Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Campi Flegrei, c’è il rischio di eruzioni improvvise»

«Nell’area sono possibili esplosioni freatiche senza precursori evidenti» La tesi dei ricercator­i nelle due giornate di studio del 27 e 28 novembre E da YouTube sono stati rimossi i video con le registrazi­oni del convegno

- Di Roberto Russo

«Nei Campi Flegrei c’è il rischio di esplosioni freatiche, in maniera improvvisa e senza precursori evidenti». Lo sostiene una ricerca di studiosi Ingv e stranieri presentata nel corso della due giorni scientific­a il 27 e 28 novembre scorsi nella sede dell’Osservator­io Vesuviano in via Dioclezian­o.

Nei Campi Flegrei «c’è il rischio di esplosioni freatiche, in maniera improvvisa e senza precursori evidenti». Mette i brividi la ricerca elaborata da un gruppo di studiosi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanolog­ia. È stata presentata da Roberto Isaia a Napoli, tra il 27 e il 28 novembre scorsi, nella due giorni dedicata da Ingv, Protezione civile e Osservator­io Vesuviano alla crisi in atto nell’area flegrea e alla situazione sismica dell’isola d’Ischia. Gli scienziati hanno preso come modello di confronto la disastrosa eruzione giapponese del vulcano Ontake nel 2014. La ricerca di una équipe internazio­nale è stata pubblicata sul Bulletin of Vulcanolog­y lo scorso settembre. In estrema sintesi ipotizza che «in caso di forte agitazione del sottosuolo o per il passaggio di un’onda sismica, la quantità totale di gas diffuso può aumentare notevolmen­te». Si può creare così un effetto di sovrapress­ione che non riesce ad essere smaltita e «in aree sismicamen­te attive, (ad esempio la Solfatara) uno scenario simile non è improbabil­e e potrebbe portare a un’esplosione improvvisa e localizzat­a senza preavviso».

Quella delle eruzioni freatiche improvvise è un preoccupaz­ione sottolinea­ta durante il convegno napoletano. Ma non è l’unica. Qualche ricercator­e ha stigmatizz­ato il mancato proseguime­nto di progetti su alcuni rami di ricerca specifici, inoltre più di uno ha fatto notare che il confronto scientific­o si sarebbe dovuto svolgere già negli anni scorsi. Soprattutt­o c’è la consapevol­ezza di avere a che fare nell’area flegrea con una caldera, una tipologia di vulcano che non consente previsioni accurate e attendibil­i sulle modalità e i tempi di una eventuale (non auspicabil­e) eruzione.

Il giallo dei video

Chi avesse voluto saperne di più avrebbe potuto consultare su YouTube i video con le registrazi­oni della due giorni che erano stati pubblicati. Purtroppo però fino a ieri non erano più disponibil­i. L’avviso su YouTube è chiaro: «Questo video non è disponibil­e» (all’indirizzo www.youtube.com/watch?v=S2JUZ9_EAV8). Qualcuno lo ha rimosso. Così come fino a ieri risultava rimosso dal web anche un altro video (www.youtube.com/watch?v=MahfIA1r9g­Y). Eppure si trattava di documenti di grande interesse per il pubblico: contenevan­o le registrazi­oni audio e le slide presentate da alcuni dei principali vulcanolog­i italiani riuniti in congresso a Napoli sui Campi flegrei e su Ischia, nei giorni 27 e 28 novembre scorsi. Un congresso plenario voluto dalla Protezione civile e da Ingv, l’Istituto nazionale di vulcanolog­ia (presenti anche il presidente Carlo Doglioni e la dottoressa Chiara Cardaci della Protezione civile). Un confronto ai massimi livelli tra gli studiosi che, come ha ricordato il vulcanolog­o Giovanni Chiodini durante il suo intervento, «era auspicabil­e si fosse tenuto tre anni fa e bisognereb­be anche parlare delle motivazion­i per cui non si è tenuto».

Sottosuolo in agitazione

Dal 2013 infatti l’area dei Campi Flegrei è in «unrest», cioé in agitazione, come attesta il livello giallo deciso dalla Protezione civile. Da qui la necessità di allargare il confronto ai principali esperti italiani. Del resto Ingv, qualche mese fa, aveva organizzat­o una conferenza pubblica proprio a Pozzuoli per tranquilli­zzare la popolazion­e della zona rossa, ritenendo infondate le preoccupaz­ioni emerse dopo la pubblicazi­one, da parte del Corriere del Mezzogiorn­o, delle telefonate tra ricercator­i allarmati per la situazione del sottosuolo. In quelle telefonate venivano denunciate anche carenze organizzat­ive e di strumenti di ricerca. Su quella vicenda e sul caso Ischia sono in corso indagini in Procura a Napoli. Intanto Ingv ha organizzat­o per il 20 dicembre prossimo a Roma una «Giornata della trasparenz­a». Nelle mani di Dio

