Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Scorie sotto la Tav, tutti sapevano
I carabinieri sono al lavoro per accertare la natura del materiale individuato nella zona della stazione Un anno e mezzo fa le imprese che lavoravano nel cantiere avvertirono le autorità dei ritrovamenti
NAPOLI I pubblici ministeri, i periti e i carabinieri della Forestale sono al lavoro su quanto è stato estratto dal sottosuolo del parcheggio della Tav di Afragola. Scorie che ancora non sono state classificate e che saranno oggetto di verifica accurata da parte di una azienda nominata dalla Procura di Napoli Nord.
Al momento l’area è ancora sotto sequestro perché adesso potrebbero essere necessari ulteriori accertamenti e procedere ad altri scavi e all’analisi della falda acquifera.
Intanto i sostituti procuratori studiano i documenti che sono stati acquisiti in questi cinque mesi di indagini e puntano a scoprire se ci siano altri rifiuti tombati sotto la stazione dell’Alta velocità. Ed è proprio sotto questo aspetto che assume una valenza importante un documento datato 7 marzo 2016 e già acquisito, inviato da «Afragola Fs», la società che rappresenta l’associazione di imprese «Astaldi» e «Nbi», le due ditte che hanno avuto in affidamento da Rfi, inviata al comune di Afragola, al sindaco metropolitano di Napoli, al presidente della regione Campania, al responsabile del dipartimento provinciale dell’Arpac, al prefetto di Napoli e nella quale si riferiva che erano stati trovati rifiuti nell’area che sarebbe stata destinata al parcheggio, poi sequestrato ad inizio luglio.
Tutti dunque erano a conoscenza da diciannove mesi che in quella zona c’erano rifiuti potenzialmente tossici e che oltre 7mila metri quadrati di terreno potevano essere contaminati. Per Rfi la bonifica della zona è avvenuta secondo tutte le regole e i materiali presenti sul terreno erano stati regolarmente smaltiti, ma la Procura ha deciso comunque di non lasciare nulla al caso. Ed è proprio questo il punto centrale dell’inchiesta condotta dai magistrati di Napoli Nord.
Così, dopo il sequestro del parcheggio, ad inizio settimana sono partiti i carotaggi nel sottosuolo con lo scopo di provare che quelle scorie potrebbero esserci. E infatti una parte di quegli scarti sono stati trovati dai carabinieri della Forestale e adesso saranno eseguite le analisi per comprendere quale sia l’entità e la natura di quei residui trovati nel terreno e se abbiano contaminato la falda acquifera. Adesso occorre capire come si sono mossi gli enti pubblici che sono stati avvisati diciannove mesi fa della presenza di quelle scorie in superficie. Lo aveva testimoniato in primis la testata giornalistica on line «Corriere quotidiano» e all’indomani dei risultati dei rilievi eseguiti dalla Forestale assume un valore importantissimo la raccomandata inviata del 7 marzo del 2016. Cosa era successo? Alcuni operai lavorando sull’area destinata al parcheggio trovarono «residui di materiali di scarto, materiale plastico, laterizi, spezzoni di tubi corrugati, armature metalliche, cavi elettrici ed altro ecc.». La segnalazione fu immediata «ai sensi del decreto legislativo 152/2006», che prevede l’obbligo di comunicazione nel momento in cui ci si trova in presenza di siti potenzialmente inquinati. E così fu fatto. «Ferma restando la responsabilità di chi ha cagionato la potenziale contaminazione - c’è scritto - l’area è stata messa in sicurezza al fine di evitare il rischio di aggravamento della contaminazione del sito e i rischi per le persone».