Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ognuno faccia la sua parte: medici, enti di controllo e imprese
Nella spesso inutile, italica, bulimia legislativa, le leggi sulla sicurezza sul lavoro fino al testo unico 81/2008, sono state un’importante conquista per la collettività, che trova la sua origine nei padri costituenti della nostra Carta costituzionale i quali individuarono proprio nel lavoro il fondamento della Repubblica Italiana.
Ma i 594 morti nei primi sette mesi del 2017 non vanno in questa direzione.
Nella triste classifica delle cosiddette morti bianche il nostro Paese, infatti, non si colloca bene: è al penultimo posto in Europa. L’oggettività dei dati non è dalla nostra parte: se da un lato, infatti, pur con grandi differenze territoriali ormai ereditate e mai risolte, migliorano le condizioni generali di lavoro, dall’altro l’esponenziale aumento degli infortuni nei primi mesi del 2017 (380 mila fino al mese di luglio, 4.750 in più rispetto al 2016) le silenziose morti da malattie correlate al lavoro, soprattutto legate all’amianto, ci dicono che non c’è consapevolezza di quanto sia importante intervenire in termini di prevenzione e promozione della salute della sorveglianza sanitaria dei lavoratori.
Andando in giro per l’Italia è facile rendersi conto che c’è disomogeneità anche sul valore che i datori di lavoro danno alla sorveglianza sanitaria indipendentemente dal fatturato e dall’organico: passiamo da vere e proprie punte di eccellenza, dove ad una sorveglianza di “routine” vengono spesso associate campagne di prevenzione primaria per i lavoratori, ad aziende che al contrario la vedono solo come un fastidioso obbligo da “smarcare”.
Non è un caso l’aumento delle violazioni: 30.251 sono state quelle in materia di sicurezza sul lavoro nelle aziende nel corso del 2016 con un aumento rispetto agli anni precedenti, senza andare a calcolare il peso del lavoro irregolare.
Ma spesso, purtroppo, questa consapevolezza manca agli stessi lavoratori nonostante ci siano proprio precise norme che affidano ad esso come a tutti i cittadini il “prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro”.
Dobbiamo tutti fare la nostra parte: enti di controllo, datori di lavoro, medici competenti e lavoratori, affinché ciascuno, rispettando fino in fondo il proprio ruolo, riesca a riattribuire il giusto valore etico e sociale alla sorveglianza sanitaria dei lavoratori.