Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Eduardo Di Capua esportò nel mondo « ‘O Sole mio» Nessuna celebrazio­ne per il centenario della morte

- Di Nino Cuomo

Caro direttore, l’inno che ricorda e celebra più di ogni altro Napoli nella storia e nel mondo senza alcun dubbio è «‘O sole mio», canzone alla quale non è legata solo Napoli, ma l’intero patrimonio canoro italiano. Non v’è concerto di canzoni italiane che non la veda inserita! In una delle ultime esibizioni del compianto Luciano Pavarotti questa regina delle canzoni napoletane ha fatto parte del programma; e non vi è cantante di successo non l’abbia tuttora nel suo repertorio. Anche a questa canzone, com’è tradizione del patrimonio canoro napoletano, è legata una storia particolar­e, anzi due. Esiste infatti il dubbio se la sua composizio­ne sia avvenuta realmente durante il soggiorno dell’autore, Eduardo Di Capua, a Odessa, assieme al padre Giacobbe. Nel corso delle sue ricerche Aldo Massa (storico della canzone napoletana) ha ottenuto dalla direttrice della Biblioteca di Odessa questa dichiarazi­one: «secondo un controllo di tutte le residenze, fra Febbraio e Maggio del 1898, non sono state rinvenute notizie sul soggiorno di Giacobbe ed Eduardo Di Capua». Ma la storiograf­ia napoletana afferma che fu Giovanni Capurro, poco prima che il musicista partisse, a dargliene i versi. Altra querelle riguarda la partecipaz­ione alla composizio­ne musicale di Alfredo Mazzucchi, che ne ottenne il riconoscim­ento dopo un giudizio durato più di trent’anni, con una sentenza del Tribunale di Torino, quando Di Capua era già morto Gli amici sorrentini, forse si chiederann­o il motivo di questo mio intervento, magari ritenendo più opportuno riproporre una lettura su «Torna a Surriento» che è stata oggetto delle mie ricerche sulla sua origine. Ecco il motivo di questa mia nota: mercoledì 4 ottobre ricorre il centenario della morte di Eduardo Di Capua e non mi risulta che a Napoli sia stata presa alcuna iniziativa di ricordare questo musicista che ha dato alla sua città un inno che è divenuto non solo «nazionale» ma mondiale. Evidenteme­nte tutte le attenzioni sono state riservate alla celebrazio­ne del cinquanten­ario di Totò, il grande attore comico che a Napoli ha dato tanto, ma, permettete­mi di dirlo, non quanto l’autore di «‘O sole mio» sul piano internazio­nale. È il caso di ricordare che il 14 agosto 1920, ad Anversa, durante la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi, fu proprio «‘O sole mio» ad essere eseguita come inno italiano, non conoscendo la banda musicale l’Inno di Mameli (o non avendone gli spartiti). Non vi è stato cantante, lirico o di musica leggera, di ambo i sessi, che non l’abbia cantata ed incisa. Il grande Caruso ne fece una particolar­e interpreta­zione; Elvis Presley ha venduto oltre trenta milioni di dischi con la sua versione americana. Eppure l’autore di questa canzone è morto nel 1917 a 52 anni, nella più squallida miseria. I più famosi poeti napoletani del suo tempo, tra cui Cinquegran­a e Capurro, Di Giacomo e Ferdinando Russo, Aniello Califano e Vincenzo Russo hanno avuto la fortuna di rendere eterni i loro versi con la musica di Eduardo Di Capua. Non si possono dimenticar­e «‘E gesummine ‘e Spagna» o «I’ te vurria vasà», «Pusillico Pusi’» o «Mandulinat­a ‘e notte», «Maria Marì» o «‘A serenata d’’e rose», «Torna maggio e Surriento» (con i versi di Aniello Califano) Le spoglie dell’autore di «‘O sole mio» sono depositate nel vecchio ossario comune del Cimitero Monumental­e di Napoli, nella tomba n.52 e il suo nome giace nell’oblio! Come è ingrata Napoli verso i figli che le hanno dato lustro, e le hanno attribuito l’eternità!

(già sindaco di Sorrento)

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Autore Eduardo Di Capua, morto il 4 ottobre del 1917

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