Corriere del Mezzogiorno (Campania)
TRIDENTE, IL TURN OVER A MODO SUO
Appena possibile, Sarri, il turn over lo fa. Moderato, certo. In qualche caso centellinato, anche perchè invertendo anche solo due o tre pedine, foss’anche impercettibilmente, la squadra cambia, almeno nella prestazione. Insieme Albiol e Chiriches non sono sincronizzati come lo spagnolo e Kouibaly. La stessa linea mediana, e ormai non sono più esperimenti, si muove in maniera diversa se a comporla sono gli orchestrali di sempre (Allan, Jorginho e Hamsik) o Zielinski e Diawarra. Non c’è da togliere merito ai singoli, che hanno ciascuno il loro valore, piuttosto da ascoltare (in questo caso guardare) una orchestra diversa. A volte può andar bene. Ma altre, il gioco, può risentirne. La coperta resta corta, ma Sarri comunque prova a tirarla da ogni parte e dove possibile a metterci una toppa. Il punto cruciale è il tridente, che difficilmente può cambiare interpreti sin dall’inizio di una partita. Non c’è un sostituto che sia «naturale» di Insigne, di Mertens e di Callejon, atteso che sempre secondo Sarri (che vince e dunque ha sempre ragione), Ounas resta sì un giocatore talentuoso ma ancora troppo acerbo per recitare la parte da protagonista. E allora, di necessità virtù, il «maestro» toscano si è attrezzato in maniera diversa: fa ruotare i tre piccoletti risparmiando loro minuti. A risultato più o meno acquisito e soprattutto quando c’è un’altra partita dopo poche ore al minuto sessanta/sessantacinque inizia la giostra delle sostituzioni. Toglie Insigne e abbassa un centrocampista (Zielinski) oppure inserisce Giaccherini direttamente al suo posto. Toglie Callejon e lo rimpiazza con Rog. Per ora solo Mertens ha fatto il pienissimo, ma è difficile sostituirlo se non spostando Callejon al centro e richiamando dalla panchina Ounas. Il tridente ruota spesso in campo, un po’ per sorprendere gli avversari, un po’ per sperimentare un centravanti di «riserva». Sarri fa quel che può: il turn over a modo suo. E il risultato, per ora, lo premia.