Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I guai iniziarono con la morte di don Luigi
Si chiamava don Luigi lo storico portiere di Palazzo Maddaloni. È stato a guardia del monumentale palazzone dagli anni ’50.
Aveva le chiavi di molti degli appartamenti nei quali l’enorme stabile era stato diviso.
Il conte Garzilli, che abitava al piano nobile del palazzo, aveva una scala tutta sua e da lui non si poteva entrare se non invitati. Così un pomeriggio ebbi il privilegio di poter visitare la sala dei ‘900, così la chiamava don Luigi. Arazzi, specchi, un salone da ballo enorme circondato da una balaustra lungo quasi tutto il perimetro. «Ti piace? Secondo me non la vedrai mai più» mi disse laconico don Luigi.
Forse lo sapeva, o forse se lo immaginava. Non sono mai più entrato nella sala dei ‘900 ma qualche mese dopo don Luigi mi informò che gli arazzi erano stati smontati e portati via. Dove? Da chi? Don Luigi lo sapeva ma non me lo disse mai. Nei condomini poi le voci girano incontrollate e verificare diventa impossibile. Forse veramente furono portati, come dicevano, al Museo di Capodimonte dove attendono ancora di essere restaurati. Era il 1979 e il mascherone di legno sul portone c’era ancora, e c’era anche la grossa faccia di leone sulla fontana di pietra (entrando a destra) e c’erano anche tutte le sculture e le statue sulla loggia che si vedono dal portone nel quale si affacciarono Jack Lemmon e Marcello Mastroianni in una delle scene di «Maccheroni» di Ettore Scola. Anzi le statue non erano tutte. L’ultima a destra forse era caduta con lo spostamento d’aria creato da una delle due bombe sganciate sul palazzo nel 1944. E forse hanno fatto più danno i condomini del palazzo che le bombe della seconda guerra mondiale che distrussero la sala sferica che si affacciava su via Toledo, e che non fu più ricostruita.
In una delle tre stalle in fondo al cortile c’era, abbandonata, una Fiat millecento 103d nera. Era quella del conte Garzilli. Don Luigi abitava al secondo piano con moglie e due figli ed erano praticamente un servizio di video vigilanza h24. Pochissime speranze per i mariuoli, qualche problema per i traffici amorosi e le corna che non passavano inosservate. Probabilmente don Luigi era un autentico genius loci e anche la sua scomparsa tragica fu determinata dall’amore che provava per quel monumento.
Ma questa è un’altra storia. Scomparso il folletto del palazzo, che anche se in pensione aveva continuato a vegliare sull’operato dei suoi successori, Bruno il pauroso e Rosario il testimone di Geova, cominciò il declino. Il «saponaro» che aveva allestito la sua bancarella in via Maddaloni, di notte e di stramacchio metteva nel palazzo tutte le sue cianfrusaglie. È certamente una coincidenza ma scomparve in quei mesi il pesantissimo mascherone di pietra della fontana nel cortile, mai più ritrovato. Scomparvero, dopo qualche mese, anche i puttini e alcune statue della loggia sotto il patio colonnato al secondo piano. «Ecco, sono saliti con delle scale dal cortile» dicevano i condomini indicando delle scalette da massaia. «Ma quando mai, disse il maresciallo dei carabinieri. Avevano le chiavi. Hanno trascinato le statue e ci sono tracce di marmo nell’ascensore, erano dei dilettanti».
Altre statue sono state smontate, dicono, in attesa della fine dei restauri che sono stati molto criticati. Solo chi le ha smontate sa dove si trovino. È stato ritrovato a Bergamo e non ancora sistemato il mascherone di legno rubato dal portone monumentale inaugurato da de Magistris. Il terremoto del 1980 aveva imposto dei lavori. Con tempistica tutta italiana sono montate le impalcature nel 2009. Ventinove anni dopo. Naturalmente i ponteggi sono ancora lì. Fecero prima a costruirlo palazzo Maddaloni che accennare a un restauro. Gli impianti elettrici ora sono in stile Bangkok e il primo piano è stato sistemato a pezzi. Insomma ci vuole ancora tempo, ma ci siamo quasi. Colpa dei condomini che non si mettono d’accordo? Colpa dello Stato, del comune, della ditta che non sa restaurare? Forse la colpa è di un geometra malandrino o di un direttore dei lavori distratto, dei mariuoli e anche della congiuntura astrale. La signora Anna, 104 anni, che abitava al piano di sotto, continuava a dirmi che il palazzo era la storia e che come nella storia non ci si capisce niente.
E gli ultra centenari di palazzo Maddaloni erano cinque. Miracolo? No, semplicemente c’era un ospizio sopra la casa del conte Garzilli. E d’estate sulla terrazza, quella sopra al loggiato delle statue rubate, prendeva il sole in bikini una ragazza bellissima che aveva un gatto blu. Dicono che un giorno passarono a fare un sopralluogo per il terzo episodio di Matrix i fratelli (ora sorelle) Wachowsky. Ecco un milione di dollari. Niente da fare. Un condomino disse di no e non se ne fece nulla. Sono tornati la scorsa settimana per un altro film in un altro posto, Napoli gli era rimasta nel cuore.
Il vecchio portiere Dopo la morte di don Luigi iniziarono i guai per l’antica e nobile struttura