Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Gli strumenti (inutilizzati) per sorvegliare i vulcani
Inutilizzate attrezzature costate milioni. Guerre interne a colpi di esposti e sanzioni disciplinari
Strumenti per milioni di euro comprati e non utilizzati all’Osservatorio Vesuviano. Dovrebbero servire a potenziare la sorveglianza.
NAPOLI Strumenti di sorveglianza vulcanologica per milioni di euro comprati e poi inutilizzati. Sono nei depositi dell’Osservatorio Vesuviano. Si tratta di complesse apparecchiature che dovrebbero potenziare la rete di monitoraggio dei vulcani campani. Nell’inchiesta di ieri, il Corriere del Mezzogiorno, ha portato fuori lo sfogo di un ricercatore che «piange» al telefono per non avere sufficienti geochimici, ora viene fuori che mentre continuano le richieste di fondi a Governo e Regioni, Ingv possiede strumenti di sorveglianza per milioni di euro inutilizzati. Sono 80 stazioni sismiche e una quindicina di complesse apparecchiature mai entrate in funzione. Intanto a Ischia i tre «tiltmetri», che misurano la deformazione del suolo, segnalavano movimenti già un anno prima del disastroso sisma di agosto. Non era il caso di potenziare quegli strumenti prima del sisma di Casamicciola?
Le attrezzature inutilizzate furono acquistate con i fondi della Regione Campania e dell’Università nell’ambito dei progetti “Vulcamed” e “Sistema”, costati tre milioni di euro e consegnati all’Osservatorio nel 2015. Dovevano essere installati ma due anni dopo sono ancora inattivi, come viene anche denunciato nella telefonata di un ricercatore che pubblichiamo. Di quali strumenti parliamo? Di sismiche da laboratorio, geochimiche, geolettriche, magnetotelluriche e Gps, tutte procurato con finanziamenti regionali e del Ministero dell’Università. E così mentre ci sono solo due geochimici in servizio sulle fumarole e un solo esperto sismologo mobile, ora viene fuori che attrezzature indispensabili nel potenziamento della rete di sorveglianza non vengono attivati.
Una situazione inaccettabile che è stata già da tempo segnalata all’interno della sezione dell’Ingv. Come si spiega? Negligenza o imperizia? Eppure i fondi non mancano. E anche se su 104 dipendenti la metà è composta da ricercatori, è evidente che qualcosa non funziona nell’organizzazione complessiva che fa capo al direttore Francesca Bianco. Il tutto accade — è bene ricordarlo — mentre i Campi Flegrei sono in stato scientifico di «attenzione» (giallo) e mentre a Casamicciola l’estate scorsa c’è stato un disastroso terremoto. A pesare sull’organizzazione del lavoro ci sono anche gli effetti di una clamorosa guerra interna alla sezione Ingv di Napoli che, nel marzo 2016, portò al commissariamento dell’Osservatorio dopo l’esonero del direttore dell’epoca Giuseppe De Natale (poi ritenuto illegittimo da una sentenza del Tar). Mentre Ingv ha comminato in passato provvedimenti disciplinari a due studiosi che avevano denunciato negli anni scorsi episodi di malagestione: Giuseppe Mastrolorenzo e Fedora Quattrocchi. Intanto è proprio un esposto di De Natale presentato in Procura a Napoli con l’ipotesi di «abuso di potere» che ha portato all’apertura di un’inchiesta, tutt’ora in corso, da parte del pm Graziella Arlomede.
Nei mesi scorsi gli uffici dell’ente in via Diocleziano sono stati visitati dalla Guardia di Finanza. Un faro è stato acceso anche sulla vicenda dei macchinari che giacciono nei depositi. Tutto avviene mentre alcuni sensori vanno in tilt. È il caso della fumarola principale in via Pisciarelli. Il sensore di temperatura funziona male e «al momento non è possibile operare in sicurezza nel sito per sostituirlo» come si legge nel bollettino mensile» dell’Ingv. Ma per ora resta scoperta anche la Solfatara. Infatti, dopo la tragedia del 12 settembre scorso (che costò la vita a tre membri di una famigliola di turisti) il sito è inaccessibile ai vulcanologi. L’area è sotto sequestro e interdetta a tutti, scienziati compresi. È vero che esistono le apparecchiature installate in passato e continuano a trasmettere dati alle stazioni di controllo, ma non è possibile eseguire interventi sul posto per a comprendere se ci sono stati cambiamenti significativi nel sottosuolo. Ritardi e inadempienze che sollevano dubbi sulla reale efficacia della rete di controlli.
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