Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Anm, intesa sul ritorno dei controllori E 69 esuberi potrebbero finire all’Eav
La sede di via Marino nel «capitale». Manzo (Napoli holding): subito l’assemblea dei soci
NAPOLI Sull’accordo per il Piano di salvataggio di Anm che stanno cercando Comune di Napoli, azienda e sindacati, si sono abbattute come un macigno le prescrizioni della Corte dei conti. Mentre l’amministratore unico della Napoli holding, Amedeo Manzo, che rappresenta formalmente il socio unico dell’Anm, ha inviato una lettera all’Ad dell’azienda e al collegio sindacale invitandoli a convocare in fretta l’assemblea dei soci «per gli opportuni provvedimenti» vista la situazione dell’azienda. Un’accelerazione importante rispetto alla data del 30 ottobre scorso che il sindaco aveva annunciato come prossima assemblea dell’assemblea soci di Anm.
Intanto, quelle che parevano essere solo indiscrezioni legate alle difficoltà per il Comune di Napoli di esporsi più di tanto visto il diktat dei magistrati contabili, alla fine sono diventate realtà con tanto di formalizzazione nella bozza di accordo che da ieri, con l’ennesima maratona notturna in Municipio, Comune e sindacati hanno continuato a snocciolare. E a pagina 2 della bozza, dove prima c’era scritto che il Comune predisposto «gli atti necessari alla patrimonializzazione dell’azienda», oggi si legge che «il Comune predisporrà gli atti necessari alla salvaguardia del capitale sociale dell’azienda». Sparisce, dunque, il riferimento alla patrimonializzazione che l’assessore Panini spiega così: «Dopo le prescrizioni della Corte dei conti, che ci ha dato 60 giorni per rifare il Piano di riequilibrio, il sentiero per l’intesa si è ristretto perché è scattato anche il blocco della spesa. Noi possiamo quindi ricostituire il capitale sociale ma non conferire i cinque beni immobili che immaginavamo di trasferire ad Anm per renderla più forte. Ma poco cambia. L’importante è infatti ricostituire il capitale sociale», che il Comune ritiene di fare «trasferendo ad Anm la sede di via Gianbattista Marino a Fuorigrotta, dove c’è la direzione generale di Anm, che ha un valore di circa 18-19 milioni». «Non possiamo però, ribadisco, trasferire beni che eccedano il necessario viste le prescrizioni della Corte dei conti», precisa Panini. Intanto il tempo passa. Entro fine ottobre, se non prima, occorre che sia pronto e firmato da tutti il nuovo Piano di salvataggio. Altrimenti partiranno le procedure di legge per riduzione dei costi dell’azienda e tutto quanto ne consegue. Perciò, anche per i sindacati il sentiero è molto stretto: tutti sanno bene che un accordo, anche siglato all’ultimo minuto, è sempre meglio di un «non accordo» che presupporrebbe licenziamenti, mobilità e paralisi di un’azienda che andrebbe al collasso. Peraltro, l’intesa che il Comune propone prevede che nessuno venga licenziato. E prevede anche che il Piano, invece che in tre, si sviluppi in cinque anni. Ma anche che nessuno dei dipendenti prepensionabili diventi un esodato: andrebbe cioè in pensione solo quando saranno disponibili i fondi regionali per sostenere l’uscita (Naspi). Nell’intesa, c’è spazio pure un robusto piano di ricollocazione — e verifica — per il personale inidoneo, di cui 73 dipendenti in maniera «temporanea» e circa 80 in maniera «definitiva». Ma la vera novità dell’accordo l’anticipa sempre Panini «e sta — dice — nelle norme attuative della riforma Madia sulla pubblica amministrazione, che in queste ore stanno per essere diffuse, e che prevede la possibilità di fare mobilità non solo tra aziende comunali, ma all’interno dela regione». Cosa, questa, che secondo tutti presupporre che altri 69 dipendenti dell’Anm possano andare — solo per fare un esempio — a lavorare all’Eav piuttosto che in Ctp, e non solo in Asia o alla Napoli Servizi. Fermo restando che servirebbe l’ok da parte dell’azienda ad assorbire gli esuberi. De Luca accetterebbe? Questo si vedrà. Il piano di rilancio passa comunque anche da una forte lotta all’evasione. Per questo, come da tempo sostenuto dal presidente della Commissione Mobilità, Nino Simeone, l’intesa prevede il ritorno dei controllori: almeno 200 persone che si occuperanno delle verifiche dei biglietti su gomma e ferro. Mentre altri 150 dipendenti presidieranno, pure nelle ore serali, le strisce blu. Molto più diffusi saranno i punti vendita dei biglietti: saranno venduti anche a bordo dei bus dal conducente, il quale, di fatto, vendendo il ticket effettua pure un primo controllo. I biglietti venduti a bordo costeranno di più, pare 1,30 euro: il ricavato maggiore sarà negoziato da sindacati e azienda sotto forma di premio per i dipendenti Anm. A proposito di premio produzione: dall’intesa che il Comune ha messo sul tavolo sparisce la prima tranche di 400 euro del premio 2016 che slitta, per intero, addirittura al primo gennaio 2019. Basterà questo per salvare Anm? Dalla firma sull’intesa dipenderà davvero tanto.