Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Solfatara, evacuazion­e a tappe»

Il vulcanolog­o De Natale: adottiamo il modello della città di Kagoshima

- Di Roberto Russo

Un piano di evacuazion­e a tappe per Solfatara e Pisciarell­i, modello Kagoshima. Lo ipotizza lo studioso Giuseppe De Natale.

«Evacuazion­i progressiv­e sul modello giapponese». Giuseppe De Natale, vulcanolog­o, già direttore dell’Osservator­io Vesuviano, esprime su Facebook la sua opinione su come affrontare la crisi nei Campi Flegrei. Ovviamente non si tratta di una posizione ufficiale delle autorità perché — ribadiamol­o — siamo ancora a livello giallo (attenzione) e al momento non ci sono ipotesi ufficiali del genere. Tuttavia, la turbolenza dell’Area flegrea e la possibilit­à di eruzioni freatiche improvvise nelle aree Solfatara e via Pisciarell­i, inducono gli studiosi a interrogar­si sulla strategia migliore per il futuro.

Avremmo voluto intervista­re De Natale, ma lo scienziato, ma lo scienziato ha cortesemen­te declinato l’invito, spiegando che l’istituto non gli consente di rilasciare interviste senza autorizzaz­ione (in quel caso avrebbe rischiato un provvedime­nto disciplina­re come capitato in passato ad alcuni suoi colleghi).

Tuttavia quello che De Natale ritiene utile dal punto di vista scientific­o è scritto su un lungo post pubblicato sul suo profilo facebook.

Scrive De Natale: «Si parla molto dei Piani di emergenza e della crisi in atto ai Campi Flegrei. Come opinione personale, dettata dalla mia esperienza lavorativa, vorrei chiarire alcune cose al riguardo. Prima di tutto, spesso alcuni pensano che si vogliano tenere segreti i risultati delle ricerche scientific­he; come se gli specialist­i del settore sapessero tutto, ma per vari motivi non volessero diffondere questa conoscenza alla popolazion­e. Purtroppo non è così; sistemi estremamen­te complessi e non riproducib­ili in condizioni controllat­e sono molto difficili da interpreta­re in maniera determinis­tica. In parole povere — aggiunge —, è molto difficile prevedere l’evoluzione di una crisi vulcanica, e sicurament­e non è possibile farlo con certezza. Quando si tratta poi di caldere, che sono i vulcani meno conosciuti, l’incertezza è ancora più marcata. Per quanto riguarda quindi i piani di emergenza, questi devono naturalmen­te tener conto di queste incertezze intrinsech­e. Vorrei anche sgombrare il campo da ipotesi ‘complottis­te’ di ogni genere: tutti gli enti coinvolti, in primis la Protezione civile a tutti i livelli (nazionale, regionale, locale) fanno del loro meglio per affrontare questo problema molto arduo».

A giudizio dello studioso «il problema più grande, però, è che le nostre zone rosse contengono 700-800 mila persone. Questo vuol dire che un’evacuazion­e comporta dei disagi infiniti per la popolazion­e e dei costi economici stratosfer­ici. In poche parole, la decisione politica di evacuare, con costi e disagi immensi, deve essere presa pur sapendo che c’è un’altissima probabilit­à (probabilme­nte anche molto maggiore di quella contraria) che l’eruzione non avvenga. Questo è già successo, con l’evacuazion­e di Pozzuoli negli anni ‘80. In queste condizioni — argomenta —, una tale decisione ha un peso politico enorme, ed è lecito chiedersi se chi dovrà prenderla non si lascerà ‘tentare’ dall’attendere risposte più certe (finché i segnali precursori aumentino ancora in maniera cospicua, o rientrino); con il rischio ovviamente che l’eruzione avvenga all’improvviso prima che si riesca ad evacuare». Come si quadra il cerchio?

«Un approccio diverso — scrive ancora De Natale —, e a mio avviso interessan­te, ci fu spiegato dal professor Masato Iguchi, Direttore dell’Osservator­io del Sakurajima, quando visitò l’Osservator­io Vesuviano, invitato da me che ne ero il direttore, nell’ottobre 2015. Il Sakurajima è un vulcano vicinissim­o alla città di Kagoshima, nel Sud del Giappone, che vista dall’alto con il suo vulcano è incredibil­mente somigliant­e a Napoli con il Vesuvio. Kagoshima con i suoi dintorni contiene circa 900.000 abitanti, esposti al rischio vulcanico del Sakurajima, parte di una grande caldera di nome Aira e vicina ad altre più piccole (analoga quindi lla nostra situazione tra Vesuvio, Campi Flegrei ed Ischia)».

Cosa è stato deciso in Giappone? «I piani di emergenza da loro prevedevan­o una serie di livelli (più o meno come i nostri) in cui però, partendo da un certo livello, si iniziava ad evacuare la popolazion­e in un piccolo raggio intorno alla probabile bocca eruttiva; e ad ogni livello successivo, aumentava progressiv­amente il raggio dell’area da evacuare. In questo modo, si rende l’evacuazion­e progressiv­a, a partire da un certo livello ed ampliando la zona evacuata man mano che i segnali precursori divengono più chiari e più critici. Forse, un tale approccio potrebbe essere ancor più appropriat­o nelle nostre aree. Insomma, credo che questo modello sia da studiare, ed eventualme­nte in futuro adottare anche da noi».

Ma quali sono le zone più esposte a rischio nei Campi Flegrei? «La risposta — chiarisce De Natale — è a mio avviso semplice: oggi tutti gli indicatori puntano, come zona più a rischio, quella di Solfatara-Pisciarell­i; pertanto, probabilme­nte un piano simile prevedereb­be ad esempio l’evacuazion­e dell’area Solfatara-Pisciarell­i-Agnano. Se non altro, perché oggi molte ricerche evidenzian­o il problema di possibili esplosioni freatiche in zona».

Intanto, sulla vicenda dei video della tre giorni scientific­a su Campi Flegrei e Ischia prima pubblicati su YouTube e poi rimossi, (riportata venerdì scorso dal Corriere del Mezzogiorn­o), ieri è intervenut­o l’Istituto nazionale di geofisica e Vulcanolog­ia. Con una nota Ingv ha sottolinea­to che «l’inc0ntro è stato trasmesso in diretta streaming a tutto il personale Ingv, ma proprio per il carattere interno e particolar­mente tecnico della discussion­e scientific­a non ne era prevista la diffusione all’esterno». E sulla crisi in atto: «Non sono emerse indicazion­i di allarme imminente, ma tantomeno è stato possibile rassicurar­e sull’inesistenz­a del pericolo». De Natale però su Fb commenta: «Confermo che le riprese e i video li ha fatti e pubblicati Ingv».

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 ??  ?? Proposta Giuseppe De Natale, vulcanolog­o Ingv, già direttore dell’Osservator­io Vesuviano Sopra: la Solfatara prima della chiusura al pubblico
Proposta Giuseppe De Natale, vulcanolog­o Ingv, già direttore dell’Osservator­io Vesuviano Sopra: la Solfatara prima della chiusura al pubblico

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