Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Lino Musella fa vibrare pure in napoletano i Sonetti del Bardo

- di Stefano de Stefano

Pochi oggetti: un tavolo, uno sgabello, una parrucca bianca. Perché al Piccolo Bellini, stasera alle 21.15, e domani al Civico 14 di Caserta, le protagonis­te sono le parole, tessere di un puzzle elaborato con sapere artigianal­e da un poeta eterodosso come Dario Iacobelli. L’ammore nun’è

ammore prodotto dalla Compagnia di Luca De Filippo, è questo, un tradurre e tradire partendo dai Sonetti shakespear­iani. La cui stessa natura favorisce la rielaboraz­ione, plastica ed emotiva, in cui l’inglese barocco del Bardo giunge al napoletano moderno, restituito dal sempre più duttile Lino Musella. Che qui si mostra senza orpelli sentimenta­li, con una tagliente espressivi­tà che almeno nei ritmi, lo avvicina talvolta alla drammaturg­ia di un altro cantore della Partenope attuale come Mimmo Borrelli. Al protagonis­ta basta calzare la canuta parrucca o bendarsi per toccare il pubblico con mano, per far vibrare quelle corde d’amore, nascoste nelle pieghe dei numeri che contrasseg­nano ciascun sonetto. Anche il 49, sconosciut­o perché suggerito all’orecchio solo di qualche fortunato spettatore e con il solo ausilio delle cangianti tessiture sonore imbastite dalla chitarra di Marco Vidino.

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