Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I consiglieri dissidenti si riuniscono in segreto «È la resa dei conti»
NAPOLI Il Consiglio della Fondazione alla resa dei conti. L’indagine aperta dalla Procura di Napoli sulla gestione Marrama ha mandato in fibrillazione i consiglieri. Domani pomeriggio si riuniranno i sei «dissidenti», quelli che nell’ultima convocazione di metà luglio hanno pubblicamente preso le distanze dalla presidenza, per elaborare un duro documento.
Si tratta di Orazio Abbamonte, Vincenzo Di Baldassarre, Rossella Paliotto, Francesco Caia, Antonio Baselice e Donato Pessolano. Il 25 luglio scorso avevano già scritto al Ministero dell’Economia, Direzione Vigilanza, chiedendo di intervenire per accertare in particolare le modalità del contestato investimento per otto milioni di azioni della Banca regionale di Sviluppo. I sei consiglieri avevano anche messo ai voti l’istituzione di una commissione di inchiesta intera che esaminasse il lavoro del cda nell’ultimo anno. Proposta che non passò perché il Consiglio si divise esattamente a metà.
Domani non è escluso che i sei formalizzino la richiesta di dimissioni del presidente della Fondazione. Intanto altri sei consiglieri che per il momento restano alla finestra in attesa di sviluppi.
Ieri comunque è trapelata anche una circostanza che ha fatto indispettire non poco i consiglieri: la Guardia di Finanza è arrivata nella sede della Fondazione per acquisire i documenti relativi agli investimenti decisi dal cda proprio mentre era in corso la commissione che si occupa della definizione dei criteri per l’erogazione dei contributi.
A un commissario che si era accorto dell’arrivo dei finanzieri sarebbe stato risposto in Fondazione che si trattava di «una visita di cortesia».
Invece c’erano i militari negli uffici ad acquisire carte su mandato del pm Graziella Arlomede.
Nelle scorse settimane poi c’è stato un altro momento di frizione quando il consigliere Vincenzo Di Baldassarre ha firmato una richiesta di accesso agli atti chiedendo copia degli stessi documenti acquisiti successivamente dai finanzieri. La richiesta di Di Baldassarre è stata respinta motivandola con la circostanza che il Consiglio di indirizzo non avrebbe potuto chiedere documenti di competenza del consiglio di amministrazione. Insomma, una vera e propria battaglia a colpi di lettere e di accuse reciproche.
E Marrama? Il presidente ieri si è limitato a diffondere una nota in cui si precisa che «Alla luce del riconoscimento unanime e ormai consolidato della natura esclusivamente privata delle Fondazioni di matrice bancaria (decreto legislativo 153 del 1999; sentt. Corte Costituzionale 300 e 301 del 2003; Consiglio di Stato, parere 1354 del 2002), la Fondazione Banco di Napoli ed il suo presidente – certi della totale legittimità del loro operato – esprimono massima fiducia nell’attività della magistratura inquirente, auspicando al contempo che la realtà dei fatti possa emergere in tempi rapidi».
Insomma i due fronti restano su posizioni opposte e nessuno arretra di un millimetro. Intanto, mentre le indagini della Procura vanno avanti, restano aperti altri due fronti che potrebbero riservare sorprese. Il primo è quello della Vigilanza ministeriale che ha già inviato una serie di pesanti rilievi sull’operato del cda, mentre è ancora aperta l’istruttoria dell’Anac, guidata da Raffaele Cantone, su una eventuale incompatibilità proprio del presidente Marrama.