Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La baby gang accerchia l’esercito
Il ministro Orlando: a Napoli situazione grave. Oggi vertice con Minniti. Intanto altre due aggressioni
Una notte sul lungomare: così il branco picchia tre ragazzini. Urla contro i militari, che non possono intervenire
Una baby gang accerchia i militari dell’esercito sul lungomare di Napoli dopo aver tentato di picchiare tre ragazzi «rei» di un complimento a una ragazzina. Un video del Corriere testimonia tutto. Il gruppetto degli aggressori ha urlato contro i soldati che non potevano intervenire. Intanto, altri due episodi di violenza in città. Uno davanti alla metro del Policlinico. Oggi arriva il ministro Minniti.
Personaggio in ascesa e decisamente diverso della terza stagione di «Gomorra», Loris De Luna alias Valerio veste i panni del giovane maledetto della «Napoli-bene», del figlio di papà attratto dalla malavita. «La mia esperienza in Gomorra è stata la più importante, il primo grosso progetto in tv dopo una puntata accanto a Gassmann ne “I Bastardi”» dice il 25enne di Battipaglia ma formato a Roma, cresciuto col teatro di prosa e la danza. «La fortuna più grande è stata quella di lavorare con Comencini Cupellini e Sollima insieme, interagire con ben tre registi molto diversi è un’esperienza formativa unica tanto più perché si lavora su temi forti, Gomorra non è certo una sit com».
Pensi che la serie possa influenzare negativamente fasce di popolazione giovanile o già le baby gang che si divertono a massacrare coetanei più spesso?
«Allora dovrebbe essere bandita tutta una filmografia del male criminale. Certamente in Gomorra regna il male, è palese, ogni personaggio esprime una sua malvagità peculiare e si tratta di personaggi estremamente negativi dunque lungi dall’essere esempi, eroi, sono rappresentati in tutta la loro miseria, il mio fa eccezione solo perché ha possibilità di studiare, non proviene da un mondo penalizzante, ma il tema della serie è sempre stato come il male può albergare in chiunque, ora Valerio non è raccontato nei dettagli, non si conosce il suo back ground e fa strano vedere un ragazzo che ha avuto tutto dalla vita che va in quella direzione, ma magari non avendo mai conquistato nulla per davvero ha seri problemi di comprensione del mondo e chi vorrebbe essere come lui?».
E cosa ti dicono per strada?
«Per fortuna anche i ragazzini riescono a distinguere l’attore dal personaggio, certo mi chiamano “Valerio” ma mi dicono “mi sei piaciuto sei bravo” eppure “sei davvero un pezzo di me... quanto di peggio possa esserci”, la maggior parte della gente la comprende la finzione, insomma un buon riscontro si accompagna con l’odio o il ribrezzo per ciò che capita al mio personaggio».
Più d’uno sostiene però che questa rappresentazione del male, specialmente in ragazzi che non hanno nulla da perdere e fanno difficoltà ad indovinare un futuro, fornisca una mitologia spicciola cotta e mangiata. Altri ritengono solo che la serie esalti chi già fa le “stese”.
«Io non sono un sociologo ma immagino siano sempre rischiose queste dinamiche di capovolgimento di senso, la serie osserva la realtà e cerca di raccontarla, inragazze
vertendo il processo abbiamo invece persone che emulano qualcosa che viene raccontato sullo schermo, penso che sia sbagliato proprio l’approccio, in casi estremi il vero problema non è quello che la serie tv o il cinema rappresentano, ma sono gli strumenti necessari per comprendere e decodificare qualsiasi racconto sulla violenza e possono darteli le famiglie o la scuola. E’ di tipo formativo il primo grande ostacolo ad una crescita sana, manca una robusta educazione, molti ragazzi non leggono, non vedono, non sono in grado di capire e decodificare».
Non si faciliterebbe il messaggio della serie inserendo personaggi positivi?
«Gomorra è lo schifo e l’autodistruzione di queste vite. Ne ha davvero bisogno?».
Il tuo “chiattillo” però nella malavita intanto cresce, almeno è ancora vivo.
«Non ho ricevuto ancora i copioni ma non mi fermo con Gomorra, sarò al Bellini col mio primo progetto da regista e coreografo dal 19 aprile, “Gli amabili resti”, una piece per cinque performer, da Eschilo. Un altro mondo, alternanza importante».