Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Oliva e i ragazzi della Sanità «Sono rimasto anche per loro»
Il contributo alla rinascita del quartiere del patron di «Concettina ai tre Santi»
NAPOLI Quando leggerà quest’articolo Ciro Oliva non avrà più la barba che lo fa apparire più “anziano” dei suoi 24 anni, più in sintonia con l’immagine di imprenditore di successo con ben trentatrè dipendenti, del patron di Concettina ai tre Santi alla Sanità. E, soprattutto, di marito e padre già di due figlie di quattro e un anno e mezzo. Ha deciso di tagliarla. Sarà più simile, senza quel filo di barba, allo scugnizzo 3.0 che, sfornando pizze e post sui social alla velocità della luce, ha conquistato in breve un posto di membro permanente della tavola rotonda dei maestri dell’arte di ammaccare.
«Con Gino Sorbillo, Enzo Coccia, i fratelli Salvo (altri paladini di diritto, ndr) vado d’accordo. Grande rispetto, ma alla fine, come si dice a Napoli, ognuno pensi ai fatti suoi». Definirlo sveglio sarebbe riduttivo: questo ragazzo della Sanità ha capito che promuovendo la rinascita del proprio rione piuttosto che fujire magari in via Toledo o alla Riviera, sarebbe arrivato prima all’appuntamento, inevitabile per un predestinato come lui, col successo. Attivo sui social quanto impegnato nel sociale non virtuale. Prima, mutuandola dal caffè, ha inventato la pizza sospesa, cioè pagata in anticipo da generosi clienti del locale, e consumata successivamente da qualche indigente che non avrebbe potuto permettersela. Su una lavagnetta all’ingresso il computo delle pizze a disposizione dei meno abbienti è aggiornato in tempo reale. Al momento dei saluti sono 1.225. E poi c’è la pizza Fondazione San Gennaro, in versione bianca, con provola, o rossa, con pomodoro San Marzano: chi la ordina ha la certezza che frutterà 1 euro all’omonima fondazione, presidio di speranza del rione.
Encomiabile anche la più recente iniziativa in favore dei ragazzi della Casa dei Cristallini, un’istituzione morale della Sanità che ormai da anni mette in campo iniziative per garantire la formazione e soprattutto l’inclusione dei minori a rischio. Quotidianamente, per esempio, assicura ai piccoli ospiti, tramite una rete di volontari, il doposcuola. E, dopo l’espletamento del dovere, attività ludiche per tenerli lontano dalla strada. Recentemente Oliva, pizzaiolo griffato, ha ricevuto diecimila euro dalla Ferrarelle per una sponsorizzazione. Ma ha deciso di non versarli sul proprio conto in banca. Di metterli piuttosto a disposizione per finanziare corsi di inglese per quaranta bambini. E poiché i volontari della Casa preferiscono non maneggiare direttamente il denaro è stato direttamente il generoso mecenate a ingaggiare Sean, un professore di madrelingua inglese («Ora mi sfugge il cognome - si scusa Ciro il giovane - ma dopo te lo faccio sapere»). Una dimostrazione di lungimiranza.
L’uso della lingua straniera rappresenta un imperativo anche alla Sanità. «Da noi - racconta - arrivano tanti stranieri. Anch’io e i miei collaboratori abbiamo preso lezioni d’inglese, così possiamo interagire con i nostri clienti e chiedere, per esempio, do you like this pizza?»
Certo, Oliva alle spalle ha avuto e ha tuttora il padre Antonio, che sembra piuttosto il fratello maggiore, con quarant’anni di mestiere alle spalle. Ciro è figlio unico ed è stato messo letteralmente alla frusta, anche se, come racconta con orgoglio il genitore, non ha mai ricevuto uno schiaffo. «Babbo» lo chiama, come Renzi e Pinocchio. Scuola e lavoro fin dai tempi delle medie. A dodici anni era già in pizzeria come apprendista stregone. Studiando e lavorando ha poi conseguito il diploma superiore.
Ciro è un vero e proprio argento vivo. Mentre ne fa una, ne pensa altre cento. Su Napoli bada da solo alla propria immagine, ma per curare la comunicazione a livello nazionale ha scelto un’affermata professionista milanese delle pubbliche relazioni, Roberta Antonioli, che, tanto per capirsi, ha curato l’immagine della Breitling e dello chef più mediatico d’Italia, Antonino Cannavacciuolo. Non mantiene solo i rapporti con la stampa che conta. Il cliente giura che la pr gli ha fatto fare «un salto di qualità a livello umano», procurandogli rapporti importanti anche all’estero e aiutandolo a gestire situazioni che, nonostante la lezione paterna, sarebbero state oggettivamente piccole per un ventiquattrenne, per quanto di assoluto talento. Gli ha insegnato a non strafare, almeno a contenere l’esuberanza di chi vuole arrivare in fretta. Ma vuoi vedere che il giovane Oliva prepara lo sbarco nel capoluogo lombardo, già effettuato con successo da alcuni colleghi napoletani? «Per il momento - assicura - non ci penso nemmeno. È presto devo ancora consolidare il lavoro qui a Napoli». Magari con un’altra sede al centro? «Questo lo escludo. Non avverrà mai. Farmi l’autoconcorrenza non avrebbe senso». Mentre parla continua a muoversi, a gesticolare come se fosse dietro al bancone con i suoi collaboratori, a lavorare la pasta o a dare gli ultimi tocchi alle pizze prima dell’ingresso in forno o dopo l’uscita.
I riconoscimenti li ha inseguiti, e quando ha raggiunto i primi è scoppiato a piangere come un bambino. Il successo di pubblico lo aveva già premiato e continua a premiarlo. Dispone di poco più di 50 coperti. Ma le pizze sfornate in un giorno non si contano. Fuori al locale un “vigile” gestisce la lunga lista di attesa. Lunedì alle 15,10: c’è ancora tanta gente che aspetta. Il Nostro è un grande lavoratore. «Ma la domenica sera e in un giorno durante la settimana, non voglio sentire ragioni: devo stare con la mia famiglia, con Doriana (la moglia, ndr), Annachiara e Antonio (le bimbe, ndr)». Spesso va al ristorante. E si tratta bene: Torre del Saracino, Don Alfonso, Kresios. Siamo ai saluti. Si gira. «Babbo, i giornalisti vanno via, lo chiami tu il taxi?».