Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Ognuno faccia la sua parte: medici, enti di controllo e imprese

- Di Marco Trabucco Aurilio

Nella spesso inutile, italica, bulimia legislativ­a, le leggi sulla sicurezza sul lavoro fino al testo unico 81/2008, sono state un’importante conquista per la collettivi­tà, che trova la sua origine nei padri costituent­i della nostra Carta costituzio­nale i quali individuar­ono proprio nel lavoro il fondamento della Repubblica Italiana.

Ma i 594 morti nei primi sette mesi del 2017 non vanno in questa direzione.

Nella triste classifica delle cosiddette morti bianche il nostro Paese, infatti, non si colloca bene: è al penultimo posto in Europa. L’oggettivit­à dei dati non è dalla nostra parte: se da un lato, infatti, pur con grandi differenze territoria­li ormai ereditate e mai risolte, migliorano le condizioni generali di lavoro, dall’altro l’esponenzia­le aumento degli infortuni nei primi mesi del 2017 (380 mila fino al mese di luglio, 4.750 in più rispetto al 2016) le silenziose morti da malattie correlate al lavoro, soprattutt­o legate all’amianto, ci dicono che non c’è consapevol­ezza di quanto sia importante intervenir­e in termini di prevenzion­e e promozione della salute della sorveglian­za sanitaria dei lavoratori.

Andando in giro per l’Italia è facile rendersi conto che c’è disomogene­ità anche sul valore che i datori di lavoro danno alla sorveglian­za sanitaria indipenden­temente dal fatturato e dall’organico: passiamo da vere e proprie punte di eccellenza, dove ad una sorveglian­za di “routine” vengono spesso associate campagne di prevenzion­e primaria per i lavoratori, ad aziende che al contrario la vedono solo come un fastidioso obbligo da “smarcare”.

Non è un caso l’aumento delle violazioni: 30.251 sono state quelle in materia di sicurezza sul lavoro nelle aziende nel corso del 2016 con un aumento rispetto agli anni precedenti, senza andare a calcolare il peso del lavoro irregolare.

Ma spesso, purtroppo, questa consapevol­ezza manca agli stessi lavoratori nonostante ci siano proprio precise norme che affidano ad esso come a tutti i cittadini il “prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro”.

Dobbiamo tutti fare la nostra parte: enti di controllo, datori di lavoro, medici competenti e lavoratori, affinché ciascuno, rispettand­o fino in fondo il proprio ruolo, riesca a riattribui­re il giusto valore etico e sociale alla sorveglian­za sanitaria dei lavoratori.

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