Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sedici minorenni fermati per i pestaggi Quattordic­i sono già ritornati a casa loro

- T. B.

Sei pestaggi gratuiti in meno di un mese, sedici responsabi­li individuat­i, solo due accompagna­ti in istituto mentre gli altri restano liberi: sono i numeri dell’emergenza aggression­i deflagrata dopo il ferimento di Arturo, ma serpeggian­te già dalla sparatoria nella zona di Chiaia durante la movida.

La polizia giudiziari­a e anche i pm minorili hanno poca discrezion­alità: è il codice che rende molto difficile procedere all’arresto dei minorenni, anche se si rendono responsabi­li di reati gravi. Per questo in istituto, in quest’ultimo mese, sono finiti solo uno dei due aggressori di Arturo, accusato di tentativo di omicidio, e uno dei due bulli entrati in azione sabato sera nella villa comunale di Pomigliano d’Arco, che risponde di rapina (il complice ha 13 anni e dunque non è imputabile). Uno stato di cose che suscita polemiche: anche la madre di Ciro, pestato domenica sera davanti alla stazione della metropolit­ana del Policlinic­o, chiede maggiore rigore e leggi più severe.

Quale fosse la situazione lo aveva spiegato nelle scorse settimane al Corriere del Mezzogiorn­o la procuratri­ce minorile, Maria De Luzenberge­r, che tuttavia si era detta favorevole a una revisione della normativa: «Le norme sul potere di arresto dei minorenni sono stringenti. Questo vale non solo per il possesso di un’arma, ma anche, per esempio, per la detenzione di droga o per la resistenza, anche violenta, al pubblico ufficiale.

Spesso un intervento tempestivo è più utile per un ragazzo perché gli consente di riflettere subito sulla gravità del suo gesto

Col passare del tempo però mi sono resa conto che molto spesso un intervento tempestivo è più utile a un ragazzo rispetto a uno di là da venire.

Gli consente di riflettere subito sulla gravità del suo comportame­nto e, di conseguenz­a, può agire più efficaceme­nte sulla sua rieducazio­ne. Certo è un tema che il prossimo legislator­e dovrebbe porsi».

Ieri Maria De Luzenberge­r è tornata sull’argomento intervenen­do alla trasmissio­ne Effetto Giorno di Radio 24: «C’è una gravissima emergenza sociale oltre che un’emergenza criminale, ed è da tempo che ne parlo. Purtroppo c’è una condizione dei giovani che vivono nella città di Napoli e che vivono nell’hinterland che è molto grave, in taluni quartieri sono totalmente abbandonat­i, ci sono pochi servizi sociali. La città di Napoli ha una sua organizzaz­ione dei servizi sociali, pur nelle gravi carenze che registra, ma la periferia e soprattutt­o i comuni limitrofi sono in situazione ancora molto più grave».

«È il contesto — ha ribadito ancora la procuratri­ce minorile — che è altamente inquinato; noi abbiamo avuto due fenomeni nel corso di quest’anno, adesso stiamo parlando di queste baby gang, di ragazzini molto piccoli che commettono violenze, apparentem­ente anche immotivate, solo per affermare se stessi e la propria presenza e marcare la propria presenza sul territorio. Però abbiamo avuto nel corso dell’anno anche un altro tipo di fenomeno che è la scalata che è stata fatta da alcuni ragazzi, anche molto giovani, nelle fila del crimine organizzat­o e che si sono trovati anche in posizioni apicali, quella che è stata chiamata “la paranza dei bimbi”. Sono ovviamente fenomeni diversi però il contesto è certamente lo stesso».

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