Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«OCCHIO PRIVATO» TRE ANNI DI FILM SECONDO FIORE
In vendita con il «Corriere» un volume antologico del critico cinematografico Una raccolta di incontri, recensioni e racconti pubblicati sul nostro giornale
Tre anni di cinema: incontri, recensioni, racconti. Pubblicati dal loro autore, Antonio Fiore, e raccolti in un agile libro in vendita con il «Corriere» a tre euro (più il prezzo del quotidiano). S’intitola «Occhio privato» il libro del giornalista e critico cinematografico napoletano, che contiene tutta la sua produzione giornalistica dell’ultimo triennio sul «Corriere del Mezzogiorno», edito in collaborazione con Cinema Sud.
Per giustificare subito la sua atavica passione per la settima arte, Fiore cita subito due maestri come Hitchcock («Per me il cinema è come la vita senza le parti noiose») e, sul libro, François Truffaut («Ognuno di noi ha due mestieri: il proprio e quello di critico cinematografico»), non senza far riferimento a uno dei suoi «Afiorismi»: «Non vado mai a vedere un film prima di recensirlo, per non esserne influenzato».
«Leggerezza e ironia sono i tratti distintivi delle pagine del libro - scrive nella prefazione il direttore del “Corriere del Mezzogiorno” Enzo d’Errico -, una raccolta delle rubriche “Occhio privato” (titolo, fra l’altro, di uno vecchio splendido film di Robert Benton) pubblicate sul nostro giornale e di altri interventi dedicati al cinema. Attenzione, però: c’è molto più di questo. Rileggendo i “pezzi” radunati nel volume, mi è parso di scorgere una vena sotterranea che nel giornalismo di Antonio collega sentimento e mestiere, forse il segreto nascosto della sua straordinaria capacità di scrittura: una vorace curiosità verso tutte le pieghe dell’esistenza che si sposa a una dolce indolenza di antica radice napoletana. Ed è questo strano innesto, forse, che l’ha portato più d’una volta a reinventarsi la vita e la professione. Ecco, credo che la sua passione per il cinema nasca anche da qui». Gli fa eco l’autore nell’introduzione: «Scrivere di film è per me – diciamo da quarant’anni – più che un lavoro, un altro modo di continuare a sognare». E la «raccolta di articoli è dunque il tentativo di condividere con il lettore tre anni di sogni (e talvolta di incubi) vissuti dinanzi allo schermo».
Una passione che porta Fiore, giornalista di razza nato nella redazione del «Mattino» (dove, rac- conta e con orgoglio di essere stato il vice di Michele Prisco), a scrivere di qualsiasi cosa riguardi il cinema, visto dall’alto e dal basso, da sinistra e da destra, insomma a 360 gradi. Nel volume, quindi, il critico-narratore passa dagli articoli su Paolo Sorrentino e Valeria Golino, Maria Pia Calzone, Carlo Croccolo, Ida Di Benedetto o Gigi e Ross, alle interviste eccellenti scritte durante i festival internazionali (come l’Ischia Global), fra cui quelle a Jeremy Irons, Tim Robbins e Vittorio Storaro. Fino ai ricordi di Totò, Massimo Troisi, Ettore Scola, Pasquale Squitieri, Vittorio Mezzogiorno o delle vecchie sale napoletane. Il tutto, sempre, seguendo un filo conduttore.
«Parlo di cinema nazionale e internazionale, sì, ma visto da un’ottica meridiana. Molti di questi articoli si riferiscono a film o a figure che hanno a che vedere con Napoli o con la Campania, in linea con l’area di diffusione del “Corriere del Mezzogiorno”. Un angolo visuale privilegiato, dal momento che è da talenti partenopei e più in generale meridionali che il cinema italiano sta in questi anni prendendo nuovo slancio e vigore», scrive Fiore.
E nel libro il locale e il globale s’incontrano spesso se non sempre. Come nel racconto del suo «rapimento» di Truffaut (e di Fanny Ardant) in uno dei primi Giffoni Film Festival. «Fingendomi un autista, li portai prima in giro per le strade deserte del paese e poi li “costrinsi” con me a cena, “minacciandoli” di non farli andare più via almeno fino a quando non mi avrebbero rilasciato un’intervista. Alla fine cedettero». E vinsero una volta ancora l’ironia e la passione.