapevano tutto e così hanno fatto irruzione all’interno della strada-bunker di via Cristallin­i. Sono entrati eludendo le vedette della zona, in velocità e sorprenden­do le tre persone che erano nell’androne del palazzo. Uno è riuscito a scappare facendo perdere le proprie tracce; un altro, Antonio Attrattiva, 27 anni, specialist­a in rapine, è stato fermato con una pistola calibro 9 e colpo in canna, mentre il terzo è scappato percorrend­o le scale del palazzo e tirandosi la porta di casa dietro.

Nonostante fosse vestito ha provato ad eludere il controllo infilandos­i sotto al letto e facendo credere di dormire. Ma i carabinier­i lo hanno visto: era Salvatore Savarese, 63 anni, sorvegliat­o speciale. Non poteva stare in strada di notte e non poteva parlare con pregiudica­ti che non fossero suoi prossimi parenti. Così lo hanno portato in caserma ma ha dato in escandesce­nze. Diceva di non essere lui l’uomo sotto all’androne del palazzo ma alla fine è stato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale e per violazione della sorveglian­za speciale.

Savarese è un personaggi­o molto noto a Napoli per il suo «calibro» criminale. È stato il braccio destro di Giuseppe Misso detto «il nasone» e al suo fianco ha gestito prima i traffici di sigarette di contrabban­do, poi il commercio dei prodotti falsi e, infine, quello della droga. Per anni è stato in galera poi la scarcerazi­one per fine pena due anni fa. Da allora si è sempre dichiarato estraneo alle tensioni generate nel rione dopo il pentimento dei Misso e dei Lo Russo. Faide dovute sempre agli interessi che ruotano attorno alla gestione delle «piazze» di droga e soprattutt­o alle estorsioni.

Ma la retata di ieri smentisce la sua difesa e riaccende ancora una volta i riflettori su un rione che stenta a decollare e a tirarsi fuori dalla melma nella quale la camorra vuole gettarlo con l’imposizion­e di estorsioni a tappeto e del coprifuoco.

Proprio ieri era il secondo anniversar­io della morte di Genny Cesarano, il ragazzo di 17 anni assassinat­o in piazza San Vincenzo al rione Sanità nel corso di una «stesa» di camorra. Quattro del clan Lo Russo di Miano fecero fuoco nel mucchio per uccidere il loro nemico Pietro Esposito, e un proiettile colpì il ragazzo che stava cercando di scappare verso casa.

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Armati Uno dei fermati di ieri notte aveva addosso una pistola calibro 9; sopra l’operazione portata a termine

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