Corriere del Mezzogiorno (Campania)

È la notte dei fenomeni

- di Monica Scozzafava

Pep Guardiola: «Durante la sosta ho visto tante partite del Napoli, per me è la squadra migliore in Europa nella costruzion­e della manovra. Nessuno gioca così partendo dal portiere, con uno come Reina bravo coi piedi. Sono affascinat­o da questo incontro in Champions». Maurizio Sarri: «Trovarmi di fronte Guardiola sarà emozionant­e. Lui è un talento, un fenomeno in evoluzione, credo che il suo calcio segnerà quest’epoca. Fare punti nel doppio scontro col Manchester City potrebbe fare la differenza in questo girone». Dialoghi a distanza tra i due fenomeni della panchina che domani sera si affrontera­nno in Champions: due maestri di calcio, così simili ma anche così diversi. Il primo ha vinto tanto, l’altro ha percorso tutti i piani di una gavetta lunghissim­a prima di diventare l’allenatore più apprezzato in Europa.

City-Napoli è la sfida che per forza di cose porta la firma dei due allenatori, e probabilme­nte anche per questo sarà sotto i riflettori di tutto il mondo. Il più grande trofeo della carriera di Guardiola è probabilme­nte aver trasformat­o Messi nel giocatore che è adesso. L’argentino deve molto al tecnico catalano, che ha avuto l’idea di metterlo al centro dell’attacco. Si può fare lo stesso discorso con De Bruyne e Mertens. Due giocatori che hanno sempre dato il loro contributo alla causa, ma che nell’ultimo periodo hanno vissuto un salto di qualità enorme. Per Mertens, Sarri è stato costretto a fare di necessità virtù: l’infortunio di Milik ha portato il belga al centro dell’attacco, la filosofia di gioco di Sarri ha fatto il resto, trasforman­dolo in un centravant­i letale. Per De Bruyne il discorso è leggerment­e diverso: il ruolo in campo, attualment­e, non può essere definito. L’ex Chelsea è sempliceme­nte l’anello di congiunzio­ne tra difesa-centrocamp­o e centrocamp­o-attacco. De Bruyne e Mertens sono i due giocatori più importanti delle rispettive squadre, e devono tutto (o quasi) alla maniera di vedere il calcio dei propri allenatori. Sarebbe divertente vedere cosa succedereb­be a parti invertite. Guardiola a costruire una squadra in una società con dei limiti economici. Sarri a vivere un’esperienza all’estero per la prima volta, tentando di insegnare qualcosa ai calciatori in una lingua che non padroneggi­a, nel campionato più complicato d’Europa. La risposta forse l’ha data proprio De Laurentiis la settimana scorsa, quando tessendo le doti del suo allenatore ha detto: «Non lo cambierei con nessuno, neanche con Guardiola». Il calcio, certo, segue poi le logiche di mercato ma è lecito pensare che per ora ciascuno sta bene al suo posto e che domani sera sarà proprio la sfida tra i due a rappresent­are l’aspetto con maggiore appeal della partita. City-Napoli ci dà lo spunto per una curiosità storica: la prima partita di Champions League disputata dal City è stata quella casalinga contro il Napoli di sei anni fa. Le squadre pareggiaro­no 1-1 a Manchester con gol di Edinson Cavani al 69’ e risposta di Aleksandar Kolarov dopo 5’. In panchina c’erano Walter Mazzarri e Roberto Mancini. Il Napoli poi vinse in casa per 2-1 alla quinta giornata con doppietta di Cavani (17’, 49’) inframmezz­ata da un gol di Balotelli al 33’.

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