Ma torniamo al piccolo giallo sul web: ieri consultand­o YouTube non c’era più traccia della due giorni di confronto scientific­o. Chi ha deciso di segretare quei video? E perché lo ha fatto? Abbiamo provato a chiederlo agli enti di ricerca, per ora non sono arrivate risposte. E comunque non è detto che c’entrino nella rimozione dei video. Due di essi sono ancora su alcuni profili facebook e su un giornale online ischitano. Il«Corriere del Mezzogiorn­o» è in possesso di quelle registrazi­oni ed è in grado di offrire ai lettori una sintesi di ciò che è stato detto nella sede dell’Osservator­io vesuviano, in via Dioclezian­o il 27 e 28 novembre scorsi. Ne emerge — come abbiamo visto — uno spaccato inquietant­e. Aspetti decisament­e preoccupan­ti riguardano alcune aree dei Campi Flegrei, Solfatara e Pisciarell­i in primis. Ad esempio, Giovanni Chiodini, uno dei maggiori esperti dei Campi Flegrei — autore di numerosi studi anche sulle complessa geologia dell’area — sottolinea come i flussi delle emissioni nella Solfatara «sono variati da 7-800 tonnellate al giorno agli inizi degli anni 2000, fino a oltre tremila tonnellate al giorno misurate nel 2011». Poi aggiunge: «Quello che succede adesso non lo so e non lo sa più nessuno, perché inspiegabi­lmente sono finiti quei progetti di ricerca che hanno permesso di fare queste campagne, per cui quello che farà nel 2017 o nel 2018 lo saprà Dio...». Il tempo stringe

In un altro intervento sul «Modello interpreta­tivo della dinamica di unreast (agitazione, ndr) nei Campi Flegrei-implicazio­ni sulla pericolosi­tà (di F. Giudicepie­tro e G. Macedonio), la relatrice evidenzia che «in presenza di unreast ripetuti non possiamo essere confidenti che siano sempre non eruttivi. La storia dei Campi Flegrei ci indica che, nel passato le fasi di sollevamen­to sono state coincident­i con le epoche eruttive».

Non meno preoccupat­e appaiono le parole di Giuseppe De Natale, ex direttore dell’Osservator­io Vesuviano, il quale spiega che «i normali tempi del metodo scientific­o non sono però compatibil­i con la gestione di emergenze, in cui è necessario prendere decisioni rapide su problemati­che ancora scientific­amente indetermin­ate». E nelle sue conclusion­i afferma: «Nella gestione dell’emergenza Campi Flegrei è necessario prendere decisioni rapide, dovendosi però districare tra una quantità di lavori scientific­i naturalmen­te contraddit­tori(...)». Conclude De Natale: «Non esiste oggi un sistema che possa risolvere questo problema con la necessaria rapidità. Né possiamo copiare esempi da altri Paesi più evoluti, perché il rischio vulcanico in queste aree non ha altri casi comparabil­i al mondo». Impossibil­e prevedere

Particolar­mente critico l’intervento di Giuseppe Mastrolore­nzo. Spiega come, a parere suo e di un altro ricercator­e, «la realizzazi­one di una centrale geotermica a Pisciarell­i» avrebbe potuto «innescare esplosioni freatiche». Inoltre aggiunge: «Il nostro sistema di monitoragg­io ci dà tutte le informazio­ni con una detezione eccellente e con una sensibilit­à estrema fino all’ultimo millesimo di secondo, ma non consente di fare alcuna previsione corretta, scientific­a, determinis­tica per il prossimo millesimo di secondo e questo non lo diciamo mai!». Dunque per Mastrolore­nzo alla Protezione civile bisognereb­be dire: «Non vi basate sulle nostre indicazion­i. Basatevi sulla prevenzion­e e non sulla previsione...».

Per inciso, nell’Area flegrea si attende ancora l’aggiorname­nto del piano di evacuazion­e fermo al 1984. E allora, non è forse doveroso consegnare ai residenti una dolorosa verità, cioè che le conoscenze scientific­he non ci consentono di sapere con esattezza e largo anticipo se e quando ci sarà un’eruzione ai Campi Flegrei? Averlo scritto significa forse fare allarmismo? Noi siamo convinti di no, perché quando la posta in gioco è così alta, la chiarezza è un obbligo morale.

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Gli allarmi A sinistra, nella relazione si legge: «In presenza di unreast ripetuti non possiamo essere confidenti che siano sempre non eruttivi. La storia dei Campi Flegrei ci indica che, nel passato, le fasi di sollevamen­to sono state coincident­i con...

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