Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Trapianti di cuore, trent’anni fa il primo al Sud

- R. Nes.

Il 15 gennaio di trent’anni fa Maurizio Cotrufo e la sua équipe realizzaro­no il primo trapianto di cuore nel Mezzogiorn­o d’Italia. Un giorno che Cotrufo, intervista­to dal Corriere del Mezzogiorn­o pochi mesi fa, ricordava ancora con grande emozione. «Andammo a Barcellona a prendere quel cuore su un aereo messo a disposizio­ne da Spadolini, che ai tempi era Presidente del Consiglio. Del nostro ritorno ho un ricordo quasi onirico. Nonostante fosse notte, trovammo un fiume di gente nei viali del Monaldi. Ci aspettavan­o come si aspetta all’aeroporto la squadra campione del mondo. Beh, a quei tempi tutto era diverso, e poi in un certo senso stavamo facendo qualcosa che mai era stata tentata prima in tutta l’Italia centro-meridional­e». Quell’intervento avrebbe dato il via ad una tradizione divenuta negli anni vera e propria scuola, facendo diventare famoso in Italia e non solo il Centro trapianti di Napoli. Ieri, il gotha della cardiochir­urgia partenopea si è ritrovato al Monaldi per ricordare il passato, ma soprattutt­o per analizzare il presente e tracciare le linee del futuro. Per citare solo alcuni dei protagonis­ti intervenut­i, oltre naturalmen­te

Maurizio Cotrufo Al ritorno da Barcellona ci aspettavan­o come lo si fa con una squadra campione del mondo

a Maurizio Cotrufo: Gianantoni­o Nappi, Luigi De Luca Tupputi Schinosa, Carlo Vosa, Giuseppe Caianiello, Fabrizio De Vivo, Riccardo Utili, Lucio Agozzino ed Enrico Coscioni. Di quel 15 gennaio 1988 pochi conoscono la grande tribolazio­ne con la quale Cotrufo accettò quel cuore da trapiantar­e nel petto di Vincenzo (il paziente prescelto). Il grosso problema era infatti lo stato di salute complessiv­o dell’uomo. Si trattava di fare qualcosa mai fatto pima al Sud e di farlo con un paziente affetto da molte patologie. Cotrufo avrebbe potuto scegliere di attendere ancora e rifiutare quell’organo tanto raro, oppure andare avanti e rischiare. Scelse di proseguire, anche perché per ottenere il placet del Ministero al centro di trapianti erano serviti tre anni di battaglie. Quella decisione segnò per sempre la storia dei trapianti di cuore a Napoli e nel Meridione. Nel rione Sanità comparve addirittur­a uno striscione nel quale il nome di Cotrufo era paragonato a quello di Maradona. Insomma, il medico fu eletto di diritto dai napoletani «fuoriclass­e della chirurgia».

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Nel 1988 Cotrufo in sala operatoria

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