Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Michelin, tre nuove stelle in Campania
Promossi Il Refettorio di Conca dei Marini, La Serra di Positano e La Locanda di Telese
Tre nuovi locali campani entrano nel club delle stelle Michelin. Ieri la presentazione della Guida Rossa 2018 che per premia «Il Refettorio» di Conca dei Marini (chef Christoph Bob), La Serra dell’hotel Le Agavi di Positano (chef Luigi Tramontano), «La Locanda del Borgo» del resort Aquapetra di Telese Terme (Chef Luciano Villani). Confermati i 6 i locali con due stelle. Ma i tre simboletti restano un miraggio.
NAPOLI
Avanti piano. Le stelle Michelin nel cielo della Campania salgono da 45 a 47. Rispetto all’anno scorso, nella Guida Rossa sui ristoranti italiani diretta da Sergio Lovrinovich, una cancellazione dall’albo d’oro, quella della «Locanda Severino» di Caggiano che non ha retto l’urto della partenza dello chef patron Vitantonio Lombardo. E tre promozioni: conquistano infatti il primo astro «La Locanda del Borgo» del resort-spa Aquapetra di Telese Terme con Luciano Villani, «Le Serre», il ristorante gourmet dell’hotel Le Agavi di Positano palcoscenico di Luigi Tramontano, e, sempre in Costiera amalfitana, «Il Refettorio» del Monastero Santa Rosa, hotel e Spa di Conca dei Marini con lo chef tedesco Christoph Bob. Un trend positivo ascendente che si consolida. Ma anche quest’anno è mancato il salto di qualità. A Napoli e nelle altre quattro province della regione manca ancora un ristorante premiato col massimo punteggio dagli ispettori della Guida Rossa, presentata ieri al Teatro Regio di Parma. Non l’ha ripresa il «Don Alfonso 1890» della famiglia Iaccarino, che pur è stato l’unico locale al Sud a potersi fregiare delle tre stelle. Non l’hanno conquistata né «La Torre del saracino» di Gennaro Esposito e Vittoria Aiello, né «Danì Maison» di Nino di Costanzo, fortemente accreditati alla vigilia del verdetto per il grande salto nell’empireo delle ristorazione italiana. Il figlio d’arte di Sant’Agata sui due Golfi, l’alfiere della mediterraneità della Marina di Equa e lo chef designer di Ischia restano fermi a due stelle, comunque una posizione di assoluto prestigio nel panorama nazionale, nel quale, uniche novità di rilievo, spiccano, in positivo, la promozione a tre stelle del «St. Hubertus» di San Cassiano regno di Norbert Niederkofler, e, in negativo, le clamorose retrocessioni (da due simboletti a uno) dei mostri sacri milanesi Carlo Cracco e Claudio Sadler. In Campania confermano due stelle (in tutta Italia sono 41 i locali a poterle esibire) anche «Taverna Estia» di Brusciano, palcoscenico dello chef Francesco Sposito e di tutta la sua famiglia, i «Quattro Passi» di Nerano (Massa Lubrense) e «l’Olivo» del Capri Palace di Anacapri. Dietro di loro la sfilata dei locali mono stellati. In provincia di Avellino: «Marennà» di Sorbo Serpico, «Oasis-Sapori Antichi» di Vallesaccarda. Nel Sannio: «Kresios» di Telese Terme, A Caserta: «La Colonne», «Il Vairo del Volturno». A Napoli città: «Il Comandante» dell’hotel Romeo, «Palazzo Petrucci», il «Veritas». In provincia: «Il Riccio», «Mammà», «Piazzetta Milù», «Il Mosaico», «L’Indaco» dell’Albergo della Regina Isabella, «La Taverna del Capitano», il «Relais Blu», il «President», «Sud», «Don Geppi», «Il Buco», «Terrazza Bosquet» dell’hotel Excelsior Vittoria», l’«Antica Osteria Nonna Rosa», il «Maxi». Nel Salernitano: «La Caravella dal 1959», «Il Papavero», «Il Faro di Capo d’Orso», «Casa del Nonno 13», «Le Trabe», «La Sponda», «Zass», «Rossellinis», «Re Maurì», «Osteria Arbustico». Napoli con 23 locali con una o due stelle è la seconda provincia più premiata d’Italia, a due lunghezze da quella di Roma. Il capoluogo regionale però resta molto indietro nella classifica avulsa delle grandi città Italia. Solo tre locali premiati con una stella. E nessuna attenzione per altri ristoranti che pure sono accompagnati dal consenso costante di una clientela urbana e internazionale, esperta e competente. Sarà la prossima la volta buona?