Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Renzi e l’incognita Rosatellum L’«abbraccio» con Franco Alfieri e l’intesa con il governatore «Dobbiamo lavorare per i collegi»
«Ora dobbiamo lavorare bene sui collegi». Matteo Renzi prende da parte la segretaria regionale del Pd, Assunta Tartaglione. Avrà detto la stessa cosa anche al governatore Vincenzo De Luca, mentre in macchina hanno percorso le poche centinaia di metri che separano la stazione di Paestum dalla basilica paleocristiana con vista mozzafiato sui templi.
Il Rosatellum 2.0 preoccupa e non poco il Pd, le simulazioni, in assenza di alleanze, non lasciano dubbi. Anche nelle cosiddette regioni rosse non darebbe i risultati sperati, Campania compresa. La sorpresa al Sud potrebbe, infatti, venire proprio dagli avversari di Mdp, con i quali un accordo appare sempre più lontano. E così Renzi fa quadrato, incontra truppe, fa selfie con i capibastone di turno, siede tra De Luca (scontato) e Franco Alfieri cui tributa una battuta fulminante: «Quindi oggi oltre alle mozzarelle mangerò pure qualche frittura di pesce».
Non può fare a meno di nessun voto, anche se quella frittura di pesce non è stato uno spot positivo all’epoca del referendum. «Dobbiamo lavorare ai collegi», Renzi lo ripete come un mantra anche a Piero De Luca che dopo Paestum sale sul treno dem destinazione Tito, provincia di Potenza, insieme ai millenials, altra trovata giovanilista del nuovo corso renziano, quello dell’ascolto. De Luca jr dovrebbe essere candidato nel collegio salernitano, per portare acqua al mulino Pd. Si vedrà.
Ore 12 e 24, il treno entra nella stazione fantasma, perché chiusa da anni, aperta solo per l’occasione sebbene sia a un tiro dall’area archeologica, una testimonianza del masochismo meridionale. Un’ora sola, tra selfie, saluti a tutti i commercianti della zona, ai curiosi, al codazzo immancabile di notabili cilentani.
Con un anziano Renzi ricorda che da bambino veniva a Paestum col «babbo», all’epoca rappresentante di utensili in legno. L’ascolto dura il tempo di tre interventi, quello di Ugo Picarelli, fondatore della Borsa mediterranea del turismo archeologico che apre oggi, di Francesco Palumbo, il sindaco, che ha vinto contro il Pd e subito dopo l’elezione è rimasto folgorato sulla via del deluchismo: «Grazie a De Luca insieme ce la faremo».
Arriva il turno del governatore: «Fa bene Renzi a riprendere contatto con gente in carne ed ossa. Dobbiamo combattere, riprendere il rapporto con l’Italia reale». E snocciola un po’ di dati positivi, uno su tutti, quello di Capodichino «più 23 per cento di arrivi». Annuncia: «Avere il mare balneabile in tutta la Campania è l’obiettivo di questo governo regionale». Ripete: «Perché se qualcosa si muove qua è grazie alla Regione». Ad ogni frase la clack salernitana scatta. De Luca termina mettendo sul tavolo un suo pallino, il piano per la pubblica amministrazione, che in tanti nel Pd hanno già bocciato.
«Le imprese hanno bisogno di una amministrazione giovane e veloce — dice —. Possiamo mettere al lavoro decine di migliaia di giovani scolarizzati. Vorrei che fosse uno dei tre o quattro punti del programma di governo del Pd». Renzi sale sul pulpito (vero), scherza con il governatore «che ogni volta che aveva una richiesta mi portava a Palazzo Chigi le mozzarelle». E continua: «La buona amministrazione di De Luca ci pensare che grazie agli investimenti messi in campo la Campania può essere punto di forza del Mezzogiorno . Dalla Terra dei fuochi a Eav, insieme abbiamo liberato risorse che la regione porta avanti. Questi risultati li vedrete non subito, ma li vedrete».
Il tempo scorre: «Paestum è il simbolo di quello che vogliamo fare per il futuro». I collegi, il mantra: «Ora ci devi mettere la faccia per prendere voti con questa legge elettorale. Ma ora voglio vedere i templi». Selfie, pacche sulle spalle, saluti. Potenza, Benevento, stamattina Irisbus di Ariano Irpino.
Sul treno Piero De Luca è salito sul convoglio del Pd con cui è proseguito il viaggio di Renzi