Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Scuola Elementare di Teatro Sessanta giovani in cerca di riscatto

Richieste di iscrizione in crescita con tante storie di fragilità, disabilità e disagio Tra le domande commuove quella del fratello di Gelsomina Verde, uccisa dai boss Così il regista triplica gli spazi: all’ex Asilo aggiunge Trianon e Dormitorio

- Di Natascia Festa a pagina 16

Il fondatore Quest’anno mi affiancher­anno Marina Rippa e Raffaele Di Florio, mentre Hilenia De Falco con Interno 5 cura gli aspetti organizzat­ivi

Per l’iscrizione alla sua Scuola Elementare del Teatro, progetto di arte e inclusione sociale gratuito giunto al suo quinto anno, il regista Davide Iodice aveva chiesto di allegare alla domanda una lettera di motivazion­e. Ne sono arrivate ben sessanta — tutte accettate — e scorrendon­e i testi, si squadernan­o sotto gli occhi giovani vite traboccant­i di speranze, ruvide di dubbi sulla società che nega l’espression­e dell’individuo soprattutt­o se uno vive in una «sfigata» periferia di Napoli, ha una disabilità fisica o intelletti­va o se la vita gli ha già servito la sua ferita sanguinant­e che nessuno vede davvero. Come nel caso di Francesco Verde, fratello di Gelsomina, bruciata viva nel novembre del 2004, durante la faida di Secondigli­ano. Francesco scrive che di esperienze attoriali ne ha già fatte — è anche tra i personaggi della serie Gomorra — ma che il suo obiettivo è quello di migliorare, imparare, crescere profession­almente e umanamente e, da quello che ha visto e letto, la scuola di Iodice fa il caso suo. E così ieri, al «primo giorno di scuola» nel teatro dell’ex Asilo Filangieri, era uno dei sessanta ragazzi seduti in platea ad ascoltare il regista che da «padre» di questo progetto ispirato a Kantor accoglieva e dava le linee guida. Vista l’alta finalità sociale di questo esperiment­o rivolto a una platea «speciale» di cui nessuno si fa carico, vista la gratuità delle lezioni e la natura pubblica in un luogo pubblico, ci si sarebbe aspettati che il «pubblico» per eccellenza, le istituzion­i, fossero presenti se non in pertre: sona almeno in delibera. «Invece niente» dice Iodice. «Al quinto anno mi sono chiesto cosa fare. I risulti raggiunti sono evidenti ed incoraggia­nti. Alcuni allievi sono diventati a loro volta “guide” della scuola, hanno sviluppato progetti, imparato mestieri della scena che già praticano anche altrove. Non solo. La domanda di una scuola di teatro non ufficiale e “museale” che accolga disagi di vario livello e li trasformi in valore altro è, a giudicare dai numeri, molto alta. Così invece di chiudere ho triplicato l’offerta e gli spazi». E infatti quest’anno i Conservato­ri popolari per le arti della scena (sottotitol­o mutuato da un modello degli anni Settanta) sono l’Asilo Filangieri ospiterà il ciclo Vocazione e ricerca, il teatro Trianon l’Officina produttiva e il Centro di Prima accoglienz­a ex Dormitorio Pubblico la sezione Azioni. E tre sono anche i «coach» perché Iodice ha chiamato in forze Marina Rippa, che già dirige la scuola di teatro delle donne di Forcella, e il regista di lungo corso Raffaele Di Florio, mentre Hilenia De Falco con Interno 5 cura gli aspetti organizzat­ivi. Si tratta di un organismo notevole, dunque, che si regge solo sulle sue gambe volontarie. La parola chiave sarà crowdfundi­ng.

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 ??  ?? Primo giorno Il gruppo degli iscritti alla Scuola, ieri all’ex Asilo Filangieri con, seduti da sinistra, Raffaele Di Florio, Marina Rippa, Davide Iodice, Francesco Verde e Hilenia de Falco
Primo giorno Il gruppo degli iscritti alla Scuola, ieri all’ex Asilo Filangieri con, seduti da sinistra, Raffaele Di Florio, Marina Rippa, Davide Iodice, Francesco Verde e Hilenia de Falco

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