Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I periti ai pm: la Solfatara può essere letale
Ecco le tesi dei consulenti nella richiesta di sequestro dell’area formulata dai pm e poi accolta dal gip
NAPOLI «L’area è oggetto di continui microsismi, che in un contesto normale non sono di particolare rilevanza, ma nel cratere della solfatara hanno importanza: tutta la zona è oggetto di continui stress strutturali (microfratture), ai quali si aggiunge la circolazione del gas in pressione dal sottosuolo: elementi che modificano continuamente la morfologia della superficie e del primo sottosuolo. A ciò va aggiunto il noto problema del bradisismo».
Così i pm Anna Frasca e Giuliana Giuliano descrivevano la situazione della Solfatara nella richiesta di sequestro poi accolta dal gip Claudia Picciotti. Le loro affermazioni si basano sulle perizie dei due consulenti, un geologo e un ingegnere, che hanno esaminato l’area dopo la morte di tre turisti avvenuta lo scorso 12 settembre.
Nella richiesta si fa anche riferimento al pericolo costituito dall’acqua piovana («il rischio idrogeologico si manifesta con l’arrivo di grandi quantità di acqua in occasione di eventi piovosi anche se non di particolare intensità»): alla vigilia del tragico incidente c’era stato infatti un violento acquazzone. Tutto lascia ritenere, insomma, che a causa dell’acqua piovana la crosta di terreno calpestata dai turisti si sia frantumata, facendoli precipitare in una cavità satura di gas.
È proprio il gas, secondo i consulenti, uno dei pericoli più insidiosi della Solfatara: in particolare il solfuro di idrogeno (H2S), «altamente infiammabile» e «letale se inalato». Poco più di un mese dopo la morte di Massimiliano Carrer, della moglie Tiziana Zaramella e del loro figlio Lorenzo, dunque, l’intera struttura della solfatara è sotto sequestro preventivo: all’area vulcanica si sono aggiunti infatti il campeggio, il campo di calcetto, il parcheggio, il bar e la piscina. Secondo gli inquirenti (le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio) il pericolo non è limitato alla zona delle fumarole, ma sussiste anche nelle aree adiacenti. Al momento unico indagato è il gestore dell’impianto, Giorgio Angarano.