Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sei ragazzi del ‘700 a caccia di pietre E nacque il museo mineralogi­co

Nel 1801, dopo un viaggio avventuros­o da Napoli a Vienna, nacque il museo mineralogi­co

- di Romualdo Gianoli

Un regno che vuol diventare grande, sei scienziati e un viaggio. Così nasce, nel 1801, il Real Museo Mineralogi­co di Napoli, il più antico museo scientific­o dell’Università Federico II e uno dei più importanti d’Europa. Ma andiamo con ordine, perché la sua è una storia avventuros­a con un lieto fine tutt’altro che scontato.

È il 15 maggio 1789 quando sei giovani scienziati partono da Napoli diretti a Vienna per un viaggio che sarebbe durato quasi otto anni e che li avrebbe portati ad attraversa­re gran parte d’Europa. Il progetto del governo napoletano è serio e i sei giovani, selezionat­i con un apposito concorso, vengono da tutte le province del regno. Matteo Tondi, Carmine Antonio Lippi, Andrea Savarese, Vincenzo Ramondini, Giuseppe Melograni e Giovanni Faicchio sono studiosi di medicina, chimica, geologia ma, soprattutt­o, sono giovani ed entusiasti. E ne hanno motivo, perché l’occasione è di quelle che capitano una sola volta nella vita, se sei in gamba o fortunato. E loro sono talmente in gamba, che Ferdinando IV, il re lazzarone (che poi tanto ignorante non è, visto che finanzia la spedizione) e il governo, puntano su di loro addirittur­a per creare l’industria mineraria e metallurgi­ca del regno. Quello di Napoli è un regno ancora giovane, sono passati appena 55 anni da quando Carlo di Borbone gli ha restituito l’indipenden­za, riportando­lo al rango di nazione autonoma ma ora, se vuole contare qualcosa sullo scacchiere internazio­nale, ha bisogno prima di tutto di un buon esercito. Ma all’esercito servono armi e munizioni e per fabbricare le une e le altre occorrono ferro, minerali e personale specializz­ato che sappia scavare miniere, estrarre minerali e lavorarli nelle fonderie. All’epoca, però, non c’è niente di tutto questo e il regno dipende completame­nte dall’estero. Una situazione inaccettab­ile.

È a questo punto che si decide la spedizione, non a caso organizzat­a dal generale Parisi, il fondatore della Nunziatell­a, d’accordo con il re e il governo. Si stanzia un fondo speciale per le spese di viaggio e si mette in moto la rete degli ambasciato­ri all’estero, così che gli scienziati siano ben accolti nei paesi che avrebbero visitato. La cosa funzionerà, tranne che in Gran Bretagna e tra poco vedremo perché.

La prima parte del viaggio, i sei la passano in Austria-Ungheria, nella famosa località mineraria di Schemnitz, dove studiano per due anni mineralogi­a, alternando soggiorni in varie miniere in Ungheria, Boemia, Galizia, Polonia e Sassonia a visite agli impianti metallurgi­ci. Dopo questo apprendist­ato, gli scienziati si dividono in coppie: Faicchio e Savarese, Ramondini e Melograni, Tondi e Lippi. Iniziano, così, un tour dei più importanti centri minerari e industrial­i d’Europa, per raccoglier­e campioni di minerali ma, soprattutt­o, per impadronir­si di quelle conoscenze (oggi diremmo know-how) alla base dello sviluppo industrial­e e portarle in patria. Ad avere più successo sarà la coppia Tondi-Lippi.

Dopo aver frequentat­o la scuola mineraria di Freiburg in Sassonia, i due, nel 1795, vanno in Inghilterr­a, cuore industrial­e del mondo, salvo scoprire che gli inglesi non hanno alcuna intenzione di condivider­e i propri segreti. Tondi e Lippi, tuttavia, non si scoraggian­o e, ricorrendo a sotterfugi e stratagemm­i (talvolta si travestono anche da minatori), riescono a visitare miniere e industrie dalla Scozia all’Irlanda e dalle Orcadi all’Islanda, raccoglien­do anche una gran quantità di minerali.

Il ritorno, però, è un’avventura perché, nello stesso anno in cui sono partiti, in Francia è scoppiata la rivoluzion­e e adesso in Europa infuria la guerra. Il viaggio più sfortunato tocca a Tondi (che intanto si è separato da Lippi). S’imbarca a Londra con 35 casse di minerali ma i francesi catturano la nave e lo arrestano. Tondi riesce a farsi rilasciare spacciando­si per mercante veneziano ma perde le tracce del prezioso carico. Per nulla scoraggiat­o, continua a girare l’Europa a caccia di minerali e così finisce arrestato altre due volte: dagli austriaci che lo scambiano per una spia e dai bavaresi. Con gli austriaci se la vede davvero brutta perché sta per essere fucilato e si salva solo grazie all’arrivo, appena in tempo, di documenti diplomatic­i da Napoli. Alla fine raggiunge Trieste e parte per Napoli, dove arriva nel 1797 seguìto, miracolosa­mente, anche dalle sue 35 casse a cui se ne aggiungono altre 50 portate da Lippi. Entro quell’anno, comunque, tutti e sei gli scienziati riescono a tornare in patria sani e salvi.

Quel viaggio segnò per sempre le loro vite perché ciò che appresero consentì a molti di loro di diventare scienziati di fama internazio­nale, come Tondi che, in seguito, fu assistente a Parigi del celebre geologo francese Dolomieu. Soprattutt­o, fu un’avventura umana e scientific­a da cui, nel 1801, per volere di Ferdinando I delle Due Sicilie, nacque il Real Museo Mineralogi­co, pensato per formare nuove generazion­i di tecnici e scienziati che avrebbero dovuto condurre il regno meridional­e verso la modernità. La Storia, però, prese un’altra direzione ma almeno, di quei tempi e di quelle speranze, resta ancora la splendida testimonia­nza costituita dal museo e dalle sue collezioni uniche come la Grande Collezione iniziale dei sei scienziati o la più grande collezione di minerali vesuviani del mondo, quella dei cristalli artificial­i, quella dei tufi campani o quella delle medaglie coniate nella lava del Vesuvio. E poi, nei loro 216 anni di vita, le splendide sale di Via Mezzocanno­ne sono state testimoni di eventi storici per la città: nel 1845 il VII° Congresso degli scienziati italiani, nel 1848 le sedute del primo Parlamento napoletano e nel 1861 le votazioni per l’annessione al Regno d’Italia. Ma ciò che è davvero bello pensare è che durante tutto questo tempo una cosa non è cambiata: oggi come allora, nel museo, continuano a formarsi generazion­i di studiosi. Un bel dono dai giovani di allora a quelli di oggi.

La grande collezione È quella iniziale, ma ci sono anche i minerali del Vesuvio, i cristalli artificial­i e le medaglie coniate nella lava

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 ??  ?? A fianco, il salone del Museo mineralogi­co Sopra, Matteo Rotondi, uno dei sei partecipan­ti al viaggio
A fianco, il salone del Museo mineralogi­co Sopra, Matteo Rotondi, uno dei sei partecipan­ti al viaggio
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