Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il rosato di San Francesco s’avvicina alla Provenza
Con l’eliminazione della piccola percentuale di tintore (come dice il nome quest’uva conferisce una pigmentazione molto spiccata al vino), la riduzione dell’aglianico a beneficio del piedirosso, il rosato della Tenuta San Francesco di Tramonti ha completamente cambiato fisionomia. Il modello che si è proposto l’enologo Carmine Valentino era quello degli apprezzati cucini provenzali, che tanto successo riscuotono, non solo in Costa azzurra ma in tutto il mondo tanto da essere identificati come i rosé per antonomasia. Principale, in senso logico, ma non unico elemento di fascino di questa tipologia è il colore, rosa tenue che trasferisce immediatamente l’idea di delicatezza propria di tali prodotti.
Del colore ho appena detto, il vino è limpido e luminoso, ma dimostra anche una discreta consistenza che si manifesta attraverso lacrime lente e abbastanza fitte all’interno del calice. Intensi, vari ed eleganti i profumi. Il naso riesce a leggere la componente floreale, i sentori netti di ciliegie mature e di lamponi. completa il bouquet una coloritura di agrumi che rende il profilo aromatico ancora più fresco. I rosati non sono vini da invecchiamento. Tuttavia il Costa d’Amalfi di San Francesco solo ora, cioè dopo la fine ufficiale dell’estate sta raggiungendo un equilibrio superiore. A inizio ottobre risulta infatti caldo, secco, accarezza il palato, con cremosa, ma non stucchevole morbidezza. Sostenuta la freschezza, leggera la vena sapida. Soddisfacente la persistenza. Non ho mai nascosto la mia predilezione per vini del genere. Sono dunque contento quando, non certo di frequente, ritrovo bottiglie simili in Campania.
Da provare sull’insalata caprese, sui gamberetti saltati in padella e conditi solo con sale e pepe, sul carpaccio di scorfano di scoglio, su culatello e prosciutto di pregio.