Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Lino Musella fa vibrare pure in napoletano i Sonetti del Bardo
Pochi oggetti: un tavolo, uno sgabello, una parrucca bianca. Perché al Piccolo Bellini, stasera alle 21.15, e domani al Civico 14 di Caserta, le protagoniste sono le parole, tessere di un puzzle elaborato con sapere artigianale da un poeta eterodosso come Dario Iacobelli. L’ammore nun’è
ammore prodotto dalla Compagnia di Luca De Filippo, è questo, un tradurre e tradire partendo dai Sonetti shakespeariani. La cui stessa natura favorisce la rielaborazione, plastica ed emotiva, in cui l’inglese barocco del Bardo giunge al napoletano moderno, restituito dal sempre più duttile Lino Musella. Che qui si mostra senza orpelli sentimentali, con una tagliente espressività che almeno nei ritmi, lo avvicina talvolta alla drammaturgia di un altro cantore della Partenope attuale come Mimmo Borrelli. Al protagonista basta calzare la canuta parrucca o bendarsi per toccare il pubblico con mano, per far vibrare quelle corde d’amore, nascoste nelle pieghe dei numeri che contrassegnano ciascun sonetto. Anche il 49, sconosciuto perché suggerito all’orecchio solo di qualche fortunato spettatore e con il solo ausilio delle cangianti tessiture sonore imbastite dalla chitarra di Marco Vidino.