Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Pontecorvo: «Tornavo a casa con l’autista, ne facevo di tutti i colori»
NAPOLI «Mi domando il ministro Fedeli cosa avrebbe pensato di Mammà e Papà se avesse saputo che dai 3 ai 15 anni mi hanno mandato a scuola con un autista che affrontava le strade di Posillipo con un certo sprezzo del pericolo». È una tentazione irresistibile l’ironia per Michele Pontecorvo Ricciardi, consigliere delegato alla corporate identity comunicazione e Csr di Ferrarelle. Il manager commenta con un post su Facebook la legge che impone ai genitori degli adolescenti di prelevarli a scuola. E mette in moto i molti commenti di tanti amici che si lasciano andare a ricordi «senza rete» di una età spensierata. «In auto ero seduto avanti e senza cinture, a volte anche in piedi sul sedile della 500 con la capuzzella fuori dalla capote aperta» ricorda Pontecorvo, riandando con la memoria ai tempi in cui non era obbligatorio mettere il casco, né allacciare le cinture e tutto era più semplice. Unico figlio maschio, dopo due sorelle, Michele conserva la mitica 500 «tirata a lucido e alzata sui cavalletti» e ricorda di studi portati avanti esclusivamente alla scuola pubblica. In quanto all’autista... «mai mancato un giorno, caro don Raffaele. Il vero pericolo però iniziava quando montavo in auto — racconta divertito — e lui la lanciava sulla discesa a senso unico lungo la quale c’era la scuola, un po’ per il brio del pilota e un po’ per i freni della 500».
A volte ero anche in piedi sul sedile della 500 , con la testa fuori dalla capote