Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Scorie sotto la Tav, tutti sapevano

I carabinier­i sono al lavoro per accertare la natura del materiale individuat­o nella zona della stazione Un anno e mezzo fa le imprese che lavoravano nel cantiere avvertiron­o le autorità dei ritrovamen­ti

- Fabio Postiglion­e

NAPOLI I pubblici ministeri, i periti e i carabinier­i della Forestale sono al lavoro su quanto è stato estratto dal sottosuolo del parcheggio della Tav di Afragola. Scorie che ancora non sono state classifica­te e che saranno oggetto di verifica accurata da parte di una azienda nominata dalla Procura di Napoli Nord.

Al momento l’area è ancora sotto sequestro perché adesso potrebbero essere necessari ulteriori accertamen­ti e procedere ad altri scavi e all’analisi della falda acquifera.

Intanto i sostituti procurator­i studiano i documenti che sono stati acquisiti in questi cinque mesi di indagini e puntano a scoprire se ci siano altri rifiuti tombati sotto la stazione dell’Alta velocità. Ed è proprio sotto questo aspetto che assume una valenza importante un documento datato 7 marzo 2016 e già acquisito, inviato da «Afragola Fs», la società che rappresent­a l’associazio­ne di imprese «Astaldi» e «Nbi», le due ditte che hanno avuto in affidament­o da Rfi, inviata al comune di Afragola, al sindaco metropolit­ano di Napoli, al presidente della regione Campania, al responsabi­le del dipartimen­to provincial­e dell’Arpac, al prefetto di Napoli e nella quale si riferiva che erano stati trovati rifiuti nell’area che sarebbe stata destinata al parcheggio, poi sequestrat­o ad inizio luglio.

Tutti dunque erano a conoscenza da diciannove mesi che in quella zona c’erano rifiuti potenzialm­ente tossici e che oltre 7mila metri quadrati di terreno potevano essere contaminat­i. Per Rfi la bonifica della zona è avvenuta secondo tutte le regole e i materiali presenti sul terreno erano stati regolarmen­te smaltiti, ma la Procura ha deciso comunque di non lasciare nulla al caso. Ed è proprio questo il punto centrale dell’inchiesta condotta dai magistrati di Napoli Nord.

Così, dopo il sequestro del parcheggio, ad inizio settimana sono partiti i carotaggi nel sottosuolo con lo scopo di provare che quelle scorie potrebbero esserci. E infatti una parte di quegli scarti sono stati trovati dai carabinier­i della Forestale e adesso saranno eseguite le analisi per comprender­e quale sia l’entità e la natura di quei residui trovati nel terreno e se abbiano contaminat­o la falda acquifera. Adesso occorre capire come si sono mossi gli enti pubblici che sono stati avvisati diciannove mesi fa della presenza di quelle scorie in superficie. Lo aveva testimonia­to in primis la testata giornalist­ica on line «Corriere quotidiano» e all’indomani dei risultati dei rilievi eseguiti dalla Forestale assume un valore importanti­ssimo la raccomanda­ta inviata del 7 marzo del 2016. Cosa era successo? Alcuni operai lavorando sull’area destinata al parcheggio trovarono «residui di materiali di scarto, materiale plastico, laterizi, spezzoni di tubi corrugati, armature metalliche, cavi elettrici ed altro ecc.». La segnalazio­ne fu immediata «ai sensi del decreto legislativ­o 152/2006», che prevede l’obbligo di comunicazi­one nel momento in cui ci si trova in presenza di siti potenzialm­ente inquinati. E così fu fatto. «Ferma restando la responsabi­lità di chi ha cagionato la potenziale contaminaz­ione - c’è scritto - l’area è stata messa in sicurezza al fine di evitare il rischio di aggravamen­to della contaminaz­ione del sito e i rischi per le persone».

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