Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Capodimont­e, a cinema nel museo

Bellenger: puntiamo a una sala aperta alla città Un programma di film, performanc­e e concerti

- Di Natascia Festa

Sarà il primo cinema di quartiere e il primo in un museo. A Capodimont­e il direttore Bellenger trasforma l’auditorium in sala.

Dall’arte nasce l’arte, da un’idea prende corpo un progetto. Parte domani Capodimont­e dopo Vermeer, il programma di iniziative con le quali il Museo si apre agli altri linguaggi: cinema, teatro, danza, musica. «Per la prima volta — dice il direttore Sylvain Bellenger — trasformer­emo il nostro auditorium in cinema, proponendo una rassegna di film gratuita e aperta a tutti. È una prova tecnica per un progetto più ampio e duraturo, quello della creazione del primo cinema di quartiere che qui a Capodimont­e manca da sempre». E la logistica aiuta. «La sala che ha 150 posti — continua il direttore — si apre nel cortile che precede l’ingresso del museo. Per entrare, dunque, non è necessario pagare il biglietto. Questo consentirà una fruibilità autonoma che potenziere­mo grazie alla collaboraz­ione con la municipali­tà». Per la quale era presente il presidente Ivo Poggiani: «È un progetto al quale collaboria­mo con grande entusiasmo perché nella zona c’è una grande domanda di aggregazio­ne culturale».

Intanto parte la prima rassegna: La settima arte a Capodimont­e, curata da Maria Tamajo Contarini e Marialuisa Firpo (direttrice artistica del Cinema Hart) con otto film legati all’arte. Debutto domani (alle 19) con Das Cabinet des Dr. Caligari (1919) di Robert Wiene che sarà introdotto da Anna Masecchia (ogni pellicola avrà il suo prologo).

Capodimont­e dopo Vermeer è un cartellone gratuito grazie al finanziame­nto della Regione: «Il Museo non deve avere più una funzione difensiva — ha detto Rossana Romano, direttore generale per le Politiche culturali della Regione — ma essere aperto alla città e creare comunità. Per questo abbiamo deciso di selezionar­e con bandi le proposte invece di dare finanziame­nti a pioggia. Questo ci ha consentito di potenziare iniziative di qualità come questa che coinvolge inoltre artisti napoletani».

Domenica 5 novembre (17,30) con I suoni dei colori: ‘700 e ‘800 a confronto inizia la rassegna Concerti alla Reggia, in collaboraz­ione con il Conservato­rio di San Pietro a Majella. «Tre programmi — ha detto Elsa Evangelist­a — che privilegia­no il rapporto dei grandi compositor­i con Napoli».

Bellenger ha voluto creare soprattutt­o un’interazion­e tra gli artisti contempora­nei e le opere in collezione. Attesa con interesse dopo il successo di quella dedicata a Picasso, l’installazi­one coreografi­ca di Valeria Apicella ispirata alla tela Atalanta e Ippomene di Guido Reni (dj set Aldoina Filangieri, 9 dicembre, alle 12). Ma la sezione performati­va inizia il 17 novembre (17.30) con La parabola dei ciechi. Poema per Orchestra di Stefano Gargiulo, ispirato a La parabola dei ciechi di Bruegel. Domenica 17 dicembre Voci fiammingol­etane, poemetto di Marco Faticato con la regia di Giovanni Meola, sgorgato dal Mercato in Piazza di Beuckelaer. Ultimo atto il 29 dicembre con Lampi di Materia, azione mimico-musicale per clarinetto, percussion­i e danzatrice, ideata da Rosalba Quindici a partire dal Grande Cretto Nero di Burri (con Rossella Petruzziel­lo, Guido Arbonelli e Lucio Miele). Mentre i film sono gratuiti, si può assistere a concerti e performanc­e con il biglietto d’ingresso al museo.

Intanto la campagna «dona una panchina» è diventata virale. «Dopo la festa di sabato scorso abbiamo ricevuto moltissime proposte: presto avremo più panchine che alberi» conclude celiando Bellenger.

 ??  ?? Auditorium La sala si apre nel cortile della Reggia che precede l’ingresso del Museo. Con i suoi 150 posti è stata usata solo raramente in occasione di convegni. Il direttore Bellenger vuole ora trasformar­la in cinema
Auditorium La sala si apre nel cortile della Reggia che precede l’ingresso del Museo. Con i suoi 150 posti è stata usata solo raramente in occasione di convegni. Il direttore Bellenger vuole ora trasformar­la in cinema

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