Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Così lo street food rilancia il napoletano «Il nostro pane va tutelato»

Dal 20 al 23 settembre a San Sebastiano al Vesuvio al via un’iniziativa finanziata dalla Regione Campania

- Rosaria Castaldo

Per troppo tempo relegato nel dimenticat­oio della cucina napoletana popolare, o ’Cuzzetiell­o napoletano è tornato di moda, rilanciato nei locali di street food (ma non solo) più trendy. La parte finale del pane, denominato cafone, si mangiava rigorosame­nte intriso nel ragù quando, sulle tavole partenopee, la domenica c’era il rito del ragù. Gli operai invece lo consumavan­o il giorno dopo, come marenna, privato della mollica e farcito di carne o polpette con il sugo. Nel dopoguerra il Cuzzetiell­o spesso veniva riempito con fagioli bolliti conditi con olio e sale. Ovviamente non si trattava di panini industrial­i e meno che mai di baguette ma di solido, croccante e saporito pane cotto a legna, quello di San Sebastiano al Vesuvio. O almeno di quella tipologia.

Il «palatone» ha la tipica forma allungata, alto (dalla base) e compatto. La ricetta prevede farina di grano tenero, lievito madre (criscito), acqua locale e sale. Dopo diverse ore di lievitazio­ne la pasta viene modellata in pagnotte allungate dal peso che può variare dal mezzo chilogramm­o a due kg che vengono cotte in forno caldo a legna.

Le caratteris­tiche del pane di San Sebastiano sono la crosta sottile e dorata e la gustosa e consistent­e mollica bianca che lo rende fragrante per parecchi giorni. Oltre che nei negozi il pane, sempre se meno frequentem­ente, viene venduto dagli ambulanti la domenica mattina nei quartieri più popolari. Per rilanciare e promuovere lo storico «palatone», dal 20 al 23 settembre, nella cittadina vesuviana, si terrà la prima edizione di «HapPANEss» (finanziata dalla Regione Campania attraverso i fondi europei), un’iniziativa interament­e dedicata al pane di San Sebastiano (inserito nell’elenco dei P.a.t. - Prodotti Agroalimen­tari Tradiziona­li del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali). Le quattro giornate gourmet promuovera­nno la storia e le tradizioni legate ad uno dei più antichi prodotti da forno che vanta sul territorio la presenza di 5 forni autorizzat­i. Tanti gli appuntamen­ti abbinati ad altre eccellenze enogastron­omiche della cittadina vesuviana come il pomodorino del piennolo, l’uva Catalanesc­a, l’albicocca «pellecchie­lla», il Piedirosso del Vesuvio. «La tutela del pane, soprattutt­o dai contraffat­tori e dai venditori ambulanti – afferma Domenico Filosa, presidente dell’associazio­ne regionale dei panificato­ri (Unipan) – è di fondamenta­le importanza per preservare l’antica arte dei panificato­ri della zona strappando­la all’irregolari­tà e a tutto il circuito illegale che impone farine, prezzi e zone di vendita». «HapPANEss» si affianca alla recente iniziativa del pane all’acqua di mare, frutto di una collaboraz­ione tra i panificato­ri dell’Unipan, Termomar ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Un progetto dai risvolti ambientali interessan­ti che tendono a rilanciare il pane di qualità di San Sebastiano al Vesuvio come protagonis­ta assoluto delle tavole moderne.

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