Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Ecco come aiutiamo in classe la nostra compagna paraplegica»
Il racconto degli studenti del liceo Pansini: «Non ha trasporto e neppure assistenza materiale I suoi diritti sono negati»
«La mia compagna di classe è paraplegica e quest’anno non può venire a scuola perchè non c’è l’assistente materiale e manca il servizio di trasporto per i disabili. Padre e madre non lavorano e non possono fare fronte alla spesa di garantire questi servizi. Lo scorso anno noi della classe, siamo 14, abbiamo trovato il modo di assicurarle il trasporto. Ora ci stiamo mobilitando, ma non sappiamo come andrà a finire».
Maria Chiara, una studentessa del liceo Pansini, racconta l’indecenza di un diritto negato. Parla nella sede del Consiglio Notarile di Napoli, in occasione dell’Open day dedicato ai temi della legalità, sostegno alle fragilità sociali ed inclusione scolastica alla quale hanno partecipato circa 150 allievi di vari istituti superiori di Napoli e provincia. Una iniziativa promossa in occasione della «Giornata europea della giustizia civile», nel corso della quale sono intervenuti il presidente del Consiglio Notarile di Napoli, Antonio Areniello,i notai Giovanni Vitolo e Dino Falconio, il Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti, il direttore del Corriere del Mezzogiorno, Enzo d’Errico, l’avvocato Maurizio de Tilla.
Maria Chiara racconta la storia di un progetto d’inclusione complicato: «Quando in IV ginnasio annunciarono la presenza di questa ragazza speciale - ricorda - tanti di noi non si sentirono pronti ad affrontare la situazione. Non è stato facile, ma tra alti e bassi, in due anni e mezzo, abbiamo acquisito la capacità di comprendere la nostra compagna. Lei ci ha aiutato a crescere e ad essere meno superficiali». Il percorso si è interrotto a causa dell’inadeguatezza dei servizi offerti dall’Ufficio Scolastico Regionale, che ha il compito di garantire gli assistenti materiali, e dal Comune di Napoli, competente per il servizio di trasporto scolastico dei disabili. Storia comune a tante, troppe famiglie. Odiosa perchè determina ricadute negative pesanti sui nuclei familiari economicamente più fragili. Quelli che non possono spendere fino a 2000 euro al mese per assicurare ai propri figli disabili i percorsi di integrazione e le attività che dovrebbero essere assicurate loro dal welfare.
Prosegue, invece, l’avventura scolastica di Raffaele, un adolescente del Pimentel Fonseca con un disturbo dell’apprendimento piuttosto comune, la dislessia. «La mia -ricorda - è stata una esperienza difficile. Alle elementari ho vissuto il peso della emarginazione. Non si sapeva bene cosa fosse il mio problema, non c’era un progetto specifico e la mia diversità, che in realtà determina solo un funzionamento differente della memoria, mi teneva ai margini. Mi rinchiusi in me stesso. Pensavo di essere una nullità». La svolta con l’approvazione della legge 170, che sancisce l’obbligo di predisporre percorsi didattici personalizzati per gli studenti affetti dalla dislessia. «Ho avuto finalmente gli strumenti - racconta Raffaele - per affrontare le difficoltà. Sono cresciuto e, con l’aiuto della famiglia e degli psicologi sono andato avanti».
Vicende ed esperienze, quelle riferite dai ragazzi, che in fondo, nel bene e nel male, sono il risultato dell’attuazione o della negazione di un principio fondamentale, quello dell’articolo 3 della Costituzione. E’ ad esso che ha fatto riferimento, all’inizio dell’Open day, Franco Roberti. Come il racconto della fragilità sociale che calpesta i diritti dei più deboli, come ha raccontato il direttore Enzo d’Errico. Davanti una platea attenta di ragazzi che vivono sulla loro pelle un problema spesso ignorato dalla politica.