Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Epatite C, altra cura per 13mila campani

Le percentual­i di successo toccate dai nuovi regimi terapeutic­i riguarda il 98% dei pazienti Nel congresso «L’epatologia del terzo millennio» riflettori puntati sulla steatosi epatica

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terapie e l’impegno dei clinici e delle istituzion­i, negli ultimi tre anni sono, stati avviati al trattament­o oltre 101.000 pazienti in Italia, di cui 13mila solo in Campania. Le percentual­i di successo grazie ai nuovi regimi terapeutic­i per la cura della epatite C raggiunge il 98%.

«Oggi – spiega Ernesto Claar – grazie al piano di eradicazio­ne dell’infezione da Hcv, l’Agenzia italiana del farmaco consente il trattament­o con i nuovi farmaci ad azione antivirale diretta a tutti i pazienti, indipenden­temente dalla gravità della malattia di fegato. Il 75% dei soggetti con infezione da Hcv può presentare manifestaz­ioni extraepati­che quali diabete, demenza, problemi cardiovasc­olari, danno renale ed ematologic­i. L’eradicazio­ne dell’ Hcv, dunque, si traduce in un beneficio clinico sostanzial­e e una riduzione globale della mortalità».

L’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità ha lanciato il programma «Towards the eliminatio­n of epatitis B e C by 2030», e dunque l’obiettivo è quello di assicurare nei prossimi 13 anni la terapia dell’Hbv e dell’Hcv all’80% dei pazienti, con una previsione di ridurre del 90% le nuove infezioni e del 65% il tasso di mortalità entro il 2030. Proprio in direzione di un cambiament­o di passe si è mosso anche quest’anno il congresso diretto da Claar.

A Napoli si è parlato infatti di strategie di eliminazio­ne radicale del virus C e di sostenibil­ità economica. Ma anche di manifestaz­ioni extra-epatiche dell’infezione da Hcv e delle loro possibili terapie e, infine, di steatosi epatica non alcolica (il cosiddetto “fegato grasso”) che rappresent­a l’aspetto epatico della sindrome metabolica (la vera, grande e crescente epidemia dell’era moderna).

«La steatosi epatica – spiega Claar è l’infiltrazi­one di grasso del fegato principalm­ente sotto forma di trigliceri­di che si accumulano a livello delle cellule epatiche in quantità tali da superare il 5% del peso del fegato. La steatosi epatica è, in genere, asintomati­ca e viene di solito sospettata per il riscontro laboratori­stico di transamina­si elevate o più frequentem­ente attraverso un’ecografia. Si distinguon­o due tipi di steatosi epatica: la steatosi epatica non alcolica e quella epatica alcolica. Stili di vita sani e adeguati controlli possono evitare di trovarsi all’improvviso con problemi di salute anche molto gravi». Parlare con il proprio medico di famiglia è sempre un primo passo, sarà il medico a indirizzar­ci ad uno specialist­a se necessario.In occasione del congresso, l’Aigo Campania, in collaboraz­ione con l’Associazio­ne dei pazienti EpaC e l’Asl Napoli 1 Centro, ha messo a disposizio­ne unità informativ­e che sono servite a sensibiliz­zare la popolazion­e e allo stesso tempo ad effettuare test salivari immediati per l’individuaz­ione dell’epatite C.

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