Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Anci, la casa dei Comuni parla con una voce sola
Caro direttore, è apprezzabile che il Corriere del Mezzogiorno ponga all’attenzione dei suoi lettori, nell’articolo a firma di Simona Brandolini, temi centrali nel governo della Campania.
Abusivismo edilizio, riordino del territorio, riforma dell’abuso d’ufficio costituiscono alcuni dei poli di iniziativa dell’Anci Campania. Si tratta di posizioni che rappresentano la sintesi di un serio confronto al nostro interno e intendono parlare a tutti i cittadini della Campania, superando vecchi paradigmi e steccati. I sindaci rappresentano, infatti, le comunità campane, tutte intere, senza contrapposizioni partitiche o colore politico.
Per questo motivo, sul tema, molto sensibile, dell’abusivismo edilizio e del Ddl Falanga, l’Esecutivo Anci, pochi giorni fa, ha approvato un documento che prende atto della realtà di un territorio, come quello campano, segnato da uno sviluppo disordinato con settantamila gli immobili abusivi. La strada maestra, ne siamo ben consapevoli, è immaginare una soluzione organica del problema che, coinvolgendo i Comuni e i sindaci, ridisegni con chiarezza la geografia urbanistica dei territori, verifichi la recuperabilità di quegli immobili che sono inseriti in contesti ormai urbanizzati, e preveda abbattimenti, senza condizioni, da parte del Genio militare di quelli costruiti in zone vincolate o su terreni demaniali.
In mancanza di un’iniziativa del genere, il Ddl Falanga appare come una risposta, seppure incompleta e parziale, a un problema che esiste e che oggi viene scaricato unicamente sui sindaci della Campania.
A tal proposito ho già chiesto al presidente Anci, Antonio Decaro, e al presidente del Consiglio nazionale, Enzo Bianco, un incontro urgente per condividere un orientamento e un’iniziativa, a livello nazionale, sulla delicata questione.
Sulla questione di una riforma dell’abuso d’ufficio, secondo le linee indicate dal presidente Anac, Raffaele Cantone, mi limito solo a dire che la posizione espressa, e che trova riscontro in quelle manifestate dai vertici dell’Anci nazionale, serve solo a sottrarre i sindaci dalle braci dell’insicurezza e della diffidenza da parte delle comunità che amministrano, scongiurando l’immobilismo amministrativo.
La ringrazio, infine, di avermi dato la possibilità di conoscere, attraverso il Corriere, anche il pensiero del sindaco Carlo Marino, che fino ad oggi mi era ignoto, anche perché, nei rari casi in cui ha partecipato alle riunioni tra sindaci da me indette, ha brillato soltanto per il suo silenzio.