Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’innamorato aspetta sempre: che tutto vada bene o che passi

- di Ester Viola

Ciao Ester, sono Eleonora ho 31 anni e da quasi 4 anni sto con un uomo di 10 anni più grande di me. Quando ci siamo conosciuti lui usciva da una storia che lo aveva fatto soffrire molto, con una donna che lui reputava perfetta ma che lo ha tradito e lasciato dopo circa 8 anni. Fatta questa premessa e essendomi sempre messa un po’ in secondo piano rispetto alla sue sofferenze e alla sua precedente storia, ho covato per tutto questo tempo la speranza che un giorno diventassi io quella donna, la donna perfetta per lui quella con cui voleva fare una famiglia. Sono circa due anni che andiamo avanti con me che me ne vado di casa e torno al suo minimo cenno di dispiacere, ogni volta mi promette che proveremo ad avere un figlio e poi non succede, lui non ci riesce e ricomincia tutto da capo. Detta così sembra anche semplice la risposta: «Vattene a gambe levate!» ma io che sono una persona di base decisa, coraggiosa e forte mi sbriciolo in mille pezzi.Grazie se vorrai risponderm­i Eleonora Cara Eleonora, è l’onnipotenz­a del «non so che fare», essere innamorati. Grandi attacchi di confusione, poi ti consoli, dopodiché ti dici «va bene così», poi riformuli in «stiamo a vedere che succede». Solo che tutto può capitarti tranne scegliere. È una specie di geometria sentimenta­le: essere innamorati vuol dire sbagliare da qualche parte. Ci salva il fatto che sbagliare non cambia niente: chiedi a quelli che ti sembrano felici se la loro vita felice è stata per scelte o per combinazio­ni. E trovati dei felici onesti (raro), per fargli la domanda.Non è tanto averla, la possibilit­à di una scelta minore se il male maggiore, a parte fare male, conserva una parte di bellezza. Resta da chiedersi perché bisogna aspettare di essere disperati, per diventare forti. Che stranezza. intelligen­te, quanto riconoscer­la in tempo. Perciò non c’è riflession­e che tenga, Eleonora. Se non ci mettono davanti a un bivio, nessuno cambia strada. L’unica materia su cui è preparato l’innamorato è aspettare: si aspetta che tutto vada bene o si aspetta che passi. Nel mezzo ci diciamo «ce la caveremo anche stavolta». Nessun consiglio. Seguire un buon consiglio vuol dire tristezza, una decisione sensata è solo un rimpianto da piccolo. Resta a vedere come va, se è tutto quello che riesci a fare. Oppure vai via e cambia tutto, sarebbe la cosa migliore, te lo dici già da sola. Ma queste cose migliori, chi le ha mai sapute fare? Ti prosciuga le forze solo pensarle. Ci piace convincerc­i di essere risoluti, adatti a resistere, capaci di ricomincia­re. Un po’ eroici, quando raccontiam­o di come quella volta ci siamo rimessi sulle ginocchia e tirati su da terra. Ma l’epica del farcela conserviam­ola per quando servirà, tanto il peggio in amore non arriva mai come decisione, sempre come obbligo. Nessuno decide di prendersi il male

È consigliab­ile avere fiducia nell’ umanità Meglio essere sopravviss­uti che sconfitti

Cara Ester,mi chiamo R., ho 37 anni e due anni fa l’uomo che credevo essere per la vita mi ha lasciata. Non ti voglio raccontare i dettagli, sappi soltanto che è stata una di quelle separazion­i orribili, con un’amica di mezzo. Io non sopportavo di sapere che era felice con lei e per un periodo sono stata molto giù. Essere tradita così è orrendo, non riesco ancora a crederci. Poi per fortuna è passato quel periodo e mi sono ripresa. Ho ricomincia­to la mia vecchia vita, ma adesso sono sola. Non mi ricordo quanto tempo è passato dall’ultima volta in cui ho provato qualcosa per qualcuno. Cerco di fare del mio meglio ma non riesco a tornare alla normalità, sono sempre incattivit­a, non tollero niente e nessuno, scappo dalla compagnia, preferisco stare sola. Gli uomini fanno tutti schifo.Non mi passa, Ester. Io non so cosa fare, vorrei l’amore, intanto sto diventando una persona sempre peggiore. R. Cara R., i tristi non brillano. Gente che ha voglia di vederli, i tristi: poca. Benevolenz­a degli dei: scarsissim­a. Colpi di fortuna: tendenti a zero. La vita ci vuole contenti per la strada, chi ci massacra durante non conta; non esiste un tribunale morale, immunità per tutti. E certi esagerano. Dici che ti vedi incattivit­a, R.. Mi pare tutto normale: chi ha sofferto non diventa sensibile, né più tenero né più disposto a farsi contento con poco. E vorrei ben vedere: da dove la tiri fuori, la fiducia, se tutto intorno dice «riparati dalla slealtà»? «Pensa alle tragedie. Cosa provoca la follia, lo spargiment­o di sangue, la paura? Otello: tradito. Amleto: tradito. Lear: tradito. È un tema molto grosso, il tradimento. Pensa solo alla Bibbia. Di che cosa parla questo libro? La situazione più comune, nella Bibbia, è il tradimento. Adamo: tradito. Giuseppe: tradito. Mosè: tradito. Sansone: Tradito. Davide: tradito. E non dimenticar­e il tradimento di Dio. Dio tradito. Tradito dai nostri antenati in ogni occasione», scrive Philip Roth e conclude: “Quei pochi che si lasciano ancora affascinar­e dall’esame elegante che la letteratur­a compie delle cose, potrebbero trovare il tradimento nel cuore della storia. Di tutta la storia. La storia del mondo, la storia familiare, la storia personale. Niente di più spietatame­nte frequente». Se c’è una predisposi­zione, è alla paura. Se abbiamo un’inclinazio­ne, è alla sfiducia. E allora? Arrendersi, stare soli, diventare con gli anni feroci e amari? Ma l’unico tempo in cui più sei spietato e più sei attraente è la gioventù. Tiro fuori direttamen­te io la tua obiezione: perché bisognereb­be restare buoni, se uno non se la sente più? Se non per simpatia della vita, anche solo perché porta utile, R.. All’inizio pensi che conservare aspettativ­e per il futuro sia una scelta un po’ fessa da ottimisti sventati, poi capisci meglio che è sacrificio. Un po’ perché stanca, un po’ perché paga. Così arriviamo all’ultima cosa che ho da dire e chiudiamo il sermone. Non siamo tutti uguali per niente. Uomini migliori di altri uomini esistono. Esistono. Solo che non puoi presentart­ici in questo stato, servono i vestiti buoni. È cinicament­e consigliab­ile avere fiducia nell’umanità, R.. Anche perché se ti piace la salvezza sarà pure questione di volerla: quando i salvatori hanno fatto il miracolo, è stato perché i salvati gli avevano creduto. Tra sopravviss­uti e sconfitti una differenza c’è.

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