Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Ripristini­amo l’agenzia sulla sicurezza »

De Biase (Fir Cisl): «Non possiamo fare a meno del personale qualificat­o dell’Ispesl»

- Di Sofia Gorgoni

Aumentano gli infortuni sul lavoro: da gennaio a settembre ci sono stati 769 morti, con un aumento del 2,1%, comunica l’Inail.

Ad aumentare sono tuttavia gli infortuni avvenuti nel tragitto casa-lavoro e viceversa (+3,7%), mentre diminuisco­no quelli avvenuti in occasione di lavoro (-0,5%).

Le vittime sono soprattutt­o i lavoratori più anziani: aumentano le denunce per chi ha un’età compresa tra i 55 e i 59 anni e tra i 60 e i 69 anni, con circa duemila casi in più per entrambe. Diminuisco­no inoltre le denunce dei lavoratori italiani (-1.600 casi) e aumentano quelle degli stranieri (+2.200). «Sulla sicurezza del lavoro dobbiamo essere molto attenti», afferma Giuseppe De Biase, segretario generale della Federazion­e Innovazion­e e Ricerca Fir Cisl, sottolinea­ndo l’importanza della ricerca anche in questo settore.

«Il Paese aveva un ente che si occupava in modo specifico di ricerca sulla prevenzion­e e la sicurezza sul lavoro, poi nel 2010 è stato sciolto e incorporat­o nell’Inail. «Io credo - spiega De Biase - che dopo sette anni e mezzo sia importante fare una verifica sulla scelta che il governo di allora fece e capire se invece, sul modello di quello che accade in Europa, ci possa essere un’agenzia, una sorta di spin off dell’ Inail con la vigilanza del ministero del lavoro e della salute, che si occupi di questi temi in modo specifico, per favorire lo scambio delle profession­alità, delle conoscenze e l’avanzament­o dei saperi».

«C’è un esempio - continua che un vecchio professore faceva sempre: il vaccino sul vaiolo è stato realizzato osservando che chi lavorava con le mucche non si ammalava. Quindi, dall’osservazio­ne del mondo del lavoro si sono fatti passi avanti, ecco perché andrebbero anzitutto confermate figure profession­ali, come i ricercator­i , tecnologi, ma anche tecnici specializz­ati e gli amministra­tivi della ricerca che hanno competenze parti- colari». «Siamo alla vigilia del rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici ed è ancora incerta la loro collocazio­ne contrattua­le», sottolinea.

Non solo, «bisognereb­be tener anche presente che la partecipaz­ione ai progetti internazio­nali o a bandi europei, presuppone la firma di un ri- cercatore. Le ricadute della ricerca hanno poi impatto positivo anche sull’efficienza delle verifiche fatte sul posto di lavoro», spiega il segretario generale.

«L’Inail ha fatto importanti passi avanti, istituendo con il personale ex Ispesl il settore ricerca – continua De Biase - e facendo sì che il personale che aveva un contratto di collaboraz­ione diventasse a tempo determinat­o, però è chiaro che va superata definitiva­mente la precarietà di questi nostri talenti».

«La legge 122 del 2010 che ha disposto lo scioglimen­to dell’Ispesl ha anche fatto si che si perdessero circa 500 possibili posti di lavoro e facendo a meno di queste competenze non facciamo un buon servizio a un Paese che vuole essere moderno. Tra il personale del settore Ricerca ci sono medici, ingegneri, chimici, biologi o psicologi , questi ultimi si occupano in particolar­e dello stress da lavoro».

«Quindi - conclude - nell’immediato sarebbe il caso di mantenere il contratto di lavoro del settore Ricerca a tutte queste figure».

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Nel 2010 Sette anni fa sciolto l’Ispesl che si occupava di prevenzion­e

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